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“L’Isola del Dottor Moreau”: 5 cose che uno scrittore può imparare leggendo il libro di Wells


isola del dottor moreau - analisi libro h g wells

Non esagero quando dico che l’edizione Fanucci de “L’Isola del Dottor Moreau” ha fatto parte della mia TBR per anni.

Dopotutto, dello stesso autore avevo già letto “La Macchina del Tempo”, libro di cui avevo senz’altro apprezzato la visionarietà e la sottile ironia di fondo.

Ma, allora, perché mi sono ritrovata a esitare così tanto?

Bè…

Il problema è che ho una mente iperattiva e facilmente incline alle distrazioni; per cui, forse non ti sorprenderà sapere che sono le nuove uscite, per la maggior parte del tempo, a monopolizzare il mio tempo!

Eppure, paradossalmente, stavolta si dà il caso che sia stata proprio questa mia (comprensibilissima) fascinazione per i titoli appena sbarcati in libreria a spingermi a recuperare il libro di H. G. Wells, pubblicato per la prima volta nel 1896.

Dopotutto, a fine luglio è uscita l’edizione in lingua originale del retelling “The Daughter Of Doctor Moreau di Silvia Moreno-Garcia; l’affermata autrice di “Mexican Gothic” e “Gods of Jade and Shadow”, due romanzi affascinanti e ricchi di seducenti suggestioni morbose.

Per “prepararmi” alla lettura di questo nuovo lavoro, cos’altro avrei potuto fare, se non decidermi a a iniziare la mia bella copia de “L’Isola del Dottor Moreau”?

Ti confermo subito che si è trattato della scelta giusta. In primo luogo, perché “L’Isola del Dottor Moreau” mi ha garantito un’esperienza di lettura insolita, incisiva e ricca di spunti di riflessione.

Ma anche perché il classico di Wells mi ha permesso di assimilare cinque preziose lezioni di scrittura creativa; le stesse che ho intenzione di condividere con te, nel corso di questo articolo…


Spoiler alert!

1.Come usare il “body horror” per richiamare nel lettore un sacrosanto terrore della propria mortalità

Fra le righe della trama de “L’Isola del Dottor Moreau”, si nascondono parecchie metafore, di ordine tanto sociale, quanto metafisico, religioso e perfino esistenziale.

Eppure, su un livello profondo – un livello istintivo –  la prima reazione che la cronaca degli atroci esperimenti compiuti dal protagonista del libro è in grado di suscitare, non ha nulla a che vedere con i cosiddetti sentimenti “elevati” del genere umano.

Compassione, sdegno, etica, raziocinio…

È come se gli eloquenti plot twist del libro di H. G. Wells costringessero tutte queste cose ad “arretrare” nella mente del lettore, per lasciare campo libero a emozioni di natura assai più prosaica e ancestrale: paura. Rabbia. Sgomento. Orrore.

Per scagliarlo, insomma, in una condizione psicologia non troppo dissimile da quella sperimentata dalle tormentate creature del dottor Moreau.

Tieni presente che il body horror è il sottogenere che si propone di raccontare il senso di orrore, assoluto e incontrovertibile, che si prova al cospetto di una violazione del corpo.

Un terrore universale, intriso di sofferenza e non privo di certe particolari connotazioni grottesche, che riesce a estendere la sua fosca influenza sugli abitanti di ogni epoca, ceto e cultura.

La paura del dolore fisico, in fondo, è una delle pochissime cose in grado di accomunarci tutti.

Ed ecco perché NESSUNO sarà mai in grado di restare indifferente di fronte alla raccapricciante storia dello scienziato pazzo Moreau…

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Il conflitto in narrativa: la sottile arte di sfidare il protagonista, per stregare il lettore



«Il conflitto sta alla narrazione come il suono sta alla musica.»

 Robert McKee

In narrativa, il conflitto è uno degli strumenti più importanti in assoluto.

Assolutamente imprescindibile.

Senza conflitto, infatti, una storia non avrebbe alcuna possibilità di progredire.

In fondo, l’abbiamo già dimostrato un paio di settimane fa, quando abbiamo parlato dei 5 “step” necessari alla costruzione di una buona scena.

Soltanto gli autori più inesperti, ingenui e totalmente fuori controllo 😆 potrebbero prendere in considerazione l’idea di fare a meno di questo prezioso “ingrediente”.

Prova a rifletterci…

Rinunciare al conflitto narrativo?

Che assurdità!

Dimenticare che lo scontro fra forze antagoniste costituisce il motore a propulsione di qualsiasi storia, a prescindere dal suo genere di appartenenza, sarebbe la via più sicura per tediare (e confondere) mortalmente il tuo pubblico!

Perciò, se vorrai assicurarti che il tuo romanzo/racconto funzioni, questo sarà sicuramente uno dei primissimi passi che verrai chiamato a compiere: capire che cosa sottintenda, esattamente, il concetto di “conflitto” in narrativa, e in che modo potrai usarlo per generare complicazioni e complessità all’interno della tua trama…


Quanti “tipi” di conflitto esistono in narrativa?

In che modo Robert McKee propone di classificare i diversi tipi di conflitto che è possibile trovare all’interno di una storia?

E’ presto detto.

Di fatto, abbiamo:

  • Il Conflitto Interpersonale
  • Il Conflitto Interiore
  • Il Conflitto Extra-personale

Il Conflitto Interpersonale è quello che vede il protagonista opporsi alle azioni di qualsiasi altro personaggio.

Spesso (ma non necessariamente) ci si riferisce allo scontro con il villain o con uno dei suoi aiutanti. In generale, però, possiamo dire che il fulcro del conflitto interpersonale riguarda tutte quelle relazioni che si vengono a instaurare fra l’eroe della storia e il resto del cast, nel momento preciso in cui fra di loro si scatena un attrito.

Nelle storie di formazione, anche le figure genitoriali possono essere spesso fonte di grande tensione narrativa. Considera, ad esempio, il personaggio di Muneeba Khan nella recente miniserie Disney “Ms Marvel”, o il ruolo delle famiglie Fairmont e Burns nello show Netflix “First Kill“.


Il Conflitto Interiore è ciò che si scatena quando il protagonista è costretto ad affrontare i suoi demoni interiori.

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Come scrivere l’incipit perfetto: dalla “domanda invisibile” alla scena d’apertura


come scrivere incipit romanzo

Se sei nato dopo il 1841, probabilmente sai già che un incipit in stile “I Promessi Sposi” non è la scelta ideale per un autore di romanzi che aspiri a procurarsi un editore e a coltivare un seguito di lettori nell’anno del Signore 2022.

La verità è che viviamo in un mondo frenetico, ricco di opportunità, mezzi di intrattenimento e distrazioni: Netflix, TikTok, Snapchat, WhatsApp, Spotify, il circolo locale del bingo, e chi più ne ha, più ne metta…

Se vuoi che il tuo lettore scelga di dedicare la sua sospiratissima serata libera al tuo libro, dovrai riuscire a confezionare l’incipit perfetto, in grado di catturare la sua attenzione e catapultarlo all’interno della tua storia fin dai primissimi paragrafi.

Altrimenti, quel lettore mollerà allegramente il tuo libro a pagina 4 e correrà a spararsi l’ennesima maratona di “Grey’s Anatomy”. Lo sai, che lo farà. Perché è quello che faresti anche tu, se ti trovassi alle prese con l’inizio di un romanzo che non riesce a risvegliare minimamente il tuo interesse.

Perciò, da che parte si inizia a raccontare una storia? Come si può riuscire a scrivere un incipit coinvolgente, accattivante e in grado di dimostrare al pubblico che il tuo romanzo vale tutto il tempo (e il denaro) speso per la lettura?

È arrivato il momento di scoprirlo insieme! 😀

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Come scrivere la scena di un romanzo: 5 “step” per non sbagliare


Il 95% degli aspiranti scrittori e dei giovani autori esordienti non è in grado di scrivere una scena.

Boom!

Cosa dico?

La tragica verità è che la stragrande maggioranza di costoro non sarebbe neanche in grado di spiegarti la differenza che passa fra un mucchio di parole a caso e una scena.

Figuriamoci se possiede gli strumenti necessari a capire che questa mancanza, con ogni probabilità, rappresenta il principale motivo per cui niente di quello che scrive ha la benché minima speranza di funzionare!

Ma tu non sei come loro, dico bene, amico mio? Tu VUOI migliorare.

E il tuo cuore è finalmente pronto a imboccare la strada che ti permetterà di sbloccare il tuo potenziale…

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