Il conflitto in narrativa: la sottile arte di sfidare il protagonista, per stregare il lettore



«Il conflitto sta alla narrazione come il suono sta alla musica.»

 Robert McKee

In narrativa, il conflitto è uno degli strumenti più importanti in assoluto.

Assolutamente imprescindibile.

Senza conflitto, infatti, una storia non avrebbe alcuna possibilità di progredire.

In fondo, l’abbiamo già dimostrato un paio di settimane fa, quando abbiamo parlato dei 5 “step” necessari alla costruzione di una buona scena.

Soltanto gli autori più inesperti, ingenui e totalmente fuori controllo 😆 potrebbero prendere in considerazione l’idea di fare a meno di questo prezioso “ingrediente”.

Prova a rifletterci…

Rinunciare al conflitto narrativo?

Che assurdità!

Dimenticare che lo scontro fra forze antagoniste costituisce il motore a propulsione di qualsiasi storia, a prescindere dal suo genere di appartenenza, sarebbe la via più sicura per tediare (e confondere) mortalmente il tuo pubblico!

Perciò, se vorrai assicurarti che il tuo romanzo/racconto funzioni, questo sarà sicuramente uno dei primissimi passi che verrai chiamato a compiere: capire che cosa sottintenda, esattamente, il concetto di “conflitto” in narrativa, e in che modo potrai usarlo per generare complicazioni e complessità all’interno della tua trama…


Quanti “tipi” di conflitto esistono in narrativa?

In che modo Robert McKee propone di classificare i diversi tipi di conflitto che è possibile trovare all’interno di una storia?

E’ presto detto.

Di fatto, abbiamo:

  • Il Conflitto Interpersonale
  • Il Conflitto Interiore
  • Il Conflitto Extra-personale

Il Conflitto Interpersonale è quello che vede il protagonista opporsi alle azioni di qualsiasi altro personaggio.

Spesso (ma non necessariamente) ci si riferisce allo scontro con il villain o con uno dei suoi aiutanti. In generale, però, possiamo dire che il fulcro del conflitto interpersonale riguarda tutte quelle relazioni che si vengono a instaurare fra l’eroe della storia e il resto del cast, nel momento preciso in cui fra di loro si scatena un attrito.

Nelle storie di formazione, anche le figure genitoriali possono essere spesso fonte di grande tensione narrativa. Considera, ad esempio, il personaggio di Muneeba Khan nella recente miniserie Disney “Ms Marvel”, o il ruolo delle famiglie Fairmont e Burns nello show Netflix “First Kill“.


Il Conflitto Interiore è ciò che si scatena quando il protagonista è costretto ad affrontare i suoi demoni interiori.

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Come creare la scheda di un personaggio: guida, esempi e miti da sfatare


ultima notte a soho - banner

«Come si scrive la scheda di un personaggio

«Da che parte si comincia a “inventare” il carattere di un protagonista?»

«Come faccio ad assicurarmi che ogni elemento della caratterizzazione del mio eroe sia coerente con gli altri?»

Ho notato che, nello sforzo di trovare un responso a questi ultimi due interrogativi, molti aspiranti autori tendono ad aggrapparsi alla necessità di compilare una “scheda del personaggio”. Quasi come se si trattasse di una fune alle quali sostenersi, per evitare di finire risucchiati dal flusso di creatività irresistibile che potrebbe trascinarli a valle…

Capisco questi autori. Credimi: li capisco davvero bene!

In fondo, come diceva Stephen King, scrivere un libro è un po’ come imbarcarsi per una traversata atlantica a bordo di una vasca da bagno. Tutto ciò che può aiutarci a sentirci più sicuri – e impedire alla nostra bagnarola di mostrare le prime falle – deve essere considerato cosa buona e giusta.

Ed ecco perché, oggi, ho deciso di fornirti una sorta di piccola “guida” alla creazione della scheda di un personaggio. Un documento che potrà veramente rivelarsi utile durante la prima stesura del tuo romanzo, e non soltanto la solita perdita di tempo.

Nello sforzo di semplificarti un po’ le cose, ti proporrò quindi una scheda-esempio relativa alla protagonista del magistrale film “Ultima Notte a Soho”, diretto da Edgar Wright


Caro Scrittore, ti presento il personaggio!

Ricordi? Abbiamo già stabilito che il protagonista di una storia, in modo particolare, deve essere in grado di influenzare la trama, il ritmo, le tematiche e le azioni del resto del cast.

Imbarcandosi in due “viaggi” diversi, ma complementari (quello esterno e quello interiore – la trama e l’arco del personaggio), l’eroe si sottopone quindi a un grandioso e avvincente percorso di trasformazione, fino a diventare la “miglior versione possibile” di se stesso.

Il discorso si applica, in scala ridotta, a qualsiasi personaggio del tuo libro. Ovviamente, più importante sarà il suo ruolo, e maggiore attenzione dovrai riservare alla cura del suo arco e della sua caratterizzazione.

Ma, affinché tu possa riuscire nella tua impresa, naturalmente dovrai assicurarti prima di tutto di CONOSCERE il tuo protagonista: intimamente e profondamente, dentro e fuori.

Non soltanto il suo aspetto fisico, quindi, o l’elenco dettagliato dei suoi pregi e dei suoi difetti (dolce, cinico, chiacchierone, ombroso, avaro, generoso eccetera).

Mi riferisco soprattutto al suo modo di pensare, di esprimersi e di parlare. Alla sua identità e ai suoi traumi del passato. Alle sue difficoltà di ogni giorno e alle sue complesse relazioni con il resto dei personaggi che definiscono il suo mondo.

In poche parole: a tutto ciò che permetterà al lettore di identificarsi con il personaggio e imparare ad amarlo.

Come possiamo riuscire a raggiungere questo livello di “intimità” con i nostri personaggi e, contemporaneamente, ad assicurarci che il nostro eroe (o villain, o mentore, o love interest…) sia DAVVERO l’uomo o la donna giusto/a per la nostra storia?

Ma, soprattutto… come possiamo riuscire a “organizzare” ogni informazione in nostro possesso attraverso una scheda del personaggio efficiente e pronta all’uso?

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Come scrivere l’incipit perfetto: dalla “domanda invisibile” alla scena d’apertura


come scrivere incipit romanzo

Se sei nato dopo il 1841, probabilmente sai già che un incipit in stile “I Promessi Sposi” non è la scelta ideale per un autore di romanzi che aspiri a procurarsi un editore e a coltivare un seguito di lettori nell’anno del Signore 2022.

La verità è che viviamo in un mondo frenetico, ricco di opportunità, mezzi di intrattenimento e distrazioni: Netflix, TikTok, Snapchat, WhatsApp, Spotify, il circolo locale del bingo, e chi più ne ha, più ne metta…

Se vuoi che il tuo lettore scelga di dedicare la sua sospiratissima serata libera al tuo libro, dovrai riuscire a confezionare l’incipit perfetto, in grado di catturare la sua attenzione e catapultarlo all’interno della tua storia fin dai primissimi paragrafi.

Altrimenti, quel lettore mollerà allegramente il tuo libro a pagina 4 e correrà a spararsi l’ennesima maratona di “Grey’s Anatomy”. Lo sai, che lo farà. Perché è quello che faresti anche tu, se ti trovassi alle prese con l’inizio di un romanzo che non riesce a risvegliare minimamente il tuo interesse.

Perciò, da che parte si inizia a raccontare una storia? Come si può riuscire a scrivere un incipit coinvolgente, accattivante e in grado di dimostrare al pubblico che il tuo romanzo vale tutto il tempo (e il denaro) speso per la lettura?

È arrivato il momento di scoprirlo insieme! 😀

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Come scrivere un protagonista indimenticabile: dalla “ferita emotiva” alla scoperta della propria verità

come scrivere un protagonista indimenticabile

L’arte di scrivere un personaggio è un processo che richiede attenzione, pazienza, capacità di ascoltare e spingersi oltre le apparenze.

Il discorso vale per la creazione di qualsiasi comprimario, a prescindere dal suo “allineamento” (buono o cattivo), ma diventa ancora più importante nel momento in cui parliamo della costruzione del protagonista del tuo romanzo: il personaggio che permetterà al lettore di entrare nel mondo della tua storia e sperimentare attraverso di lui/lei una valanga di emozioni!

Qualche settimana fa, mi sono imbattuta nel libro di Lewis JorstadWrite Your Hero”, una vera e propria “guida” alla genesi dell’ EROE/PERSONAGGIO PRINCIPALE.

Un manuale utilissimo, ricco di spunti di riflessione e suggerimenti operativi.

Nel post che seguirà, farò riferimento soprattutto (ma non esclusivamente) all’opera di Jorstad.

Per approfondire l’argomento, ti suggerisco ovviamente di procurarti il manuale in questione e divorarlo da cima a fondo! 🙂

Chi è il protagonista?

Il protagonista di un romanzo rappresenta prima di tutto una sorta di «finestra» affacciata sul mondo della tua storia.

Noi lettori arriviamo spesso a considerare l’eroe alla stregua di un vero e proprio «avatar»: per l’intera durata della lettura, infatti, avremo la possibilità di immergerci nella sua storia e sperimentare insieme a lui centinaia di avventure di ogni tipo, spesso lontanissime dalla nostra realtà di ogni giorno!

«Che si ritrovino ad affrontare battaglie epocali o a godersi vittorie schiaccianti, noi lettori abbiamo la possibilità di sperimentare la storia esclusivamente attraverso di loro [i protagonisti]. Quando hanno paura, il nostro cuore fa un balzo, e quando sono felici, non possiamo fare a meno di sorridere. A lettura finita, questi personaggi diventano reali, per noi, tanto qualsiasi altra persona all’interno delle nostre vite.»

Lewis Jorstad, “Write Your Hero”

L’eroe dovrà anche, naturalmente, rivelarsi in grado di influenzare tantissime componenti della narrazione. Ad esempio, la struttura della trama, il ritmo, i temi e il resto del cast

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Che cos’è un editor di romanzi? Superpoteri, miti e un paio di verità su questa misteriosa figura professionale

che cos'è un editor di romanzi

Che cos’è un editor?

Che cosa fa, che cosa non fa… ma, soprattutto, che cosa può fare per te?

Ancora oggi, quella dell’editor sembra essere una figura professionale ammantata da un certo alone di mistero.

C’è chi gli/le attribuisce un valore fondamentale, a volte perfino di stampo mistico/religioso.

«Un buon editor può fare la differenza fra un romanzo di successo e uno che non vedrà mai la luce del sole», sostengono costoro. «Un buon editor è la stella polare in grado di tracciare la rotta che permette a un autore di talento di sviluppare il suo potenziale e trasformarsi nell’astro brillante che è nato per diventare.»

All’altro capo dello spettro, invece, troviamo loro… Ebbene sì: i miscredenti, coloro che, all’alba dell’anno del Signore 2022, sono ancora convinti che l’arte di editare, pubblicare e sponsorizzare un libro possa essere considerata alla stregua di un lavoro da improvvisare, così, alla meno peggio.

Le stesse persone che, a quanto pare, continuano ad andare orgogliosamente fiere della loro incapacità di strutturare una trama, di gestire l’arco di un personaggio, di imparare le più basilari regole dello show, don’t tell

Loschi e inquietanti figuri pronti a sghignazzare e a torcersi i baffi, al pensiero di qualcuno, là fuori, realmente disposto a sottoporre il suo romanzo all’attenzione di questo o quell’altro book blogger di grido soltanto dopo essersi premurato di rimuovere ogni singola, infame “d” eufonica dal suo testo, o di averlo addirittura impaginato in un modo che non faccia venire voglia al lettore di cavarsi gli occhi.

Ma la verità è che, come per ogni leggenda che si rispetti, anche quella dell’editor tende ad accompagnarsi a una serie di frustranti e noiosissime dicerie da comari.

Perciò, prima di rispondere all’amletico interrogativo suggerito dal titolo del nostro post, suppongo che faremo meglio ad abbozzare un piccolo passo indietro, e a cercare di sfatare un paio di miti molto molesti.

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Come scrivere la scena di un romanzo: 5 “step” per non sbagliare


Il 95% degli aspiranti scrittori e dei giovani autori esordienti non è in grado di scrivere una scena.

Boom!

Cosa dico?

La tragica verità è che la stragrande maggioranza di costoro non sarebbe neanche in grado di spiegarti la differenza che passa fra un mucchio di parole a caso e una scena.

Figuriamoci se possiede gli strumenti necessari a capire che questa mancanza, con ogni probabilità, rappresenta il principale motivo per cui niente di quello che scrive ha la benché minima speranza di funzionare!

Ma tu non sei come loro, dico bene, amico mio? Tu VUOI migliorare.

E il tuo cuore è finalmente pronto a imboccare la strada che ti permetterà di sbloccare il tuo potenziale…

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Come strutturare la trama di un romanzo: il metodo “Save the Cat!”

Come forse saprai, il metodo “Save the Cat!” si pone alla base del processo di costruzione del 99% delle sceneggiature hollywoodiane di successo.

Bada, sto facendo riferimento a un “modello” super-collaudato, sviluppato dall’illustre educatore, autore e sceneggiatore statunitense Blake Snyder.

Sono certa che anche tu ne avrai sentito parlare.

Ma forse c’è qualcosa che ancora non sai…

Appena una manciata d’anni fa, l’autrice americana Jessica Brody ha pubblicato un manuale che offre anche agli aspiranti romanzieri una vera e propria “guida” alla costruzione della struttura di una buona storia!

Un libro che, ovviamente, è stato ufficialmente ispirato dai principi previsti dal metodo “Save the Cat!”.

Non starò qui a menar il can per l’aia: il manuale della Brody è semplicemente grandioso, e penso davvero che dovresti leggerlo!

Si tratta, peraltro, di una lettura all’insegna della piacevolezza e del coinvolgimento. Scommetto che lo divorerai in poche ore!

In questo articolo, cercherò intanto di proporti un breve compendio dei suoi punti principali.

Se stai scrivendo un romanzo, e non sogni d’altro che di riuscire a consegnare ai posteri una storia incalzante, dinamica, coinvolgente e ricca di emozioni… bè, fidati di me: lo schema che sto per fornirti ti permetterà di partire con una marcia in più! ;D

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Come sviluppare la trama di un romanzo: un semplice test per passare dall’idea al plot

Da che parte si comincia a sviluppare la trama di un romanzo?

Come si scrive un plot accattivante?

Che cosa significa lavorare sull'”architettura” di una storia?

Bè, ovviamente non esiste una risposta semplice a nessuna di queste domande.

La strada per l’inferno è lastricata di responsi banali a interrogativi intricati: ci avevi mai fatto caso? ;D

Tuttavia, esistono numerose strategie per affrontare la questione, e oggi ho intenzione di svelarti qualche piccolo trucchetto che, con un pizzico di accortezza, ti permetterà di avviarti sulla giusta strada.

Svilupperemo l’argomento nel corso dei post a seguire. Nelle prossime settimane, infatti, avremo modo di parlare della struttura in tre atti, del metodo “Save the Cat!“, e di parecchi altri spunti interessanti!

Ma, per il momento, preferirei concentrami su un paio di aspetti preliminari….

Come si fa a inventare una storia?

Partiamo dall’ABC. E supponiamo che tu sia stato appena folgorato dalla più brillante, originale e anticonvenzionale idea della storia della narrativa!

Immagino che ne sarai orgoglioso.

Ehi, hai tutto il diritto di esserlo: dopotutto, non è mica una cosa che capita tutti i giorni, e forse nemmeno a chiunque! 😀

Peraltro, ho una certa familiarità con il tipo di “brivido” che può derivare un’intuizione del genere: perciò so che si tratta di una delle più deliziose, entusiasmanti, appaganti, maledettamente intossicanti sensazioni che un autore possa sperimentare nel corso della sua giornata!

Mi rendo anche conto di un’altra cosa, però. Dietro l’estasi, spesso si nasconde, in agguato, l’inizio di un nuovo circolo vizioso.

Perché è probabile che, che, dieci o quindici minuti dopo essere stato travolto dalla tua idea geniale, tu abbia già ceduto alla tentazione di sederti alla scrivania e accendere il PC. Con il cuore a mille. E i palmi sudati.

Le tue dita si librano sulla tastiera, già pronte a comporre le fatidiche parole: “Capitolo 1 – Un incidente inaspettato”…

E, ascolta… so che forse non mi crederai, ma questo è proprio il genere di entusiasmo destinato a scagliarti incontro all’errore più grosso del pianeta!

Un po’ come chiedere a qualcuno di sposarti, dieci minuti dopo aver realizzato che condividete gli stessi interessi e che ti piace davvero tanto il suo profumo…

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Scrivere l’arco trasformativo di un personaggio: guida per principianti


scrivere arco trasformativo personaggio - joker

Che cos’è l’arco trasformativo di un personaggio?

Ricordi? Nei giorni scorsi abbiamo già accennato qualcosa a proposito di quest’argomento.

In almeno un paio di occasioni, infatti, abbiamo descritto l’arco del personaggio come il “viaggio interiore” che il protagonista viene chiamato a compiere nel corso della trama.

Il suo processo di trasformazione; quel cambiamento graduale e irreversibile che gli permetterà, nella maggior parte delle occasioni, di diventare quell’unica versione “migliorata” di se stesso in grado di superare tutte le avversità “fisiche” previste dal plot.

«Nella narrativa, gli eventi principali e i punti di svolta portano al cambiamento di un personaggio, e questo percorso è chiamato arco di trasformazione. L’arco di trasformazione è un viaggio fitto di comprensione, epifanie e rivelazioni. Un personaggio che non cambia è un personaggio statico.»

(Jessica Page Morrell, Master di Scrittura Creativa).

Ma attraverso quali fasi avviene, esattamente, questa spettacolare metamorfosi?

E fra quanti diversi “tipi” di arco del personaggio è possibile scegliere?


I 3 archi trasformativi del personaggio

Anche se un personaggio è in grado di evolversi in direzioni imprevedibili e variegate, possiamo comunque restringere il novero dei suoi possibili percorsi di trasformazione.

I “modelli” fondamentali a cui fare riferimento sono tre, e si distinguono in base alla “rotta” scelta per il cambiamento del personaggio.

L’arco positivo

È il più diffuso tipo di arco del personaggio in cui ti capiterà mai di imbatterti, popolare tanto al cinema e in tv, quanto all’interno del mondo dei libri.

In effetti, se ci fai caso, è proprio all’arco positivo che abbiamo fatto riferimento fin qui e, in modo particolare, quando ci siamo soffermati a descrivere il popolare metodo “Save the Cat!” per strutturare la trama di un romanzo o di un film.

Un arco positivo inizia sempre con un protagonista più o meno “danneggiato”, tormentato da demoni interiori, difetti di personalità, vari livelli di negazione e insoddisfazione personale.

Nel corso della storia, si avvicenderanno tuttavia una serie di eventi che costringeranno l’eroe a sfidare i suoi limiti e a mettere in discussione ogni cosa che credeva di sapere a proposito di se stesso e del mondo.

Soltanto alla fine della storia, il personaggio riuscirà a superare i suoi precedenti preconcetti e a trasformarsi in una persona più consapevole e completa.

E, presumibilmente, anche a usare questa nuova forza per sgominare il suo antagonista!


Smantellando la Bugia

Nel suo prezioso manuale “Creating Character Arcs”, l’autrice di popolari romanzi storici e di speculative fiction K. M. Weiland ci spiega che, alla base di ogni buon arco positivo di trasformazione del personaggio, si pongono una manciata di elementi fondamentali:

  • Prima di tutto, una grande Bugia a proposito di se stesso e/o del mondo, al quale il personaggio dimostra di credere ciecamente. In uno degli articoli precedenti, ci siamo riferiti a questa bugia nei termini di “harmful belief”; vale a dire, una convinzione dannosa per il benessere del personaggio, o comunque concretamente in grado di ostacolare la sua crescita interiore. Ad esempio, una giovane donna potrebbe pensare qualcosa sulla falsariga di: “Al mondo esistono solo persone superficiali, perciò l’unica virtù che conta è la bellezza fisica. Io non sono bella, perciò non conto niente. Non potrò mai essere amata.”
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“Locklands”: la recensione del libro fantasy di Robert Jackson Bennett


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Prima di iniziare a scrivere la recensione di “Locklands”, ho avuto bisogno di un po’ di tempo per riprendere fiato. Credimi quando ti dico che il finale di questa trilogia è assolutamente pazzesco… Al pari di tutta la saga di Robert Jackson Bennett, ovviamente.

Un puro concentrato di azioni rocambolesche, heist al cardiopalma e personaggi pronti a ottenere un bel certificato di residenza all’interno del tuo cuore.

La Mondadori sta per portare a compimento la pubblicazione della serie. Per scoprire quando uscirà “Locklands”, non ti resta che scrollare l’articolo e sbirciare qualche paragrafo più in basso.


La trama

In passato, Sancia, Berenice e Clef hanno già fronteggiato molte crisi. Ogni singola volta, le probabilità sembravano completamente contro di loro. Ogni singola volta, sono riusciti a trionfare.

Stavolta, però, i nostri eroi stanno per imbarcarsi in una guerra che sanno di non poter vincere.

Perché, ormai, non si tratta più di derubare baroni corrotti o sconfiggere uno ierofante immortale.

L’entità che sta cercando di schiacciarli è dotata di un’intelligenza che si è già diffusa attraverso il globo. Una creatura a metà strada fra scienza e magia, in grado di usare il potere della scrittura non soltanto per controllare gli oggetti – come hanno sempre fatto Sancia, Ber, Orso e gli altri – ma anche le menti umane.

Per combatterla, i nostri eroi hanno utilizzato la tecnologia sviluppata a Foundryside e accettato di trasformare se stessi e i propri alleati in un’armata – una vera e propria società utopica – diversa da qualsiasi altra cosa l’umanità abbia visto sinora.

Con questa potenza di fuoco alle spalle, San e gli altri sono riusciti a liberare una manciata di “ospiti” dell’intelligenza semi-artificiale contro cui si stanno battendo e perfino a sconfiggere alcuni dei suoi più temibili artefatti, indescrivibili strumenti di pura distruzione.

Eppure, malgrado i loro sforzi, il nemico continua ad avanzare. Implacabile. Inarrestabile.

E così, mentre l’entità si avvicina sempre più al suo vero obiettivo – un’antica porta, da tempo sepolta, in grado di condurre chiunque osi varcare le sue soglie all’interno delle camere nascoste al centro della creazione stessa – Sancia e i suoi compagni intravedono un’ultima opportunità per fermare il loro avversario.

Per coglierla, dovranno prima svelare il segreto che circonda le origini dell’arte della scrittura magica, imbarcarsi in una disperata missione nella roccaforte del potere del loro nemico, e mettere su il più azzardato e pericoloso “colpo” della loro carriera.


“Locklands”: la recensione

Una piccola premessa: ho amato i personaggi, i dialoghi, le ambientazioni e il finale di “Locklands” con tutta la fedeltà di un mastino e il disperato struggimento di una fangirl con la metà dei miei anni!

Ribadirò adesso una cosa che non mi stancherò mai e poi mai di ripetere: se ami autori come Brandon Sanderson, Nicholas Eames e John Gwynne, questa è la saga ideata su misura per te.

Il worldbuilding è esplosivo e il sistema magico a prova di bomba. I dialoghi sono memorabili e la caratterizzazione dei protagonisti riesce a rendere ciascuno di loro un beniamino, soprattutto grazie all’inserzione di tanti piccoli quirk e difetti in grado di enfatizzare la profonda umanità che si nasconde tanto nei personaggi buoni, quanto in quelli “cattivi”.

Con questo terzo volume, ti garantisco che Robert Bennett Jackson è riuscito a superare se stesso. I colpi da scena sono da infarto e il finale chiude il cerchio in maniera (quasi) perfetta.

Malgrado questo, devo confessarti che i primi capitoli del libro sono riusciti a cogliermi alla sprovvista. A… disorientarmi un pochino, per così dire.

Probabilmente perché mi ci è voluto un po’ per accettare la realtà e ammettere che i tempi scanzonati e felici in cui Sancia e gli altri scorrazzavano per le strade di Foundryside, imbrogliando mercanti e ingiuriando nobili, ormai erano definitivamente alle nostre spalle.

Tantissimi cambiamenti da assimilare, insomma, più un inizio in medias res che concede davvero pochissima tregua al lettore.

Soltanto per citare le novità più vistose:

  • In “Locklands”, ritroviamo Sancia, Berenice e Cleff otto anni dopo la fine degli eventi narrati in “Shorefall”. Le nostre eroine risultano considerevolmente invecchiate da allora, e perfino nella vita di Clef hanno iniziato a emergere una serie di sorprendenti cambiamenti …
  • Sancia è ancora la protagonista assoluta della saga. Ma “Locklands” è il libro indiscusso di Berenice e di Cleff. E’ il loro PoV a guidarci attraverso la maggior parte delle scene… E a loro appartengono, difatti, gli archi trasformativi più coinvolgenti e ricchi di dettagli commoventi.
  • L’altissima posta in gioco giustifica un repentino cambio di registro: dai motivetti allegri e faceti del primo e (in parte) anche del secondo volume, ai rintocchi apocalittici e tetri del terzo…
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