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20+ libri romantici wlw (in italiano) da non perdere


Negli ultimi anni, i libri romantici wlw (ovvero women loving women, donne che si innamorano di altre donne) hanno iniziato a conquistare sempre più lettrici.

E io, come fan della prima ora, posso soltanto dire… finalmente! In un mondo ideale, avrebbe dovuto essere chiaro a tutti, fin dal principio, che i sapphic romance sono in grado di regalare (almeno) le stesse emozioni di un m/f o di un m/m. Ovviamente, basta dare un’occhiata alla nostra società per capire che i pregiudizi, in tutti i campi, sono stati tutt’altro che sconfitti.

Del resto, il più delle volte, sono gli editori stessi a sconsigliare la scrittura di romanzi wlw alle loro autrici, soprattutto quelle esordienti o che ancora non possono contare su un seguito molto ampio. Perché non si fidano delle loro stesse lettrici, magari… e, probabilmente, anche perché ritengono queste ultime incapaci di cogliere il richiamo di un buon romance. Come se il pubblico fosse pronto a lasciarsi sopraffare da chissà quale residuo di omofobia interiorizzata…. Sigh!

Ad ogni modo, a poco a poco, le cose stanno decisamente cambiando. Sempre più libri romantici queer riescono a trovare la strada per i nostri scaffali e questa piccolissima cosa, lascia che te lo dica, mi riempie il cuore di speranza!

Perciò, se sei alla ricerca di nuove letture capaci di farti battere il cuore e di immergerti in tante emozionanti storie d’amore tra donne, sospetto che questo articolo sarà in grado di aiutarti. Dopotutto, ho diversi anni di letture arretrate da condensare in qualche migliaio di parole! E la notizia migliore è che tutti i titoli che sto per consigliarti, dai romance storici alle rom-com, passando per gli slowburn e i libri dal sapore un po’ più “speziato”, sono già disponibili in lingua italiana

Più quanto riguarda gli inediti in Italia, invece, niente paura: più avanti ti proporrò un altro ricco, dettagliato aggiornamento con tutti i miei consigli! ^^


20+ libri romantici wlw da leggere in italiano

Written in the Stars: Scritto nelle Stelle” di Alexandria Bellefleur

libri romantici wlw - scritto nelle stelle

Quando si tratta di libri romantici wlw, pochissime autrici al mondo sono in grado di rivaleggiare con Alexandria Bellefleur. Fra i tratti ammirabili di questa giovane autrice spiccano, senz’altro, la capacità di creare una chimica incredibile fra i suoi personaggi, nonché quella di evocare in chi legge una sensazione di profondo struggimento e desiderio.

Anche i dialoghi brillano in maniera particolare, probabilmente in virtù dell’autentica venerazione che la nostra Bellefleur nutre nei confronti delle vecchie rom-rom dell’età d’oro hollywoodiana.

Written in the Stars” si può leggere, volendo, come una sorta di retelling in chiave moderna di “Orgoglio e Pregiudizio“.

Dopo un disastroso appuntamento al buio, Darcy Lowell è disperata: deve assolutamente trovare un modo per impedire al fratello benintenzionato di farle da Cupido! Ormai l’amore, e il cuore spezzato che ne rappresenta l’inevitabile conseguenza, è l’ultima cosa che desidera. Così, Darcy mente e dice al fratello che il suo ultimo incontro è stato un successo. Darcy, ovviamente, non si aspetta che la sua bugia le si ritorca contro.

Elle Jones, una delle astrologhe che si nascondono dietro il famoso account Twitter Oh My Stars, sogna di trovare la sua anima gemella. Ma sa che non è sicuramente Darcy… una bacchettona senza fronzoli, troppo analitica, puntuale e scettica per uno “spirito libero” come Elle. Quando il fratello di Darcy, nonché nuovo socio in affari di Elle, esprime quanto sia felice che le due ragazze siano andate d’amore e d’accordo, Elle è sconcertata. Ma Darcy era allo stesso appuntamento? Perché… oh, mamma!

Darcy, però, implora Elle di stare al gioco, e alla fine lei accetta di fingere che si stiano frequentando. Ma con alcune condizioni: Darcy dovrà aiutare Elle a gestire la sua famiglia durante le vacanze. Inoltre, il loro accordo scadrà alla vigilia di Capodanno. L’ultima cosa che le due donne si aspettano, ovviamente, è di sviluppare sentimenti realidurante una relazione finta. Ma forse gli opposti possono attrarsi, quando il vero amore è scritto nelle stelle!

L’edizione italiana di “Written in the Stars“, edita da Fanucci, è disponibile su Amazon.


Delilah Green Doesn’t Care” di Ashley Herring Blake

Lascia che te lo dica: sarebbe una follia pensare di lasciarsi sfuggire la meravigliosa e divertentissima trilogia di Brigh Falls”!

Nel primo libro, già disponibile in italiano, Delilah Green ha giurato che non sarebbe mai tornata a Bright Falls: da quando suo padre è morto, non c’è più stato nulla per lei, lì. Niente a parte, forse, i ricordi di un’infanzia solitaria durante la quale la sua famiglia acquisita tendeva a considerarla alla stregua di un peso. La sua vita è a New York, ora, con la sua carriera di fotografa pronta a decollare e il suo letto sempre occupato. Certo, da una donna diversa ogni sera, ma… a lei va bene così.

Eppure, non appena la sorellastra di Delilah, Astrid, la costringe a diventare la fotografa ufficiale per il suo matrimonio imminente, Delilah si ritrova di nuovo nella città dimenticata da Dio che, un tempo, aveva l’abitudine di chiamare casa. Delilah ha intenzione di fare semplicemente quello per cui è stata pagata e di andarsene senza guardarsi indietro; poi, però, si imbatte in Claire Sutherland, una delle migliori amiche altezzose di Astrid, e decide che, forse, a Bright Falls c’è un po’ di divertimento da provare, dopotutto.

Dopo aver cresciuto la figlia undicenne da sola, mentre si occupava del suo inaffidabile ex e gestiva una libreria, Claire Sutherland si è rassegnata a una vita tranquilla e priva di passione. E il ritorno Delilah Green è sicuramente una sorpresa sgradita… all’inizio. Ma, a volte, sono proprio le persone che credevi di conoscere da anni, a riservarti le sorprese migliori.

L’edizione Mondadori di “Delilah Green Doesn’t Care” ti già sta aspettando su Amazon.


Un’Ultima Fermata” di Casey McQuiston

Il libro che incarna l’essenza stessa del concetto di “queer joy”. Uh, nonché uno dei migliori romanzi d’amore incentrati sul concetto di “viaggio nel tempo” che ti capiterà di leggere!

Per la cinica ventitreenne August, trasferirsi a New York City serve soltanto a darle conferma di quanto già sospettava: Augsust, infatti, è convinta che cose come la magia e le storie d’amore cinematografiche non esistano e che l’unico modo intelligente di affrontare la vita sia… da sola. E non riesce a immaginare come servire ai tavoli di un ristorante di pancake aperto 24 ore su 24 e andare a vivere con una combriccola di coinquilini squinternati possa cambiare le cose. E non c’è sicuramente alcuna possibilità che il suo tragitto in metropolitana sia altro che una camminata quotidiana tra noia e guasti elettronici.

Ma poi, di colpo, August incontra questa splendida ragazza sul treno.

Jane. Abbagliante, affascinante, misteriosa, impossibile Jane. Jane con i suoi lati ombrosi, i capelli spettinati e il sorriso dolce, che si presenta con una giacca di pelle, pronta a comparire dal nulla proprio quando August aveva più bisogno di lei.

La cotta in metropolitana di August diventa la parte migliore della sua giornata. Eppure, molto presto, August scopre che c’è un grosso problema: Jane non sembra solo una punk rocker della vecchia scuola. È letteralmente stata sbalzata nel nostro tempo dagli anni ’70!

Ehm. Forse è arrivato il momento di iniziare a credere in alcune cose, dopotutto…

Ancora Una Fermata“, edito da Mondadori, è disponibile su Amazon e in tutte le migliori librerie.


Cinque Passi Tra Noi” di Alyson Derrick e Rachael Lippincott

cinque passi tra noi - libri romantici wlw

Alex Blackwood è un po’ testarda, e la sua vita non sembra poter fare a meno di un pizzico di caos e di un sacco di civetteria. Del resto, se c’è qualcuno che sa come si conquista una ragazza, quella è proprio Alex. Tenersela, d’altro canto… bè, quella è una canzone completamente diversa!

A Molly Parker, invece, piace tenere sempre tutto completamente sotto controllo. E ci riesce, il più delle volte. Se si eccettua la sua totale goffaggine, e il fatto che sua madre sia l’unica donna con cui Molly sia in grado di reggere una conversazione senza iniziare ad arrossire e a balbettare come un’idiota. Molly di essere innamorata della solare, super-estroversa Cora. Ma non ha idea di come approcciarla.

Alex e Molly non appartengono allo stesso pianeta, figuriamoci allo stesso campus universitario! Eppure, non appena Alex, reduce da una brutta (ma, forse, soltanto temporanea) rottura, scopre la cotta nascosta di Molly, le due ragazze si rendono conto che potrebbero avere un interesse comune. Perché ,forse, se Alex si offre volontaria per aiutare Molly a imparare come far innamorare la ragazza dei suoi sogni, riuscirà anche a dimostrare alla sua ex di non essere soltanto una civettuola egoista. Che è pronta ad assumersi un impegno vero.

E anche se Alex è l’ultima persona di cui Molly penserebbe di potersi fidare, non può negare che Alex ci sappia fare con le ragazze… a differenza di lei.

Mentre le due intraprendono il loro piano in cinque fasi per far innamorare le loro ragazze, però… cominciano a rendersi conto che forse saranno proprio loro, a innamorarsi. Ovviamente, l’una dell’altra…

Sul blog puoi leggere la mia recensione di “Cinque Passi Tra Noi”, edizione italiana di “She Gets The Girl“. Puoi acquistare la tua copia del libro su Amazon.


She Drives Me Crazy: Mi Fa Impazzire” di Kelly Quindlen

Dopo un’imbarazzante sconfitta contro la sua ex fidanzata, durante la loro prima partita di basket della stagione, la diciassettenne Scottie Zajac finisce in un tamponamento con la persona peggiore possibile: la sua nemesi, Irene Abraham, capo cheerleader dei Fighting Reindeer.

Irene è tanto cattiva quanto bella; perciò, Scottie si impegna a mantenere le distanze. E non appena l’incidente manda l’auto di Irene in officina per settimane di riparazioni e le ragazze sono costrette a condividere l’auto, il loro inizio difficile diventa solo più accidentato.

Ma quando si presenta l’opportunità per Scottie di vendicarsi della sua ex e di iniziare scalare la scala sociale della sua scuola, la ragazza decide di corrompere Irene per un elaborato schema di finti appuntamenti che minaccia di rivelare alcuni sentimenti molto… reali.

L’edizione italiana dello sport romance “She Drives Me Crazy” ti aspetta in libreria e su Amazon.

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“Where Shadows Bloom”: la recensione del libro romantasy di Catherine Bakewell


where shadows bloom - recensione

Where Shadows Bloom” è il romantasy che mi servirà da monito: non avrei dovuto imparare, alla mia venerando età, che un libro non si giudica MAI dalla copertina?

Eppure, al di là della splendida cover, stavolta anche la sinossi del nuovo romanzo di Catherine Bakewell ha contribuito a trarmi in inganno… Con tutte quelle promesse di amori proibiti, mostri famelici e capricciosi immortali, infatti, pensavo proprio che questo sarebbe stato il titolo giusto per me.

Ragazzi, se ho preso un abbaglio…!


Where Shadows Bloom“: la trama

Ofelia sogna da sempre di trasferirsi presso il misterioso Le Château Enchanté: una corte dorata, ricca di portenti e meraviglie, che si dice sia stata donata all’onnipotente Re Leo dagli stessi dei immortali.

Il castello, infatti, è l’unico luogo al mondo in cui i mostri che infestano le terre al di là dei confini della proprietà della famiglia di Ofelia non possono arrischiarsi a entrare.

Lope, dal canto suo, si addestra all’uso delle armi fin dalla più tenera età. Non appena ha assunto il rango di cavaliere, è in entrata in servizio a casa di Ofelia e ha consacrato la sua intera esistenza alla missione di tenere la ragazza al riparo da ogni pericolo. Lope, infatti, ama Ofelia con una devozione e una perseveranza incrollabile; se potesse fuggire via con lei e abbandonare la spada per abbracciare, piuttosto, la sua vocazione di poetessa incompresa, Lope sarebbe la fanciulla più felice del mondo…

Un giorno, però, le Ombre che minacciano le terre della madre di Ofelia iniziano ad avvicinarsi un po’ troppo al perimetro della loro proprietà…

Sarà questo evento a segnare l’inizio di un viaggio che condurrà entrambe le ragazze attraverso il cuore della stessa oscurità che piaga il loro regno: l’abbagliante e incantevole Château Enchanté!


Where Shadows Bloom“: la recensione

Analizziamo prima gli aspetti di questo libro che mi hanno convinto, che cosa ne dici?

Diciamo subito che per gli amanti delle ambientazioni eccentriche e delle vibes “whimsical”, “Where Shadows Bloom” potrebbe rappresentare senz’altro un’ottima lettura.

Il worldbuilding, a onor del vero, non sembra particolarmente solido, dal momento che si limita a proporre una sorta di mesh-up di elementi tratti da qualsiasi lingua o cultura venga in mente all’autrice (con una predilezione particolare per la francese e la spagnola). Ma l’estetica del romanzo risulta indubbiamente adorabile, forse addirittura suggestiva, con le sue influenze barocche e la sua capacità di sfruttare la delicata raffinatezza insita nelle proprie “location” per esaltare il “sense of wonder” e il fattore dell’immersività.

Sotto molti aspetti, “Where Shadows Bloom” si legge un po’ come una fiaba, e neanche di quelle particolarmente (ri)elaborate. Il che vuol dire che si lascia divorare rapidamente, senza muovere all’intelletto alcuna sfida particolare e, soprattutto, sforzandosi di fornire ai suoi lettori una chiave di lettura abbastanza inequivocabile.

A Catherine Bakewell, infatti, interessa palesemente confezionare una storia dal gusto semplice e dolce, da cui bandire ogni forma di angst o complessità psicologica.

E l’autrice, nel tentativo di coronare questa ambizione, dimostra di saper giocare bene con gli archetipi tipici del genere favolistico, pigiando soprattutto sul pedale della morale (mai commettere l’errore di scambiare per sinonimi gli aggetti “bello” e “buono”…) e della sognante soavità dell’atmosfera.


Bodyguard trope, o… stereotipo della damina vittoriana?

A essere sinceri, però, “Where Shadows Bloom” mi ha deluso sotto qualsiasi altro punto di vista.

Non mi capita spesso di usare questa parola – “deludente” – all’interno di una recensione, perché ho sempre ritenuto che la qualità di un testo abbia ben poco a che vedere con la portata delle mie aspettative. E lo penso ancora!

Ma c’è sicuramente qualcosa da dire a proposito di un titolo che riesce a pasticciare ben tre dei suoi elementi fondamentali: struttura della trama, caratterizzazione dei personaggi e sviluppo del subplot romantico.

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“Le Calde Mani degli Spiriti”: la recensione del libro fantasy storico di Katherine Arden


the warm hands of ghosts - le calde mani degli spiriti - katherine arden

Le Calde Mani degli Spiriti” è uno straordinario romanzo fantasy storico ambientato fra i brutali e sanguinosi campi di battaglia della prima guerra mondiale.

Dopo la parentesi middle grade incarnata dalla (seppur deliziosa) serie horror per bambini “Small Spaces“, infatti, Katherine Arden torna a dialogare con i suoi lettori adulti, pronta a offrire loro un’altra temeraria cavalcata attraverso la Storia.

Se hai già letto “L’Inverno della Strega” e i suoi due predecessori, in parte sai già cosa aspettarti: uno stupefacente connubio fra immaginazione e amore per la ricostruzione storica! Una calibrata tensione narrativa costruita sulla lacerante contrapposizione fra la “fattualità” della vita di ogni giorno e un fortissimo, insopprimibile gusto per l’allegoria, il “meraviglioso” e tutto ciò che è romanzato…

C’è da dire che il focus principale della storia, stavolta, si concentra più sull’introspezione psicologica dei personaggi che sull’azione. Una scelta che si rivela vincente! Infatti, grazie ai suoi dialoghi graffianti e allo stile lirico della sua autrice, “Le Calde Mani degli Spiriti” riesce a evocare gli orrori della guerra in tutta la loro abietta e brutale impersonalità.

Senza dare sfoggio di retorica e, soprattutto, riuscendo a conferire alla narrazione un sapore gotico-faustiano dagli effetti struggenti…


La trama

Gennaio, 1918. Laura Iven ha servito a lungo nell’esercito, in qualità di venerata infermiera militare.

Tutto è cambiato, però, nel momento in cui le bombe nemiche sono precipitate sulle tende del suo ospedale da campo. Laura, infatti, ha riportato una grave ferita alla gamba ed è stata immediatamente congedata. Per il suo disturbo, è tornata a casa con una medaglia appuntata sul petto e uno stuolo di fantasmi intenti a seguirla ovunque vada.

Il fratello di Laura, Freddie, in quel momento si trova di stanza nelle Fiandre. E’ solo e spaventato, immerso nel fango fino alla vita, e perfettamente consapevole del fuoco dell’Apocalisse che sta per abbattersi su di lui.

Di nuovo a casa, in Canada, Laura riesce a sopravvivere alla tragica morte della sua intera famiglia, spazzata via da un’esplosione accidentale al porto. Pochi giorni dopo, però, l’infermiera riceve notizia della scomparsa di Freddie. Insieme al doloroso annuncio, arrivano anche gli effetti personali dell’adorato fratello… Eppure, in tutta la storia, si nasconde anche qualcosa che non ha senso.

Perché nessuno sembra in grado di raccontarle il modo o le circostanze esatte in cui Freddie è morto?

Determinata a scoprire la verità, Laura decide di ritornare in Belgio, pronta a servire come volontaria presso un ospedale privato.

Subito dopo essere arrivata, però, comincia a intercettare i primi bisbigli relativi a una trincea infestata e a uno strano albergatore, il cui vino ha il potere di concedere ai soldati il dono dell’oblio.

È possibile che Freddie sia riuscito a sfuggire al campo di battaglia, soltanto per cadere nella trappola di… qualcos’altro? Un altro tipo di nemico del genere umano… infinitamente più affascinante, forse, ma anche altrettanto spregiudicato e pericoloso?

Novembre, 1917. Freddie Iven si sveglia dopo un’esplosione, per ritrovarsi intrappolato sotto un fortino. Il suo unico compagno? Un soldato nemico, un tedesco di nome Hans Winter.

Contro ogni aspettativa, i due uomini stringono un’alleanza e riescono a trovare una via di fuga. Incapaci di sopportare il pensiero di tornare sui campi insanguinati, specialmente perché questo li costringerebbe a combattere di nuovo l’uno contro l’altro, i due decidono di accettare l’aiuto di un individuo misterioso.

Uno che potrebbe avere il potere di far sparire per sempre l’orrore della trincea… Ma anche tutto il resto.

Mentre il cielo sopra le Fiandre si riempie di fuoco e i fantasmi continuano ad agitarsi in mezzo ai vivi, i più profondi traumi di Laura e Freddie cominciano a risvegliarsi.

Dovranno essere loro a decidere se il loro mondo merita di essere salvato…

O se non sarebbe meglio, piuttosto, lasciarselo alle spalle una volta per sempre.


Le Calde Mani degli Spiriti“: la recensione

Da qualche parte ho letto che a Katherine Arden piace descrivere “Le Calde Mani degli Spiriti” come una sorta di via di mezzo fra “Tutta la Luce che Non Vediamo” e “La Vita Invisibile di Addie LaRue”, ambientato nel pieno della Seconda Guerra Mondiale.

Non è una brutta descrizione, soprattutto perché riesce a cogliere appieno le due anime del romanzo: quella continua, incessante oscillazione fra vita e morte, luce e ombra, speranza e disperazione sperimentata dai personaggi…

Laura e Freddie, infatti, si aggirano per le strade traboccanti di rovine e spettri urlanti in preda a una sorta di allucinata distorsione sensoriale. Come se la follia che corrode il loro mondo avesse irrimediabilmente “allentato” i bulloni del sipario incaricato di dividere la terra dei miracoli (e degli spiriti) da quella dei viventi.

Una vera e propria alterazione della percezione, insomma, sguinzagliata su di loro dalla crudeltà inumana della guerra. Uno “stato confusionale” che li spinge a mettere costantemente in discussione tutto ciò che vedono, sentono, toccano, annusano… e a trascinare con sé il lettore in una sontuosa, travolgente ordalia di magia, motori ruggenti, anime agonizzanti e demoni-artisti in grado di trasformare l’orrore in bellezza distruttiva.


I due mondi di Katherine Arden

All’apparenza, “Le Calde Mani degli Spiriti” è un romanzo molto diverso, per scopi e intenzioni, dalla precedente trilogia di “Winternight“, con le sue atmosfere fiabesche e il suo romance mozzafiato.

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“Companion”: la recensione del divertente film con Sophie Thatcher e Jack Quaid


companion - recensione film horror 2025

Nella settimana che ha segnato il ritorno delle “Yellowjackets” sul piccolo schermo, la visione in sala di “Companion” mi è sembrata praticamente obbligata…

Un film che si è rivelata un’ottima scelta, fra l’altro: la pellicola horror/sci-fi di Drew Hancock, infatti, offre allo spettatore un’ora e mezzo di puro intrattenimento intelligente, grazie alla sua sceneggiatura graffiante, al suo spirito irriverente e al suo cast di attori brillanti.

Fra tutti spicca – ovviamente – la nostra giovanissima Sophie Thatcher, finora nota soprattutto per il ruolo della teen-Natalie in “Yellowjackets” e di Sadie nell’adattamento del racconto di Stephen King “The Boogeyman” (ma l’abbiamo intravista anche sullo sfondo dell’esplosivo slasher “Maxxine“, e la rivedremo, prestissimo, al fianco di un mefistofelico Hugh Grant nell’imminente horror “Heretic“…)


Companion“: di cosa parla il film di Drew Hancock?

Una cosa è certa: meno informazioni avrai al momento della visione, più le disavventure dei due piccioncini Iris e Josh riusciranno a travolgerti!

Se poi riesci addirittura a trattenerti dal guardare il trailer… Bè, meglio ancora! Il teaser non ha il potere di spoilerare nessuno dei twist principali del film, se ricordo bene, ma la versione estesa è un’altra storia.

Ad ogni modo, la trama verte su questa coppia di fidanzati che decide di raggiungere gli amici di lui in un’isolata baita circondata dai boschi. Iris è agitata, un po’ perché teme di non essere accolta a braccia spalancate dalla combriccola e un po’ perché sospetta che una certa Kat (Megan Suri) nutra un’ostilità immotivata nei suoi confronti. Che sia segretamente innamorata di Josh anche lei, e decisa a portarglielo via?

E poi, perché anche gli altri due membri del gruppo, Eli (Harvey Guillen) e Patrick (Lukas Cage), sembrano guardare Iris con una certa aria di compatimento?

Nella baita, insomma, aleggia una strana tensione, e Iris è sempre più turbata.

Tuttavia, sarà soltanto nel momento in cui un ambiguo trafficante russo entrerà a far parte del mix di (fatali) ingredienti della vacanza, che la situazione per la povera ragazza inizierà a farsi davvero esplosiva…


Companion“: la recensione

In tanti hanno paragonato “Companion” ai migliori episodi della serie tv cult “Black Mirror“. Si tratta di un’analogia tutt’altro che azzardata: anzi, non mi sorprenderebbe affatto scoprire che parte dell’ispirazione per la storia di Iris e Josh deriva proprio dal famoso show di Charlie Brooker!

In realtà, oltre alle vibes e alla particolare natura delle sua premessa narrativa, “Companion” sembra condividere anche l’ironia e il dissacrante spirito da satira sociale tipici di “Black Mirror“.

Un film che inizia con il più zuccheroso e sdolcinato dei meet-cute hollywoodiani, e che piano piano si trasforma in…

Bè, in fondo basta interrogarsi un attimo sulla prima battuta in assoluto del film, scandita dalla voce fuori campo della Thatcher («There were two times I felt truly happy. First, the day I met Josh; second, the day I killed him…») per farsi un’idea di quale potrebbe essere la piega degli eventi!


La rom-com che ti… graffia!

Di “Companion” ho amato – oltre alla sua protagonista e al suo umorismo tagliante – soprattutto i divertenti dialoghi e il montaggio a prova di bomba. Perché ti assicuro che non troverai una sola scena di questo film che non abbia una sua precisa, deliberata funzione narrativa: che si tratti di usare un tocco di foreshadowning per gettare i semi di qualche imprevedibile colpo di scena futuro, o di mostrare la canna ancora fumante della tua imprevedibile pistola di Cechov.

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“La Ragazza Che Annega: il capolavoro weird/horror di Caitlín R. Kiernan arriva in Italia grazie a Mercurio


la ragazza che annega - caitlin kiernan

La Ragazza Che Annega“: ecco svelato il titolo della traduzione italiana di “The Drowning Girl”, uno straordinario capolavoro della narrativa weird/horror in arrivo il 14 febbraio 2025 per Mercurio Books.

Sono passati quasi 15 anni dall’uscita in lingua originale dell’eccentrico, folle e magnetico libro di Caitlín R. Kiernan, una pluripremiata autrice irlandese di cui nel nostro Paese non si sente neanche remotamente parlare abbastanza.

Eppure, a partire dal 2012 il suo romanzo, visionario e struggente, è entrato a far parte un pochino anche di me.

Quello, infatti, fu l’anno in cui per la prima volta lessi le parole: «There’s always a siren, singing you to shipwreck. Some of us may be more susceptible than others are, but there’s always a siren. It may be with us all our lives, or it may be many years or decades before we find it or it finds us. But when it does find us, if we’re lucky we’re Odysseus tied up to the ship’s mast, hearing the song with perfect clarity, but ferried to safety by a crew whose ears have been plugged with beeswax. If we’re not at all lucky, we’re another sort of sailor stepping off the deck to drown in the sea

Fu una folgorazione. L’epifania di cui avevo bisogno e che stavo aspettando, senza nemmeno sapere fino a che punto, o essere del tutto consapevole di quanto disperatamente avessi continuato a cercare un romanzo in grado di esprimere questo concetto e tradurlo in un linguaggio umano!

Del resto, prima di quel momento, non avevo mai letto un libro di speculative fiction in grado di confrontarsi con il tema dei disturbi mentali con un simile livello livello di empatia e profondità. Né, del resto, mi era mai capitato di imbattermi in una scrittrice in grado di emulare Shirley Jackson e dimostrare, senza colpo ferire, di essere riuscita ad assimilare ogni singola lezione mai impartita dall’autrice di “Lizzie“…


La Ragazza Che Annega“: la trama

Se leggerai “La Ragazza Che Annega“, ti renderai rapidamente conto di quanto sia inutile (oltre che utopistico…) cercare di ricapitolare i punti salienti della sua trama.

La sinossi “ufficiale” del romanzo, ad ogni modo, recita così: “India Morgan Phelps, detta “Imp”, sente il richiamo dell’abisso, l’ha sempre sentito. La follia scorre nel sangue della sua famiglia, canta con voce di sirena, e ogni notte la invita a perdersi per sempre, come in passato è già successo alla nonna Caroline e alla madre Rosemary Anne.

È vero che un dipinto infesta la vita di India da quando aveva undici anni? È vero che una notte di novembre ha incontrato una donna nuda sul ciglio di una strada del New England? O era luglio? Oppure non era una donna, ma un lupo, una sirena?

E poi c’è dell’altro, un’altra voce: Imp, il doppio, la personalità che manda in crisi ogni possibile appiglio alla realtà che la circonda. Raccontare la sua verità è però l’unico modo per incontrare ancora la donna che ama: una storia labirintica, un libro infetto, dove tutto smargina in una fantasmagoria gotica e seducente, in cui sirene e lupi mannari, oceano e neve, pittura e letteratura s’incontrano e confondono.”


«Nessuno ha mai detto che devi essere morto e sepolto, per essere un fantasma…»

Devo ammetterlo: è passato un po’, dalla mia ultima rilettura dell’edizione in lingua originale de “La Ragazza Che Annega“.

Perciò, temo che non sarò in grado di offrirti una vera e propria recensione di questo libro. Dopotutto, non so tu, ma io ho sempre pensato che una recensione sia un pezzo da scrivere “a caldo”. Soltanto così, infatti, è possibile rendere conto delle turbolente emozioni che una lettura, idealmente parlando, dovrebbe sempre essere in grado di suscitare.

Quello che sicuramente posso fare, però, è offrirti qualche considerazione di natura un po’ più generale, in modo tale da illustrarti le caratteristiche principali della storia. E, chissà… Magari anche convincerti a concedere un’opportunità a questo romanzo così avvincente, originale e “diverso” rispetto a tutti quelli in cima alle classifiche dettate dai trend del Booktok!


«Nessuna storia ha un inizio, e nessuna storia ha una fine»

La prima cosa che devi sapere è questa: Caitlín R. Kiernan, regina assoluta del gothic weird, ha sempre descritto “La Ragazza Che Annega” come una sorta di “autobiografia” sui generis. Il che vuol dire che, fra le sue pagine, incontrerai sirene e lupi mannari, fantasmi e assassini, artisti pazzi e figli illegittimi di Dagon… E non capirai mai quanto ci sia di vero in questi racconti, perché il concetto di “fattualità”, qui, è del tutto secondario.

Perché il punto è che ciascuna di queste creature è reale per Imp. Un “bestiario” di creature che fanno totalmente parte di lei, in un certo senso… E vale la pena ricordare che, nel corso della lettura, noi avremo modo di fare esperienza della cosiddetta “realtà” soltanto attraverso i suoi occhi. Una lente deformante, inevitabilmente, che ci porterà più volte a mettere in dubbio la nostra stessa sanità mentale. Ma anche rivelante, potremmo dire, perché ci permetterà di notare emozioni, percezioni, piccoli dettagli dolceamari delle nostre vite, di cui la nostra esasperata razionalità non ci avrebbe mai permesso di accorgerci…

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“Faebound”: la recensione del libro romantasy di Saara El-Arifi


faebound recensione - saara el-arifi

Finalmente, l’edizione italiana di “Faebound” è arrivata in libreria! Una grande notizia per tutti i fan del romantasy in generale, e per gli estimatori di grandi titoli come “Fourth Wing” e “Il Principe Crudele” in particolare!

Il libro di Saara El-Arifi, infatti, si legge tutto d’un fiato: un vero e proprio concentrato di azione, romance e magia.

Al centro dell’intreccio si dipana l’emozionante storia di due sorelle estremamente diverse fra loro, eppure legate del fato. A causa di un imprevedibile incidente, le ragazze si ritrovano travolte da un turbine di sinistre profezie e costrette a lasciarsi alle spalle tutto ciò che credevano di conoscere… per piombare, nella miglior tradizione delle opere di Holly Black, al centro di una misteriosa, suggestiva corte fatata.

Un luogo denso di pericoli, rivelazioni magiche, macchinazioni politiche e principi (ma anche principesse!) prodigiosamente inclini a ritrovarsi in varie condizioni di semi-nudità…

Con l’aggiunta di un ottimo worldbuilding e di un (bel) po’ di spicy!


La trama

Yeeran è nata sul campo di battaglia, ha vissuto sul campo di battaglia e, un giorno, morirà sul campo di battaglia.

O, almeno, questo è ciò che ha sempre pensato.

Dopo aver raggiunto il grado di colonnello nell’armata degli elfi della tribù Waning, Yeeran si sente particolarmente orgogliosa della sua carriera. Essere costretta a combattere al fianco di bambini-soldato e sterminare creature magiche, al fine di garantire altro potere alla leader della sua fazione? Si tratta soltanto dell’inevitabile prezzo da pagare per la vittoria.

Dopotutto, Yeeran non ha mai conosciuto altro che guerra, morte e una fame spietata. Mentre sua sorella minore, Lettle, sta cercando di guadagnarsi da vivere diventando una divinatrice; perennemente alla ricerca di profezie in grado di annunciare un futuro migliore.

Eppure, non appena un fatale errore da parte di Yeeran spinge il comandante della sua tribù a bandirla per sempre dalle terre degli elfi, le due sorelle si ritrovano in balia degli eventi. Non c’è scelta, adesso: per cercare di sopravvivere, bisognerà avventurarsi nelle terrificanti terre desolate al di là dei confini.

Sarà proprio lì che avrà luogo un incontro l’impossibile: quello con la temuta corte dei Fae. Un popolo che si credeva estinto da un millennio, e sul cui conto circolano parecchie voci inquietanti. Yeeran e Lettle saranno costrette a immergersi nel loro mondo seduttivo e misterioso.

Ciò che troveranno – amore, tradimento, misteri e segreti arcani – cambierà per sempre il loro destino.


Faebound”: la recensione

Negli USA, “Faebound” è stato un bestseller, oltre che una delle uscite più chiacchierate del 2024 sul BookTook… Un successo più che meritato, a parer mio!

Dopotutto, la voce limpida, suadente e magnetica di Saara El-Arifi riesce a trasformare perfino un intreccio relativamente “semplice” in un pageturner dal taglio, forse, poco sofisticato, ma decisamente irresistibile.

L’estetica di “Faebound”, a mio avviso, ricorda un po’ quella de “Il Priorato dell’Albero delle Arance”, un po’ i libri di Rebecca Yarros e Sarah J. Maas, e un po’… la serie tv “The Chronicles of Shannara”, se per caso ti è mai capitato di seguirne qualche episodio nel 2016-2017.

Un formato dinamico e accattivante che, con la sua tavolozza di colori sgargianti e le sue succulente patentesi al limite del trash, richiama i ritmi sincopati di un videoclip musicale. Ma che riesce anche a fare tesoro – bisogna dirlo – di ogni singola, buona regola della narrazione, garantendo all’all’autrice la possibilità di confezionare un prodotto di intrattenimento di ottima qualità.

Senza dimenticare, ovviamente, un certo numeroso di concessioni ai principali tropes amati dal pubblico (in primis, il sempreverde enemies-to-lovers e il tema dell’adorabile magical companion…) e una graditissima aggiunta di queer-normativity.


Quando il cuore ci mette lo zampino…

In “Faebound”, il lettore segue i PoV e gli archi narrativi di due personaggi principali: Yeeran e Lettle. Guerriera indomabile la prima; veggente dai toni profetici la seconda. Il loro legame di sorellanza rappresenta quello che potremmo facilmente descrivere come il “collante” di tutta la storia; di fatto, pur concedendo innumerevoli pagine all’esplorazione dei sentimenti delle ragazze nei confronti dei loro rispettivi love interests, Saara El-Arifi si dimostra estremamente abile nel tenere insieme i vari tasselli dell’intreccio.

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“Goosebumps – The Vanishing”: la recensione della serie tv tratta dai libri di R. L. Stine


goosebumps the vanishing recensione

Ancora oggi, non sarei in grado di spiegarti cosa mi abbia portato a seguire “Goosebumps: The Vanishing“, quando la prima stagione di questa serie horror antologica per ragazzi mi aveva così profondamente e incontestabilmente tediato.

Anzi, no, mi correggo… Ma certo che lo so: è solo che, da brava fan di “Friends“, ho sempre adorato David Schwimmer! L’idea di vederlo tornare sulle scene – nei famigliari panni dello stravagante papà scienziato, peraltro – mi entusiasmava parecchio.

Non sono pentita della mia scelta, perché, tutto considerato, direi che questa nuova stagione è riuscita a garantirmi una bella nidiata di episodi gustosi e scaccia-pensieri, pienamente allineati a quello che è sempre stato lo spirito dei mitici romanzi di R. L. Stine: adulti inquietanti, ragazzini ficcanaso, misteri brividosi e un’autentica valanga di campy horror


Di cosa parla “The Vanishing“, la nuova stagione di “Piccoli Brividi” su Disney+

I gemelli adolescenti Cece (Jayden Bartels) e Devin (Sam McCarthy) Brewer si trasferiscono a casa del padre Anthony (Schwimmer) per un’estate.

Da parte sua Anthony, un brillante botanico, accoglie il ritorno dei figli con grande calore. Ma sembra anche turbato e distratto, perennemente immerso nel suo lavoro e nelle nebbie di un passato che non pare disposto a lasciarlo andare. L’inspiegabile scomparsa dell’amato fratello maggiore, infatti, grava ancora parecchio sulla sua coscienza. Intanto, i suoi ragazzi, all’oscuro della maggior parte di questi eventi, si aggirano per i sobborghi, nel tentativo di (ri-)allacciare amicizie vecchie e nuove.

Un giorno, però, il bellicoso Trey (Stony Blyden), il nuovo ragazzo della prima cotta di Devin, finisce infettato da un morbo misterioso. Si trasforma così in una sorta di aggressivo mostro mutante, catapultando i gemelli e la loro nuova banda di amici al centro di un vortice di avventure e macabri avvenimenti in stile “X-Files“.

Per salvarsi, dovranno unire le forze e svelare il mistero che si cela dietro un’inquietante base militare abbandonata…


Goosebumps – The Vanishing“: la recensione

Ascolta, io la vedo così: puoi ritrovarti ad apprezzare l’inaspettata virata sci-fi intrapresa dalla serie tv antologica sviluppata da Rob Letterman e Nicholas Stoller… oppure no.

Da un punto di vista personale, devo ammettere che la sceneggiatura della prima stagione di “Piccoli Brividi“, pur con tutti i suoi difetti, mi aveva intrigato di più; probabilmente perché rappresentava un concentrato di tutti i miei titoli preferiti della serie di libri di R. L. Stine, da “La Maschera Maledetta” a “Il Pupazzo Parlante“.

In questo caso, invece, ammetto di aver riconosciuto forse la metà dei riferimenti (sicuramente “Il Mistero dello Scienziato Pazzo“, ma anche “Un Barattolo Mostruoso” e “Il Campeggio degli Orrori“…). Per cui, il fattore nostalgia, su di me, in questo caso non è stato in grado di esercitare un grande effetto.

Nonostante ciò (e malgrado la presenza di un plot afflitto da svariate magagne strutturali… ma di questo parleremo fra un istante!), ho trovato “The Vanishing” più divertente e coinvolgente rispetto alla prima stagione.

Probabilmente perché ho apprezzato di più la costruzione dei personaggi (anche se l’arco trasformativo-lampo di Trey rappresenta forse la seconda cosa più ridicola dell’universo, subito dopo gli squinternati baffetti a sopracciglio di Timothée Chalamet…) e le interpretazioni del cast, nonché il drastico ridimensionamento di alcuni determinati, esasperanti patemi sentimentali che, nel corso della prima stagione, sembravano costituire il 90% delle dinamiche fra i protagonisti…


E se il sipario fosse calato… troppo presto?

In effetti, dispiace un po’ pensare che, perfino se lo show dovesse essere rinnovato, difficilmente vedremo tornare in scena Schwimmer, Ana Ortiz (la poliziotta Jen) o uno qualsiasi dei ragazzi di “The Vanishing“.

Perché sarebbe stato senz’altro piacevole avere più tempo a disposizione per imparare ad affezionarsi ai promettenti personaggi secondari dello show. Cosa che sarebbe senz’altro avvenuta, se soltanto la serie avesse permesso allo spettatore di arrivare, piano piano, a investire le proprie emozioni nei loro drammi e nelle loro difficoltà (rapporti con i genitori, legami sentimentali, conflitti economici ecc.).

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“My Darling Dreadful Thing”: la recensione del libro gotico di Johanna van Veen


my darling dreadful thing recensione - johanna van veen

Posso rivelarti un segreto? La lettura di “My Darling Dreadful Thing“, il romanzo gotico d’esordio di Johanna van Veen, mi ha creato più momenti di frustrazione che emozioni, brividi o spunti di riflessione.

In realtà, si tratta di un libro che, all’estero, ha sicuramente riscontrato più pareri positivi che negativi. E non sarò certo io a mettere in discussione i numerosi pregi di questa tragica, semi-delirante storia di dolore, abusi e fantasmi: del resto, Johanna van Veen ci sa sicuramente fare con le parole… Tant’è che, sotto certi aspetti, alcuni passaggi di “My Darling Dreadful Thing” mi hanno addirittura ricordato l’atmosfera vibrante e suggestiva di alcune opere dell’immensa Sarah Waters!

Ma non vedo proprio perché dovrei mentire o sovrastimare il mio livello di coinvolgimento nei confronti di un romanzo che, a conti fatti, è riuscito a trasmettermi soltanto un grandissimo senso di scoraggiamento, noia e delusione…


La trama

Roos Beckman ha uno spirito-companion, una ragazza fantasma che soltanto lei riesce a vedere. Il suo nome è Ruth: una creatura bizzarra, simile a un cadavere ambulante, defunto da secoli.

Ruth è l’unica luce nella vita di Roos. La ragazza, infatti, è stata allevata da una madre abusiva quanto scaltra, che la costringe a esibire le sue notevoli doti di medium/ciarlatana fin dalla più tenera età.

Ruth è sempre stata la sua unica amica. Bè, almeno fino a quando nella sua vita non irrompe, con la forza di un uragano, la ricca e vitale Agnes Knoop, una giovane vedova determinata a mettere alla prova le capacità spirituali di Roos. Basta una singola seduta, infatti, e fra le due giovani donne inizia a instaurarsi una potente, magnetica connessione.

Agnes strappa via Roos dalle grinfie di sua madre e la conduce nella decadente magione che ha ereditato dopo la morte del marito. La sorella di quest’ultimo, Wilhelmine, bellissima e afflitta da una malattia mortale, infesta i corridoi della magione come se fosse già uno spettro. Come se non bastasse, nel cuore della notte strani odori sembrano indugiare nei corridoio, e alcune raccapriccianti statue di santi risiedono nella cappella abbandonata della famiglia, a testimonianza del fanatismo del loro capostipite.

Un’essenza terrificante ammorba l’aria della magione: Roos se ne accorge subito, ma non può negare l’attrazione che sente crescere nei confronti di Agnes.

E così, una notte terribile, la morte si abbatte sul maniero. Qualcuno finisce assassinato. Per provare la propria innocenza – e la propria sanità mentale – Roos sarà costretta a svelare, al di là di ogni dubbio, chi – o cosa – sia stato responsabile di tanta violenza e depravazione. O perdere tutto ciò che ha di più caro nel tentativo.


My Darling Dreadful Thing“: la recensione

Il cult di Shirley Jackson “Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello” incontra “Crimson Peak” di Guillermo del Toro: potrebbe essere una descrizione abbastanza accurata per il libro di Johanna van Veen… Anche se, a conti fatti, immagino che nessuno di questi due titoli sia in grado di rendere un’idea del livello di tristume, morbosità e miseria che sembra permeare ogni singola pagina di questo acclamato romanzo gotico del 2024.

A dire il vero, però, mi verrebbe spontaneo fare un paragone soprattutto con il meno conosciuto “Daphne Byrne“, una miniserie a fumetti di Laura Marks e Kelley Jones (pubblicata in Italia da Panini).

Si tratta, ad ogni modo, di una storia che affronta molti temi classici della narrativa gotica, abbracciando la maggior parte dei tropes cari a questo genere e confezionando una storia allucinante e spietata, perennemente in bilico fra veglia e sonno, vita e morte, lucidità e follia.

L’argomento della psicanalisi diventa particolarmente centrale, grazie all’introduzione del personaggio di un tenace dottore determinato a scoprire la brutale “verità” che potrebbe celarsi dietro le apparenti farneticazioni di Roos. Non per niente, i (numerosi) fantasmi di “My Darling Dreadful Thing” sembrano incarnare, più che il “Male” inteso come forza assoluta, i mali della nostra società: abusi sessuali, trauma, pregiudizio, razzismo, omofobia, repressione religiosa ecc.

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“What the Woods Took”: la recensione del libro horror di Courtney Gould


what the woods took recensione - courtney gould

What the Wood Took”, di Courtney Gould, è un survival horror che racconta le peripezie di un gruppo di adolescenti problematici costretti a partecipare a un programma di cura sperimentale conosciuto come “wilderness therapy“.

Una sorta di “trattamento” che consiste nel trascinare nei boschi i ragazzi affetti da disturbi mentali, da problemi di dipendenza o difficoltà comportamentali. L’idea è di isolare questi “pazienti” dalle loro famiglie e dai loro affetti, in modo tale da porre un freno alle loro “abitudini negative“, per poi coinvolgerli in lunghe marce in mezzo agli alberi e insegnare loro svariate tecniche di sopravvivenza.

Ovviamente, non esistono prove scientifiche a sostegno della validità di una terapia d’urto di questo tipo. In compenso, sappiamo per certo che alcuni ragazzini sono morti, mentre altri hanno subito traumi e terribili abusi, nel corso di questi exploit.

Il romanzo YA di Courtney Gould riesce a mettere in luce tutte queste controversie e a denunciare chiaramente gli orrori della wilderness therapy; fortunatamente, senza rinunciare al piacere della narrazione e a una sana dose di tensione psicologica in stile “Yellowjackets”


La trama

Devin Green si sveglia nel bel mezzo della notte e sorprende due uomini nella sua camera da letto. La ragazza è abituata a lottare fin dalla più tenera età, ed è esattamente quello che si accinge a fare in questa occasione… almeno fino a quando non si rende conto che i suoi genitori affidatari non hanno alcuna intenzione di aiutarla.

Anzi, sono stati proprio loro a invitare quegli sconosciuti in casa sua. Il rapimento di Devin è stato programmato con cura; tutti i membri della sua famiglia temporanea sembrano esserne al corrente, salvo la stessa Devin.

Gli uomini la trascinano nel vano posteriore del loro furgoncino e la conducono nelle profondità dei boschi dell’Idaho. Qui, Devin viene scaraventata in un cerchio formato da alcuni coetanei, altrettanto confusi e storditi dalla recente catena di avvenimenti.

Finalmente, due consulenti dall’aria energica rivelano ai ragazzi il loro imminente destino: saranno i partecipanti di un nuovo programma di terapia sperimentale!

Se riusciranno a liberarsi delle loro abitudini auto-distruttive e a sopravvivere a un’escursione della durata di cinquanta giorni, emergeranno dall’esperienza come una versione migliorata di se stessi. “Guariti”, in poche parole. Così, almeno, raccontano i consulenti.

Devin è determinata a fuggire. E’ anche decisa a ignorare Sheridan, la bulla dai capelli color lavanda. Una giovane affascinante ma enigmatica, che non perde occasione per bersagliare gli altri di battute crudeli e prendersi gioco di ogni singolo esercizio del programma.

Ma c’è qualcosa di strano nella boscaglia: facce inumane che si materializzano fra le cortecce, visioni di persone provenienti dal passato che sfrecciano attraverso il fogliame…

Ed è così che, quando i campeggiatori si svegliano e scoprono che gli unici due adulti del gruppo sono scomparsi, la terapia si trasforma nel minore dei loro problemi…


What the Woods Took“: la recensione

Non mi sorprende che “What the Woods Took” sia un romanzo indie. Oggettivamente parlando, si tratta di un ottimo horror per ragazzi. Ho amato profondamente la seconda parte del libro e mi sono follemente innamorata di tutti i personaggi, senza tralasciare la suggestività dell’atmosfera o l’importanza delle sue tematiche.

Il livello di cura che Courtney Gould riversa nella definizione della caratterizzazione psicologica dei suoi protagonisti, poi, è stellare, praticamente inaudito in un romanzo YA! Tant’è che ciascuno di loro si presenta sul “set” della storia armato di una ferita emotiva profonda, di una backstory coinvolgente e di una personalità travolgente.

Da questo di vista, fra l’altro, “What the Woods Took” può essere davvero considerato come il romanzo ideale da consigliare ai fan dei teen-drama. Più “The Wilds” che “Lost“, il romanzo di Courtney Gould riesce ad affrontare le ordalie dell’adolescenza da un punto di vista inedito e a esplorare le mille complessità dell’amicizia.

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“How To Flirt With a Witch”: la recensione del paranormal di Tiana Warner


how to flirt with a witch recensione - tiana warner

How To Flirt With a Witch” è il libro che ci insegna a flirtare con una strega…

Un’operazione piuttosto facile, in realtà: basta trasferirsi a Vancouver, procurarsi un gatto stregato e dimostrare di avere la capacità di captare le maledizioni che pendono su parecchi oggetti inquietanti sparpagliati ai quattro angoli della città.

Questo, almeno, è il metodo collaudato e garantito da Katie, la protagonista del nuovo paranormal romance di Tiana Warner uscito a fine dicembre 2024…


La trama

Da quando ha iniziato l’università a Vancouver, la più grande preoccupazione di Katie è stata quella di trovare il suo posto e riuscire a inserirsi nella vita di questa grande, brulicante città.

Almeno fino a quando non le è capitato di adottare una gattina afflitta da una terribile maledizione.

La sua sfortuna la porta a incontrare Natalie, una bellissima “veterinaria” che, in realtà, è una strega. Il vero lavoro di Natalie, infatti, consiste nel fare in modo che la magia oscura resti sempre sotto controllo. Di regola, i “civili” non dovrebbero immischiarsi negli affari delle streghe. Salta fuori, però, che Katie possiede l’inspiegabile dono di percepire le maledizioni.

Quando viene introdotta in una congrega super-segreta di streghe e in un pericoloso mondo di incantesimi letali, Katie è determinata a usare le suo doti speciali per aiutare Natalie a svolgere meglio il suo lavoro. Natalie, dal canto suo, desidera soltanto tenere Katie al sicuro.

Ma anche la sinistra famiglia Madsen si sta dando da fare per scovare la magia proibita, e i suoi membri faranno qualsiasi cosa, pur di mettere le mani su questo ambito serbatoio di potere allo stato grezzo.

Mentre lavorano insieme per tenere il mondo al sicuro delle maledizioni e dall’avidità dei Madsen, Katie e Natalie si scoprono legate da un’attrazione proibita, quanto impossibile da ignorare…


How To Flirt With a Witch“: la recensione

Non mi capita spesso di leggere titoli autopubblicati e messi a disposizione sul Kindle Unlimited.

Non certo per una questione di spocchia o pregiudizi personali: è solo che le uscite “tradizionali” si rivelano sempre così golose e variegate (tenendo da conto sia quelle in italiano, sia quelle in lingua inglese…) che già così, a livello mensile, a malapena mi resta il tempo di mandare giù qualche fumetto e una decina di film. Se cominciassi a spulciare il catalogo del Kindle Unlimited su base regolare, so già che impazzirei nel (vano) tentativo di seguire tutto…

E’ dai tempi dell’uscita di “Ice Massacre“, però, che il nome di Tiana Warner non è più uscito dai miei radar. E l’idea di leggere un paranormal a tema “sapphic” mi ispirava un sacco, così… Alla fine, non ci ho pensato più di tanto e ho semplicemente acquistato la mia bella copia di “How To Flirt With a Witch“!

Il romanzo segna l’inizio di una nuova serie, a metà strada fra action e romance. Il subplot romantico, infatti, ha sicuramente un’importanza centrale, ma non totalizzante: la trama risulta piuttosto articolata e ricca di inventiva, oltre che contrassegnata da una vivida mitologia e scandita da tantissimi colpi di scena


Da “Annabelle” a “Jurassic World

Il taglio cinematografico di “How To Flirt With a Witch” rappresenta, del resto, una delle qualità inconfutabili del romanzo di Tiana Warner.

Già primo capitolo si apre con una buffissima scena in stile campy horror; il resto del plot balza agevolmente da una suggestione filmica all’altra, citando i cult “Buffy: L’Ammazzavampiri” e “Underworld“, ma anche i franchise “Annabelle“, “Piccoli Brividi” e “Jurassic Park“. L’effetto raggiunge il suo picco durante la prima parte del romanzo, secondo me, e poi un nuovo apice nel corso dell’adrenalinico, divertentissimo finale.

How To Flirt With a Witch” è, chiaramente, quel genere di libro che divori quando sei a caccia di un po’ di sano intrattenimento a buon mercato; la stessa ragione che ti induce a guardare show tipo “The Vampire’s Diary” o “Supernatural“. Chiaramente, non è che puoi aspettarti personaggi particolarmente sfaccettati dal punto di vista psicologico, o un senso dell’umorismo sofisticato.

Ma la Warner scrive veramente bene! Tant’è che, in questo suo nuovo lavoro, riesce a sfruttare questa sua insolita “padronanza tecnica” per regalarci una voce narrante coinvolgente e un plot che riesce a giocare piacevolmente con tutte le principali convenzioni del genere…

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