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“Come Uccidono le Brave Ragazze”: la recensione del libro mistery di Holly Jackson


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La recensione di “Come Uccidono le Brave Ragazze” arriva, puntuale come un orologio, a ricordarci che il mondo degli YA ha ancora tantissimo da offrire!

E a dimostrare che perfino il lettore più adulto e smaliziato può leggere un classico “whodunnit” in versione teenager e divertirsi come un pazzo.. a patto che la storia risulti orchestrata a dovere.

Come in questo caso.

In effetti, il primo volume della trilogia crime di Holly Jackson offre una vera e propria girandola di colpi di scena, personaggi ambigui e complicazioni al cardiopalma.

L’elemento che colpisce più di tutti, però?

La costruzione dell’eroina di “Come Uccidono le Brave Ragazze”.

Un meraviglioso personaggio femminile, capace di aggiudicarsi in breve tempo il cuore di qualsiasi lettore.

Il suo nome è Pippa Fitz-Amobi: la briosa, tenace detective dilattante che è un po’ Hermione Granger, un po’ Temperance Brennan, un po’ ognuno di noi


La trama

A Fairview, tutti conoscono la storia.

Andie Bell era bella e popolare, e poi è stata assassinata dal suo fidanzato. Un ragazzo di nome Sal Singh che, subito dopo il crimine, si è tolto la vita in preda a un attacco di sensi di colpi.

Per anni, è stato l’unico argomento di cui chiunque, in città, riuscisse a parlare. E, cinque anni più tardi, Pip riesce ancora a intravedere i segni delle cicatrici che quell’infame tragedia ha lasciato sul volto della sua comunità.

Eppure, Pip non riesce a scuotersi di dosso la sensazione che quel giorno sia accaduto qualcosa di più.

Da bambina, Pip conosceva Sal, e lo reputava un ragazzo gentile, buono e affidabile, incapace di far del male perfino a una mosca.

Com’è possibile, allora, che Sal fosse anche un efferato assassino?

Adesso che è giunta all’ultimo anno di liceo, Pip decide di riesaminare il caso e sfruttare le sue indagini per compilare il progetto scolastico speciale che le permetterà, con ogni probabilità, di diplomarsi in grande stile.

All’inizio, il suo obiettivo è semplicemente quello di gettare un seme di dubbio sulla sequenza dei fatti che gli inquirenti hanno ricostruito in relazione all’omicidio di Andy.

Ma, a poco a poco, una scia di segreti comincia a venire alla luce; verità insospettabili, che potrebbero riuscire a scagionare davvero il giovane accusato.

Sal avrebbe potuto essere innocente

Pip non fa in tempo a pensare questa frase, che la linea che divide il passato dal presente inizia piano piano a sfumare.

Perché qualcuno, a Fairview, farebbe qualsiasi cosa per evitare che Pip continui a ficcanasare a caccia di risposte… e, adesso, la sua stessa vita potrebbe essere in pericolo.


“Come Uccidono le Brave Ragazze”: la recensione

Come dicevo, uno degli aspetti del romanzo di Holly Jackson che ho apprezzato di più ha a che fare con il rinfrancante atteggiamento di Pip nei confronti di tutta l’indagine: vale a dire, la tendenza a reagire con un rassicurante, energico, condivisibilissimo «No Bullshit» al cospetto di ogni tipica “distrazione” da storia young adult.

Se in questi giorni ti è capitato di fare un’occhiata alla serie tv “The Midnight Club” su Netflix, probabilmente avrai già intuito di cosa sto parlando. Ritmo annacquato, giovani amori tragici pronti a sbocciare a casaccio, una sgradevole tendenza a sminuire la complessità delle personalità individuali, per cercare di dar lustro a questa o quell’altra tematica altamente educativa…

In poche parole, un autentico strazio!

Sono lieta di farti sapere che, nel thriller della Jackson, non troverai all’opera nessuno di questi limiti.

Al contrario: l’intreccio di “Come Uccidono le Brave Ragazze” è un meccanismo serratissimo, implacabile e pronto a fagocitare il lettore.

Per come la vedo io, i vari espedienti della Jackson funzionano soprattutto perché:

a) L’autrice riesce a pianificare la sua trama alla perfezione, riadattando tutti gli elementi tipici del genere secondo una ricetta altamente personale e, soprattutto, centrando in pieno tutti i momenti-chiave della narrazione (il “midpoint” di questo romanzo, ad esempio, è una vera e propria forza della natura, ragazzi!)

b) In nessun momento della narrazione, le (poche) concessioni al romance, o quelle (leggermente più numerose) legate al sottogenere “interno” del romanzo (la storia di formazione), arrivano a distogliere l’attenzione del lettore da ciò che conta davvero: vale a dire, nell’ottica di un romanzo giallo, l’enigma, l’intrigo, le false piste, la componente psicologica.


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“Nona the Ninth”: la recensione del libro fantasy di Tamsyn Muir


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La recensione di “Nona the Ninth” arriva sul blog dopo una settimana di latitanza da questi schermi. Per amor di cronaca, dal mio punto di vista si è trattato di sette giorni di malori, febbre alta ed emicranie spaventose.

Ma, se non altro, il tempo trascorso a letto mi ha dato l’opportunità di riflettere a fondo sul nuovo romanzo di Tamsyn Muir, terzo volume della rivoluzionaria saga “The Locked Tomb”.

Perciò, dopo tanto ponderare, e persino a prescindere dal viscerale pugno emozionale che questo libro è in grado di sferrare, adesso posso finalmente confermarlo in via ufficiale: “Nona the Ninth” è uno dei migliori libri fantasy del 2022, se non il migliore in assoluto…


La trama

Nona ama la sua vita. Anche se, tecnicamente parlando, la sua vita è cominciata soltanto sei mesi fa.

La sua città è sotto assedio. Una gigantesca sfera di luce azzurra minaccia l’orizzonte. E, quel che è peggio, a quanto pare i necromanti delle Nove Case sono sul punto di tornare.

Eppure, nulla di tutto questo riesce a scalfire la tranquilla serenità domestica di Nona: i giorni di scuola con la sua “gang” di amici squinternati, le sue nuotatine notturne, le passeggiate con il cagnolino Noodle, le serate di giochi e lezioni con i suoi tutori speciali (Camilla, Pyrrha e Palamede)…

Almeno, fino a quando le navi dell’Imperatore Immortale non arrivano cingere d’assedio la città, costringendo le forze ribelli del Sangue dell’Eden a imbastire una contromossa. Un piano che potrebbe anche – a sua insaputa – coinvolgere Nona.

Perché Nona potrebbe anche sembrare una ragazzina come le altre. Eppure, sei mesi fa, la nostra eroina si è svegliata nel corpo di una perfetta sconosciuta e adesso sa che, al di là di ogni dubbio, verrà il giorno in cui sarà costretta a restituire ciò che ha preso.

Nona ama la sua vita e le persone che ne fanno parte. Se potesse scegliere, non li lascerebbe andare mai e poi mai.

Ma nulla di buono dura per sempre.

E così, ogni notte, Nona sogna una donna con un teschio dipinto sul viso



“Nona the Ninth”: la recensione

Prima di cominciare, un piccolo avvertimento: non è possibile scrivere una recensione di “Nona the Ninth” senza includere qualche microscopico spoiler inerente ai precedenti capitoli della saga, “Gideon the Ninth” e “Harrow the Ninth”.

Ovviamente, sarà un articolo totalmente spoiler-free dal punto di vista del terzo volume; perciò, se sei in pari con la pubblicazione italiana, leggi pure il resto del post senza temere alcun male.

Prima di tutto, i punti fondamentali.

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“My Best Friend’s Exorcism”: la recensione del libro horror di Grady Hendrix


my best friend's exorcism recensione - grady hendrix

In America, i lettori appassionati di horror sanno che “My Best Friend’s Exorcism” di Grady Hendrix è un imperdibile classico moderno del genere.

La più divertente, folle, epica, commovente commedia dark sugli esorcismi che sia mai stata scritta!

Ne avevo sentito parlare spesso, ma, per un motivo o per un altro, mi ero sempre ritrovata a rimandare il momento della lettura. Almeno fino a quando non saputo del suo omonimo adattamento cinematografico, e dell’ imminente sbarco della pellicola sul servizio streaming Amazon Prime Video.

È stato allora che ho capito: era finalmente arrivato il momento di recuperare il romanzo.

E alla buon’ora, ragazzi!

La verità?

Non sapevo cosa mi stavo perdendo…


La trama

È il 1988.

Abby e Gretchen hanno appena cominciato il secondo anno di liceo. Sono migliori amiche sin dai tempi delle elementari, abituate a fare insieme qualsiasi cosa e ad essere l’una il punto di riferimento dell’altra.

Ma una sera, durante un festino finito male, Gretchen si perde nella foresta e rimane dispersa per una notte intera.

Quando torna indietro, l’amica di Abby sembra… diversa. Strana. Irritabile. Imprevedibile.

E, presto, una serie di sinistri incidenti comincia a verificarsi ovunque Gretchen si avvicini.

Abby comincia a indagare, ma l’unica risposta sensata ai suoi tormenti sembra essere quella più inverosimile.

Gretchen non è più se stessa. Gretchen vuole fare del male alla gente. Gretchen è un’altra persona.

Gretchen è… posseduta dal diavolo?!


“My Best Friend’s Exorcism”: la recensione

Chi è convinto che l’amore romantico sia l’unico degno di essere celebrato, l’unico in grado di dare un senso a questa nostra tetra, strana e grigia vita…

Bè, diciamoci la verità: non ha davvero capito una cippa di come funzionano le cose, dico bene?

“My Best Friend’s Exorcism” racconta una delle più belle storie d’amore di cui abbia mai letto.

Solo che:

a) il libro di Grady Hendrix è un horror e, come tale, in grado di farti accapponare la pelle nei momenti più impensati;

b) le protagoniste, Abby e Gretchen, non sono innamorate, nel senso romantico e “fisico” del termine. Sono amiche del cuore. Anime gemelle. Semplicemente la persona più importante, l’una nella vita dell’altra.

Almeno fino a quando non arriva Satana a metterci lo zampino.

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Come (non) scrivere un personaggio femminile: 9 devastanti stereotipi che potrebbero distruggere il tuo lavoro


Come puoi creare un personaggio femminile accattivante, vivace e ricco di sfumature?

In un mondo ideale, la risposta sarebbe scontata: seguendo lo stesso, identico procedimento che useresti per creare un personaggio maschile accattivante, vivace e ricco di sfumature!

Vale a dire liberandoti da ogni preconcetto, buttando dalla finestra ogni idea stereotipata e provando a calarti nei panni di un’altra persona, a prescindere da quanto tu possa sentirla lontana o “diversa” da te.

Da un punto di vista pratico, ovviamente, questo si traduce nella necessità di assegnare al tuo personaggio femminile:

  • un oggetto del desiderio (che non sia il tuo protagonista maschile, per amor di Dio!) e un oggetto del bisogno (idem come sopra);
  • una complessa vita interiore e una “ferita” emotiva su cui far leva nel corso della narrazione;
  • un’identità e una serie di complesse relazioni con i personaggi che la circondano.

Tutto abbastanza ovvio, no?

Lo ribadisco: soltanto in teoria, a quanto pare!

Perché la verità è che ormai ho letto abbastanza manoscritti – e romanzi pubblicati – da sapere che quello dei personaggi femminili è ANCORA un tasto dolente per molti autori.

Nell’articolo di oggi, riassumerò i nove peggiori stereotipi a cui uno scrittore possa ricorrere durante il processo di ideazione di un personaggio femminile.

Non importa che si tratti della tua protagonista, della madre dell’eroe, del love interest o di una matrona di passaggio: se hai inserito un personaggio femminile all’interno del tuo romanzo, ricorda solo di tenerti il più lontano possibile dai fastidiosi cliché che sto per elencarti…


1. La “Sexy Lamp”

Lois Lane nel film “Man of Steel”

Questo termine è stato coniato per la prima volta da Kelly Sue DeConnick (fumettista americana nota soprattutto per la sua leggendaria run di “Captain Marvel”).

In occasione di un panel all’Emerald City Comic Con, la DeConnick ha avuto modo di esprimere il proprio disappunto nei confronti del trope del cosiddetto “Personaggio Femminile Forte”.

A suo avviso, infatti, molte opere che ne fanno uso si limitano a presentare una forza di facciata (una sorta di “copertura”), quando, di fatto, al suddetto personaggio femminile viene sottratta ogni effettiva capacità di agire e influenzare la trama per mezzo delle sue azioni.

Quando l’autore si limita, cioè, a usare la co-protagonista femminile alla stregua di un semplice accessorio di scena.

Secondo la DeConnick, infatti, perfino il famosissimo test di Bechdel è uno strumento troppo debole, incapace di determinare il reale livello di sessismo contenuto in una storia.

Il risvolto buffo? L’autrice propone di impiegare, al suo posto, il cosiddetto “test della Lampada Sexy”:

«Se puoi eliminare il tuo personaggio femminile e sostituirlo con una lampada sexy, vuol dire una cosa sola: SEI UN DANNATO SCRITTORUCOLO!»

Kelly Sue DeConnick

Parole forti, lo so, ma ancora… necessarie.

Per la serie: NON pensare che basti creare una bambolina da affiancare al tuo protagonista maschile, per soddisfare il concetto di rappresentanza femminile.

Non importa se la bambolina in questione può millantare fenomenali poteri cosmici, praticare dieci tipi di arti marziali diversi, o se racchiude in sé il potenziale per mettere al mondo il prossimo salvatore dell’universo.

Se non le permetti di FARE niente, se il suo ruolo non può dirsi indistricabilmente legato allo sviluppo del plot, se la sua presenza in scena serve soltanto a dimostrare quanto incredibilmente cool e attraente stia diventando il tuo eroe maschile…

Rimpiazzala direttamente con un accessorio da ufficio. Lampada, sedia o scrivania: non fa differenza.

Ma lascia fuori le donne da questa storia.

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“Prey”: la recensione del film di Dan Trachtenberg su Disney+


prey recensione - film disney +

Con un paio di giorni di ritardo sulla tabella di marcia, ecco arrivare la recensione di “Prey”, il nuovo film della saga “Predator” targato Disney+.

Devo ammettere che la pellicola di Dan Trachtenberg – già regista del sorprendente “10 Cloverfield Lane” – si è rivelata una piacevolissima sorpresa.

Fra i numerosi punti di forza, in relazione allo sviluppo della movimentatissima trama, si distinguono a mio avviso soprattutto il “restyling” di uno dei villain più classici della storia del cinema, un’ambientazione mozzafiato, un ritmo che non perdona e l’introduzione di una nuova, grintosa eroina


La trama

Naru (Amber Midthunder) è una giovane guerriera della Nazione Comanche.

Suo fratello è il più esperto e rispettato cacciatore del villaggio. Il ragazzo è sinceramente affezionato alla sorella, ma dubita seriamente che Naru possa tenere il passo e dimostrarsi un’utile risorsa per la sua cerchia di cacciatori.

In effetti Naru, per quanto sveglia e coraggiosa, sembrerebbe quasi più adatta al ruolo di guaritrice

Eppure Naru non ha alcuna intenzione di arrendersi. Il suo obiettivo? Oltrepassare i propri limiti e assumere le redini del suo destino.

E così, non appena comincia a sospettare la presenza di un nuovo predatore, un feroce assassino che si aggira macellando animali nel bosco, la giovane donna decide di mettersi in marcia per provare – a se stessa e agli altri – il proprio valore come donna e come cacciatrice.


“Prey”: la recensione

Secondo Dan Trachtenberg, i vecchi film della serie “Predator” non sono mai riusciti ad azzeccare il modo di muoversi e porsi dell’alieno invasore.

«La cosa che volevo davvero fare», riporta Everyeye, «era, da un lato, andare incontro alla famosa armatura di Predator – che adoro – ma, dall’altro, allontanarmi da ciò che era stato fatto prima, perché mi ha sempre dato l’impressione di una tuta indossata da un uomo normale».

In effetti, stavolta il mostro di “Prey” assomiglia molto di più alla creatura selvaggia e brutale dei nostri incubi. Uno scaltro predatore, abituato a trovarsi in cima alla catena alimentare e sempre pronto a sbarazzarsi della competizione.

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“Shining Girls” (recensione): sci-fi e omicidi seriali nella miniserie ispirata al libro di Lauren Beukes


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Shining Girls” è una miniserie televisiva in 8 episodi ispirata all’omonimo (e sottovalutatissimo) romanzo thriller/sci-fi di Lauren Beukes.

Ritengo lo show della Apple un adattamento particolarmente riuscito e intrigante, dal momento che la sceneggiatura risolve in maniera brillante la lunga serie di problematiche legate alla caotica struttura del libro.

La miniserie, infatti, riesce a trasformare l’irresistibile high concept alla base del plot in una fonte pressoché inesauribile di conflitti, tensione e colpi di scena.

Eliminando la mezza dozzina di sottotrame escogitate dalla Beukes, la serie si lascia quindi alle spalle digressioni e linee temporali incentrate su personaggi secondari di scarsa rilevanza per focalizzare l’attenzione su ciò che fa funzionare la storia per davvero: l’arco di rinascita della protagonista, e il suo scontro all’ultimo sangue con il villain


La trama

Qualche anno fa, Kirby (Elisabeth Moss) ha subito un’aggressione, e da allora non è più stata la stessa.

Uno squilibrato l’ha attaccata mentre portava a spasso il cane, aprendole uno squarcio nel petto e lasciandola lì a dissanguarsi.

Ma Kirby non è morta. È sopravvissuta, ha cercato di rimettere insieme i pezzi ed è diventata l’assistente agli archivi di una prestigiosa testa giornalistica.

Il suo sogno di diventare reporter sembra volato fuori dalla finestra, però. Soprattutto perché, ormai, la mente di Kirby non sembra più così affidabile

Problemi di memoria, alterazioni della percezione, incapacità di riconoscere determinati luoghi e persone… Si tratta solo delle conseguenze di un danno cerebrale?

O la storia che si nasconde dietro il suo attacco ha radici molto più profonde, misteriose e incredibili di così?

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“Ms Marvel” (recensione): comunità, identità e buoni sentimenti nella nuova serie Disney+


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La mia recensione di “Ms Marvel” non può che iniziare con un piccolo aneddoto di natura personale.

Devi sapere che Kamala Khan è il personaggio che mi ha introdotto alla lettura dei Marvel Comics. Da questo punto di vista, quindi, la serie di G. Willow Wilson è stata importantissima per me!

Con le sue tonalità frizzanti e le sue coloratissime atmosfere urbane, le avventure di Kamala sono riuscite a conquistarmi fin dai primissimi numeri, trasmettendomi peraltro la motivazione e il “coraggio” necessario ad addentrarmi sempre più nel caotico labirinto dei fumetti Marvel!

Perciò, non faticherai a comprendere le altissime aspettative che nutrivo nei confronti di questo adattamento televisivo targato Disney+.

Una fiducia che è stata, in gran parte, ripagata dall’effervescente interpretazione della vulcanica Iman Vellani, nonché da una gloriosa, irresistibile, caleidoscopica messa in scena


La trama

Kamala è un’adolescente del New Jersey che ama i supereroi oltre ogni immaginazione.

Il suo idolo assoluto è Carol Davenrs, alias Captain Marvel: l’Avenger più forte del pianeta, nonché “ultima arrivata” all’interno della squadra dei difensori della Terra.

I genitori di Kamala, una coppia di immigrati pakistani, non vedono di buon occhio l’adorazione della figlia per questo mondo di costumi, lustrini, superpoteri e imprese spericolate.

Preferirebbero di gran lunga che Kamala si concentrasse sulle cose “importanti”: la scuola, l’imminente matrimonio di suo fratello maggiore, la comunità. Tutto ciò che, in qualità di genitori , si sentono in grado di comprendere e condividere con Kamala.

Perciò, in occasione dell’attesissimo evento AvengerCon, i due impongono alla ragazza di restare a casa.

Ma Kamala ha lavorato troppo sul suo adorato cosplay di Captain Marvel, per accettare un “no” come risposta: in compagnia dell’inseparabile amico Bruno (Matt Lintz), escogita quindi un piano “geniale” per sgattaiolare via in segreto.

A partire da questa decisione, una serie di eventi imprevedibili le porterà in dono un nuovo superpotere, un’esplosione di rivelazioni sulla storia della sua famiglia, e una pericolosa macchinazione ultraterrena da sventare…


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“L’Assistente di Volo” (recensione): la seconda stagione della spy story che rovescia tutte le carte in tavola

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Nel 2021, la prima stagione de “L’Assistente di Volo: The Flight Attendant” era riuscita a stupirci, regalandoci otto episodi avvincenti, adrenalinici e ricchi di emozioni. Quest’anno, la serie è tornata sui nostri schermi, in forma smagliante e pronta per il bis!

Per quanto mi riguarda, la spy story con Kaley Cuoco si è confermata una delle sorprese più gradite ed elettrizzanti delle ultime annate televisive.

Non nego di aver temuto, per questo show, una sorta di parabola discendente in stile “Killing Eve”: un tristissimo scivolone dalle stelle alla stalle!

Dopotutto, le due serie hanno in comune parecchie cose: non da ultimo, il fatto di essere state ispirate da libri mediocri, l’originalità del punto di vista femminile e il taglio tragico-comico della narrazione.

Fortunatamente, però, in questo caso lo sceneggiatore originario Steve Yockey e il suo team di collaudati autori sono riusciti a tenersi strette le redini del progetto, e ad approfittare dell’occasione per lavorare in maniera magistrale sul personaggio di Cassie!

Il risultato? Una seconda stagione pienamente all’altezza delle sue premesse, entusiasmante, commovente e ricca di colpi di scena al cardiopalma


La trama

Dopo essersi ritrovata al centro di un intrigo internazionale ed essere sopravvissuta per raccontarlo, Cassie (Kaley Cuoco) ha deciso ufficialmente di voltare pagina.

Perciò, per lei niente più notti brave nei rumorosi locali delle principali capitali del mondo. Niente più scappatelle. Niente più guai.

Al loro posto, una nuova città, un nuovo fidanzato, una nuova vita… e, soprattutto, un’assidua frequentazione delle riunioni dell’Alcolisti Anonimi di Los Angeles.

Tuttavia, Cassie ha scelto di non rinunciare al proprio ruolo di “collaboratrice civile” della CIA. Così, fra un volo e l’altro previsto dalla compagnia, la donna continua a pedinare sospettati, scambiare buste equivoche e consegnare importanti messaggi per conto dei servizi segreti.

Ed è proprio nel corso di una di queste pericolose missioni che la nostra eroina assiste a un terribile omicidio.

La prima sospettata?

Una misteriosa bionda che, guarda caso, le somiglia in maniera inquietante… e che sembra determinata a incastrare Cassie a qualsiasi costo!

Riuscirà la nostra assistente di volo a scagionarsi dalle accuse o, stavolta, nessuno sarà disposto a credere alle sue pretese di sanità mentale?

Ma soprattutto…

Quanto tempo impiegherà il complotto per scaraventare la sua nuova vita in pasto al caos?

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“Una Donna Promettente”: la sottile arte di giocare con le convenzioni di un genere, per costruire una trama rivoluzionaria

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Abbiamo parlato della STRUTTURA IN TRE ATTI, del metodo SAVE THE CAT! e di alcune semplici strategie che ti permetteranno di cominciare a sviluppare una trama accattivante per il tuo romanzo, a partire dalla tua idea originale.

Adesso è arrivato il momento di analizzare un esempio nel dettaglio e scoprire in che modo gli elementi di cui abbiamo parlato possono (e dovrebbero) interagire durante il processo di costruzione della trama, allo scopo di dar vita a un‘ alchimia potentissima.

Nel piccolo schema che stai per leggere, analizzeremo quindi la struttura dello splendido film “Una Donna Promettente”. Un lungometraggio che, nel 2021, ha fruttato alla talentuosa sceneggiatrice e regista Emerald Fennell il prestigioso Premio Oscar per la Migliore Sceneggiatura Originale.

Da un certo punto di vista, mi sarebbe piaciuto usare un romanzo a mo’ di esempio. Ma temo che sarebbe stata una scelta poco pratica: in effetti, prima di continuare a leggere l’articolo, vorrei che tu guardassi il film, in modo tale da riuscire a seguire i vari “passaggi” della trama senza problemi.

Se non l’hai ancora visto, invece, fermati qui e corri a recuperarlo spoiler di ogni tipo incombono all’orizzonte, e io non intendo correre il rischio di guastarti il finale! 😉

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