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“The Fireborne Blade”: la recensione del libro fantasy di Charlotte Bond


the fireborne blade recensione - charlotte bond

La recensione di “Fireborne Blade” è dedicata a tutti gli amanti delle storie di draghi!

Il romanzo breve di Charlotte Bond ha sicuramente un impianto “epico” dal taglio molto classico – la nostra eroina, del resto, è un cavaliere alle prese con la tradizionale quest della caccia al drago – ma può contare su un ottimo twist e su un promettente cast di protagonisti.

Avrei preferito che il libro si/ci concedesse qualche capitolo in più, magari per approfondire un po’ le relazioni fra i personaggi e il worldbuilding? Senz’ombra di dubbio!

Ma “Fireborne Blade” resta un libricino divertente, avvincente e, soprattutto, infarcito di taaaanta dragon-lore


La trama

Maddileh è un cavaliere. Nella sua professione è piuttosto raro trovare una donna, e le sembra spesso che sopportare il disprezzo e i commenti taglienti dei suoi pari sia ancora più difficile che stanare e uccidere draghi pericolosi.

Ma Maddileh è un cavaliere, e può affrontare di tutto.

Un giorno, però, un’infrazione minore la costringe all’esilio. Per rientrare nelle grazie dei regnanti, Maddileh è costretta a trovare un modo per redimere il proprio onore, peraltro nella maniera più drammatica possibile. Per riuscirci, decide di ritrovare la leggendaria Fireborne Blade.

La spada, però, è custodita dalla Dama Bianca, uno dei draghi più antichi e scaltri attualmente in circolazione. Il tentativo potrebbe facilmente costarle la vita. Anche perché, se la storia ci insegna qualcosa, è che, di solito, la parte che recita “o muori provandoci” è quella che finisce per avverarsi…


“The Fireborne Blade”: la recensione

Malgrado il taglio classico della trama, “The Fireborne Blade” si avvale di un tocco di light academia che assolve, in maniera egregia, il duplice obiettivo di modernizzare la narrazione e rendere l’intreccio più inaspettato e misterioso.

Anche perché la componente avventurosa si rivela senz’altro predominante (dopotutto, “The Fireborne Blade” si svolge, per i tre quarti, all’interno del dungeon costituito dal covo di un temibile drago sputafuoco…), ma è grazie all’elemento psicologico che la storia di Charlotte Bond riesce a distinguersi.

E, in realtà, sono proprio i numerosi brani di “scienza draconica applicata” che intervallano l’odissea di Maddileh a tenere insieme le fila del piccolo mistero che si dipana ai margini della trama.

Ovviamente, se sei alla ricerca di un plot characters-driven, questo non è assolutamente il romanzo che fa per te! Intendiamoci: i personaggi risultano un po’ abbozzati, ma presentano senz’altro dei tratti interessanti. Non li reputo malvagi: Maddileh, ad esempio, mi ha ricordato una sorta di via di mezzo fra la Alanna di Tamora Pierce e l’indimenticabile Lady Brienne di Tarth di George R. R. Martin.

Il suo arcigno (e imbranato) scudiero mi ha fatto pensare a una versione meno simpatica e ingenua del Maximus di “Fallout”. Saralene, invece…

Mmm. In realtà, devo ancora inquadrare bene il personaggio della maga: anche perché mi aspettavo qualcosa in più dal punto di vista del romance, e non ho ancora capito se si tratta di una fantasia mia o se, effettivamente, le cose prenderanno una piega diversa a partire dal prossimo volume.

Ma devo dire che ho comunque apprezzato la sfrenata ambizione e la sfrontata capacità di Saralene di sfidare ogni convenzione…


Nella tana della bestia (aka “Toccata e fuga”)

Azione veloce, mostri in agguato nell’ombra e colpi di scena inaspettati: sono queste le parole-chiave della nostra recensione di “The Fireborne Blade”!

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7 libri romance gotici “saffici” che combinano horror e love story


Una bella rassegnata dedicata ad alcuni fra i più popolari libri gotici romance a tema “saffico”: potremmo forse sperare di celebrare in maniera migliore la recente uscita di “Moonstone”, il primo YA dell’autrice britannica Laura Purcell?

Se non hai ancora letto nulla di questa acclamata regina del romanzo storico-gotico, ti consiglio di correre a recuperare “Il Filo Avvelenato” (edito in Italia da Mondadori): si tratta di una storia cupa e serratissima, che ti terrà avvinghiata dalla prima all’ultima pagina. Fino a un finale brutale, assolutamente sconvolgente, che non ti lascerà più andare!

Con “Moonstone”, invece, Laura Purcell compirà una vera e propria incursione nel campo del gothic-romance. Prima di scoprire gli altri libri protagonisti del nostro articolo, diamo allora un’occhiata alla trama di questo attesissimo romanzo…

7 libri romance gotici “saffici” che (forse) non conosci ancora: “Moonstone” di Laura Purcell

libri romance gotici saffici - moon stone

Non comportarti male. Fai attenzione alla luna. E non uscire mai dopo il tramonto…

A causa di uno scandalo nei giardini del piacere di Vauxhall, Camille viene spedita a vivere con la sua madrina, un’eremita che vive nei boschi con l’unica compagnia di sua figlia, una ragazza molto bizzarra di nome Lucy. Tagliata fuori dalla società civile, Camille dovrà imparare ad adattarsi alle severe regole della sua madrina.

Ma Camille non ha mai incontrato nessuno come Lucy. E, mentre le due iniziano ad avvicinarsi, permettendo alla loro relazione di sconfinare in un territorio sempre più pericoloso, una serie di strani episodi prende a verificarsi. Morti misteriose, segni di artigli che marchiano le porte, e un terribile ululato che squarcia la notte. Il verso di una creatura che sembra quasi… sovrannaturale.

Ma di cos’è che Camile farebbe meglio ad avere paura? Di ciò che si nasconde nei boschi, o… del suo stesso cuore?

L’edizione in lingua originale inglese di “Moonstone” ti aspetta già su Amazon.


“Bitthertorn” di Kat Dunn

“Bittherton” è un ammaliante e irresistibile slowburn, dedicato soprattutto ai fan di titoli come “Belladonna” e “One Dark Window”.

La storia, in effetti, impiega qualche capitolo a scaldare i motori. Ma ti assicuro che, nel giro di una cinquantina di pagine, ti ritroverai a scoprire il valore di ogni singolo istante di pazienza!

Dopotutto, l’atmosfera è così affascinante da togliere il fiato e la caratterizzazione delle due protagoniste si rivela eccellente!

Ecco la trama…

Blumwald è una città tormentata da un’oscura maledizione: in un sinistro castello annidato fra i boschi, vive una Strega mostruosa. Una volta ogni generazione, la Strega arriva in paese e reclama un companion da portare al castello con lei. Tutti, in paese, sanno la verità: il prescelto non farà mai più ritorno.

E, adesso, si sta avvicinando il tempo di un nuovo sacrificio…

Mina, la figlia del duca, sta cercando di superare un lutto, ma la sua vita è intrisa di un’insopportabile solitudine. Ha perso ogni speranza di un futuro a Blumwald. E così, quando la Strega arriva, pronta a esigere la sua prossima offerta, Mina si offre volontaria. Ma non ha la più pallida idea di ciò che la aspetta…

L’edizione in lingua originale inglese di “Bitterthorn” è già disponibile su Amazon.


“All the Dead Lie Down” di Kyrie McCauley

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In pochi conoscono questa piccola perla gotica. Ed è un peccato: il libro di Kyrie McCauley riesce a combinare la tensione sovrannaturale di “Pet Semetary” con lo struggente romanticismo gotico della serie tv “The Haunting of Bly Manor”!

Se vuoi saperne di più, ti basta dare un’occhiata alla mia recensione di “All the Dead Lie Down”.

La sinossi, invece, recita così:

Qualche giorno dopo che una tragedia lascia Marin Blythe orfana e sola al mondo, la ragazza riceve un sorprendente invito da parte di Alice Lovelace – un’acclamata autrice di libri horror, nonché grande amica d’infanzia di sua madre. Alice offre a Marin una posizione da governante a Lovelace House, la sua dimora di famiglia sulle coste del Maine.

Marin accetta e si ritrova a occuparsi delle peculiari figlie di Alice. Thea è una bambina che seppellisce le sue bambole in giardino, celebrando un solenne funerale per ognuna di loro, mentre Wren cerca di fare tutto il possibile per convincere Marin ad andarsene. Poi la sorella maggiore delle ragazze, Evie Hallowell, torna a casa dopo essere stata espulsa da una prestigiosa accademia.

Anche Evie si comporta in modo strano. Eppure, Marin si sente incredibilmente attratta da lei; magari a causa del suo comportamento magnetico, o della sua grazia eterea.

Eppure, con il passare dei giorni, Marin non riesce a scrollarsi di dosso l’ansia che la segue come un’ombra. Uccelli morti si materializzano nella sua stanza. Le burle delle bambine vanno incontro a un’escalation. E qualcosa di pericoloso si annida nei boschi, lasciandosi alle spalle una scia di animali mutilati.

A Lovelace House non va tutto bene. E Marin dovrà svelare i suoi segreti, prima che il mistero della casa abbia la possibilità di consumarla.

Come sempre, l’edizione in lingua inglese di “All the Dead Lie Down” ti aspetta su Amazon!


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5 libri cozy fantasy del 2024 da aggiungere in TBR


Ormai sappiamo tutti cosa aspettarci da un bel libro cozy fantasy, no?

Un gatto acciambellato sul focolare, una strega un po’ grumpy-ma-dal-segreto cuore d’oro, qualche omino di marzapane, una coppia di fate madrine giocherellone, un incandescente torneo di cucina…

In altre parole: tanto slice-of-lice, un happy ending assicurato, una filosofia in perfetto stile “high fantasy and low stakes”, delle piacevolissime vibes rilassate… meglio ancora se venate di estetica cottagecore!

Fra i libri cozy fantasy più popolari troviamo “Lagend and Lattes” di Travis Baldree, “The House in the Cerulean Sea” e “Nella Vita dei Burattini” di T.J. Klune, “L’Enciclopedia delle Fate di Emily Wilde” di Heather Fawcett,“A Wizard’s Guide to Defensive Baking” di T. Kingfisher e “The Tea Dragon Society” di Kay O’Neill.

Ma quali sono i titoli del 2024 che un amante del cozy fantasy farebbe bene ad aggiungere IMMEDIATAMENTE alla sua TBR? E quanti di questi libri saranno tradotti anche in italiano?

Nel resto dell’articolo, troverai una serie di consigli e un paio di titoli su cui non vedo l’ora di mettere le mani. Se ti va, fammi sapere nei commenti che cosa ne pensi e quali sono i libri cozy fantasy che, secondo te, un lettore non potrebbe assolutamente rischiare di farsi scappare! ^^


5 libri cozy fantasy da aggiungere in wishlist nel 2024: “The Honey Witch”

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Il libro d’esordio di Sydney J. Shields rappresenta una delle mie uscite più attese del 2024. Anzi: forse la più attesa, in assoluto.

Ho prenotato la mia copia da tempo immemorabile; tant’è che, non appena vedrò arrivare il corriere all’orizzonte, probabilmente metterò da parte qualsiasi altra cosa e mi fionderò sulla lettura di “The Honey Witch” come se si trattasse dell’ultimo libro fantasy rimasto sulla faccia del pianeta!

Ma di cosa parla questo chiacchieratissimo libro cozy fantasy, e perché in molti lo descrivono come una sorta di “Quando Bridgerton incontra Amori e Incantesimi”?

 Bè, diciamo che la trama è abbastanza eloquente…

Marigold Claude ha 21 anni. Ha sempre preferito la compagnia degli spiriti della brughiera a quella dei corteggiatori che hanno provato a conquistarla. Così, quando sua nonna decide di spedirla nel cottage di famiglia, sulla piccola isola di Innisfree, con l’obiettivo di addestrarsi per diventare la prossima “strega del miele”, Marigold non ha un solo attimo di esitazione.

Ma la sua magia, appena scoperta, e la sua indipendenza hanno un prezzo nascosto: nessuno può innamorarsi della Strega del Miele!

Non appena Lottie Burke, una nota scettica e ancor più famosa brontolona che non crede nella magia, si presenta alla sua porta, Marigold non può resistere alla tentazione di dimostrarle che la magia è fin troppo reale. Nel giro di poco, però, Marigold comincia a legarsi a Lottie in modi che non si sarebbe mai aspettata.

Quando una magia oscura inizierà a risvegliarsi, minacciando di distruggere tutto ciò che ama, toccherà a lei combattere per assicurarsi che la sua casa e il suo cuore non vadano in pezzi.

EDIT: la mia recensione di “The Honey Witch” ti aspetta fra le pagine del blog! Su Amazon, invece, puoi acquistare la tua copia del libro in lingua inglese. E’ saltato fuori che il romanzo d’esordio di Sydney J. Shields ha qualche difetto, ma, nel complesso, è veramente tanto, tanto carino: la lettura ideale per chi ama per le ship pucciose, qualche cenno di spicy, le ambientazioni in stile Regency e il trope del grumpyXsunshine! 🙂


“The Teller of Small Fortunes” di Julie Leong

Okay, “The Teller of Small Fortunes” è una gemma imperdibile! Non esagero quando dico che non può assolutamente mancare nella libreria di qualsiasi fan di autori come T. J. Klune e Travis Baldree…

La storia ruota attorno alle avventure on-the-road di Tao, una chiaroveggente itinerante che viaggia per il mondo in compagnia del suo fidato mulo. Tao può prevedere soltanto le “piccole” fortune, però; le vicissitudini di ogni giorno, che si avvereranno nel giro di una settimana: chi bacerà la barista, quando la mucca partorirà il suo cucciolo ecc.

Tao sa, per esperienza personale, che predire le “grandi” fortune comporta sempre delle grandi conseguenze

Anche se la vita che conduce è un po’ solitaria, è comunque sempre meglio di ciò che si è lasciata alle spalle. All’improvviso, però, una piccola fortuna si trasforma in qualcosa di più, mettendo sulla sua strada un ladro (semi-)pentito e un ex-mercenario, pronti a reclutarla nella disperata ricerca di una bimba smarrita. Presto, al loro gruppo si aggiungeranno anche una fornaia con il pallino per l’avventura e – ovviamente – un gatto dall’aria vagamente magica…

La tua copia in lingua inglese di “The Teller of Small Fortune” ti aspetta su Amazon. Con disponibilità a partire da novembre 2024.


“A Letter to the Luminous Deep” di Sylvie Cathrall

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Il libro cozy fantasy di Sylvie Cathrall uscirà in italiano per la neonata imprint Ne/oN Libri. Data d’uscita prevista: 16 ottobre 2024.

I lettori italiani hanno accolto l’annuncio con un caldo entusiasmo e, in fondo, basta dare un’occhiata alla sinossi per capire il perché:

Una bellissima scoperta fuori dalla finestra della sua casa sottomarina spinge la reclusa E. a iniziare una corrispondenza con il rinomato studioso Henerey Clel. Le lettere che i due si scambiano sono piene di passione, all’inizio nei confronti dei loro reciproci interessi e poi, inevitabilmente, l’uno per l’altra.

Insieme, i due scoprono un mistero dagli abissi profondi, destinato a trasformare la vita di quel mondo sotto le onde che entrambi amano, e temono, nella stessa misura. Ma poi un maremoto distrugge la casa di E., e lei e Henerey svaniscono nel nulla.

Un anno più tardi, Sofy, la sorella di E., e Vyerin, il fratello di Henery, iniziano a sbrogliare la matassa del mistero che circonda la scomparsa dei loro cari. I principali indizi della loro ricerca proverranno dal denso carteggio dei due amanti e da una serie di appunti e schizzi tracciati sul campo…

A chi preferisce leggere in lingua originale, ricordo che “A Letter to the Luminous Deep” è già disponibile in inglese su Amazon.


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“Little Thieves”: la recensione del retelling fantastico di Margaret Owen


little thieves recensione - c'era una volta una ragazza cattiva margaret owen

Ravviviamo il blog con la recensione di “Little Thieves: C’era Una Volta Una Ragazza Cattiva”, l’incantevole retelling in salsa fiabesca di Margaret Owen.

Un libro che tutti i fan di autrici come Noami Novik e Katherine Arden farebbero bene a recuperare. Perché, per tematiche e atmosfere, “Little Thieves” ricorda moltissimo i classici “Uprooted” e “L’Orso e l’Usignolo”. Con un surplus di umorismo contagioso e un (bel) po’ di romance


La trama

Vanja Schmidt sa che nessun dono viene elargito a titolo gratuito, nemmeno l’amore di una madre… e il debito in cui si trova adesso? L’ha appena spiaggiata in un mare di guai!

Fino all’anno scorso, Vanja, figlia adottiva della Morte e della Fortuna, era la devota servitrice della Principessa Gisele. Ma le madri sovrannaturali di Vanja hanno chiesto un prezzo troppo alto da pagare per la loro premura, e così la ragazza è stata costretta a ingegnarsi per riappropriarsi del suo futuro… rubandolo a Gisele.

Prendere il suo posto è stata facile, tutto considerato. Il filo di perle incantate della principessa l’aiuta a tenere in vita l’illusione. Perciò, adesso, Vanja conduce una doppia vita, solitaria ma estremamente remunerativa, interpretando Gisele di giorno e una leggendaria ladra di gioielli di notte. L’obiettivo è quello di derubare l’infida nobiltà cittadina, fino a mettere via abbastanza denaro da levare definitivamente le tende.

Ma poi, a un colpo dal traguardo, Vanja si ritrova a contrariare la dea sbagliata. Una terribile maledizione si abbatte su di lei, portandola rapidamente incontro a un tragico destino: trasformarsi in una pila di gioielli, una pietra scintillante alla volta, fino a svanire completamente.

Vanja ha soltanto due settimane per capire come neutralizzare la maledizione e organizzare la sua fuga. E così, per mettersi al riparo dagli schemi del suo fidanzato e sopravvivere al maleficio, Vanja dovrà imbastire la più clamorosa truffa della sua carriera. Per fortuna, lungo la strada, potrà contare sull’aiuto di una creatura semi-divina dai tratti alquanto “bestiali” (ma estremamente adorabili!), di una principessa infuriata e di un sottoprefetto che non vede l’ora di acciuffarla.


“Little Thieves”: la recensione

“Little Thieves: C’era una Volta Una Ragazza Cattiva” è un romanzo denso di intrighi, avventure, scambi di identità, amore e magia. La premessa mi ha fatto pensare – inevitabilmente – alla cornice dell’indimenticabile “Il Racconto dei Racconti” di Giambattista Basile: con questa “perfida” serva che decide di approfittare della fiducia della sua padrona, una gentile e coraggiosa principessa, per rubare la sua vita, il suo palazzo e il suo regale fidanzato.

Ovviamente, nell’irriverente romanzo di Margaret Owen, le cose non stanno esattamente come sembrano, e ti garantisco che i twist incredibili non tarderanno ad arrivare!

A essere del tutto onesta, i personaggi secondari sono quelli che mi hanno fatto innamorare di questo titolo.

Perché Vanya, sì, ha una voce inconfondibile, e i suoi (innumerevoli) errori mi hanno aiutato a entrare particolarmente in sintonia con le sue battaglie e il suo tormentato percorso di crescita. Margaret Owen sa come si scrive un coming-of-age. Sa anche come si scrivono dei dialoghi effervescenti e carichi di sottotesto, cosa che non guasta.

Ma sono state soprattutto le vivaci e affascinanti dinamiche che l’eroina riesce a instaurare con TUTTI i personaggi del cast – e quindi, non soltanto quelle con il suo LI – a spingermi a investire le mie emozioni e il mio entusiasmo nella storia.

Margaret Owen, poi, gestisce l’elemento folcloristico con un’abilità da manuale. La narrazione risulta abbastanza avvincente da darti in pasto alla costante illusione di viaggiare attraverso foreste, vicoli oscuri e scenari incantati in compagnia di Vanya e dei suoi amici.

Un’immersione sensoriale definitiva, guastata appena un po’, secondo me, da un leggero eccesso di dettagli in alcuni punti, oltre che da un’inopportuna dilatazione del ritmo nel corso della seconda metà del secondo atto.


La storia di una ragazza cattiva… o solo di una “piccola ladra”?

Un’altra cosa fantastica di “Little Thieves”, secondo me, è che il libro si può tranquillamente leggere come se fosse autoconclusivo. Cioè, negli USA è già uscito il sequel (“Painted Devils”) e nel 2025 arriverà “Holy Terrors”, il terzo capitolo della saga. Eppure, posso assicurarti che il finale di “C’era Una Volta Una Ragazza Cattiva” si rivela così soddisfacente da rendere l’attesa per il libro successivo una passeggiata nel parco: non ci sono, infatti, subdoli cliffhanger, subplot importanti lasciasti in sospeso o cose così.

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“An Education in Malice”: la recensione del libro dark academia di S. T. Gibson


an education in malice - recensione s t gibson - libro gotico

Arriva la recensione di “An Education in Malice”, libro gotico di S. T. Gibson a metà strada fra coming-of-age e dark academia.

Questo romanzo nasce come una “costola” del chiacchieratissimo “Una Dote di Sangue”, pubblicato in Italia dalla Mondadori nel 2022. In linea teorica, si tratta di una sorta di retelling del classico ottocentesco “Carmilla” di Sheridan Le Fanu.

Dico “in linea teorica” perché, a conti fatti, le uniche cose che “Carmilla” e “An Education in Malice” effettivamente condividono sono i nomi di alcuni personaggi. Ma vediamo di approfondire meglio l’argomento, a partire dall’accattivante sinossi del nuovo lavoro della Gibson…


La trama

Il college di Saint Perpetua si staglia nelle profondità delle dimenticate colline del Massachusetts. Isolato e antico, non è decisamente un luogo per ragazze pavide. Qui, infatti, i segreti sono una merce di scambio corrente, l’ambizione è linfa vitale, e strane cerimonie accolgono le studentesse al loro arrivo a scuola.

Il suo primo giorno di lezioni, Laura Sheridan si trasforma, quasi senza volerlo, nella più acerrima rivale accademica di Carmilla, una compagna di studi bellissima ed enigmatica. Insieme, le due ragazze finiscono risucchiate nell’orbita dell’esigente professoressa di poesia, Miss De Lafontaine, che intrattiene la sua particolare ossessione oscura nei confronti di Carmilla.

Ma mentre la rivalità fra Laura e Carmilla inizia ad assumere i connotati di un legame sempre più intenso e delizioso, Laura è costretta a confrontarsi con i suoi strani appetiti. Intrappolate in un sinistro gioco di politica, professori assetati di sangue e magia, Laura e Carmilla dovranno decidere quanto siano disposte a sacrificare, nella loro incessante ricerca di conoscenza.


“An Education in Malice”: la recensione

Tagliamo subito la testa al toro: meglio “An Education in Malice” o “Una Dote di Sangue”?

Eh, direi che dipende: per una questione di gusti personali, ammetto di aver preferito leggermente questo secondo retelling. Eppure, nel complesso, ritengo che “Una Dote di Sangue” sia un romanzo meglio strutturato, più significativo e, soprattutto, dotato di una voce narrante più incisiva.

In ogni caso, non sei costretto a leggere “Una Dote di Sangue” per seguire gli eventi narrati in “An Education in Malice”, o viceversa. Sappi solo che le due opere sono veramente molto simili e che si concentrano, pressappoco, sull’esplorazione delle stesse tematiche: relazioni tossiche e sesso libero fra partner consenzienti.

In definitiva, cos’è che ho apprezzato di “An Education in Malice”? Bè, da una parte, la sua sinistra e misteriosa atmosfera, degna dei migliori romanzi dark academia; dall’altra, le prime 100 pagine del romanzo, incredibilmente coinvolgenti e immersive.

Perché bisogna dire che il primo atto di questo originale retelling, ambientato fra le celebri contestazioni degli Anni Sessanta, risulta particolarmente accattivante e ricco di suspense. Un ottimo punto di partenza per gli archi narrativi delle due protagoniste, e della dolce Laura in modo particolare, con la sua passione per la letteratura weird-erotica ottocentesca e la sua pericolosa inclinazione per il ruolo di giovane dominatrix-wannabe…


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“Bride”: la recensione del paranormal romance di Ali Hazelwood


bride recensione ali hazellwood - libro romance

Per scrivere la recensione di “Bride”, paranormal romance di Ali Hazelwood, dovrò fare del mio meglio per calarmi al di fuori del (mio) personaggio e indossare le lenti dell’Obiettività (ebbene sì: con la maiuscola!).

«Per quale motivo?», ti starai forse chiedendo. Bè, innanzitutto, lascia che ti dica che questa è una domanda più che lecita da parte tua. Soprattutto se hai cominciato a bazzicare da queste parti da poco, o se questa è, addirittura, la tua prima visita sul blog.

Perché chi mi conosce, sa già che il paranormal romance non è esattamente il mio sottogenere del cuore. Ho scelto di leggere “Bride” soprattutto perché il libro di Ali Hazelwood ha rappresentato una delle novità di febbraio 2024 più chiacchierate e amate dal pubblico.

Ero curiosa di scoprire a cosa fosse dovuto tutto il trantran. Anche perché l’autrice è molto famosa, ma nessuno dei suoi titoli precedenti era riuscito a instillare in me la benché minima scintilla d’interesse.

Mi sono detta che la lettura di “Bride”, con i suoi ammiccamenti al mondo dell’urban fantasy e la sua travolge dose di ironia, aveva tutte le carte in regola per rientrare un po’ più nelle mie corde. E devo ammettere che, in parte, avevo ragione


La trama

Misery Lark è l’unica figlia del vampiro più potente del Consiglio del Sudest. Misery è cresciuta come un’emarginata, costretta a fare da garante per la sua gente per tutta l’infanzia e a vivere in mezzo agli umani.

Quando è tornata a casa, ha scoperto che questa parola aveva perso completamente di significato per lei. Perfino fra i vampiri, ormai, non sembra più esserci alcun posto per lei. Per questo, Misery ha scelto di trascorrere in suoi anni successivi mimetizzandosi fra gli umani, avvolgendosi in una confortevole cappa di anonimato.

Un giorno, però, suo padre la convoca nel suo ufficio. Il vampiro vuole che Misery lo aiuti a forgiare un’alleanza con i licantropi, acerrimi nemici della loro gente da tempo immemore. Per riuscirci, la ragazza dovrà sposare Lowe Morland, l’alpha del branco più vicino, e sforzarsi di inaugurare una nuova era di pace fra i due popoli.

Si dice che i lupi siano violenti e imprevedibili, ma Misery ha i suoi motivi per accettare la proposta. Lowe, però, sa che non può fidarsi di lei. Sorveglia ogni movimento della sua nuova sposa, soppesa ogni sua parola, cerca di alzare fra di loro un muro incrollabile.

Invano: a poco a poco, infatti, l’impenetrabile facciata d’arroganza e brutalità di Lowe inizia a crollare, rivelando a Misery le vulnerabilità di un giovane uomo disposto a tutto, pur di proteggere il suo branco.


“Bride” di Ali Hazelwood: la recensione

Se ami il genere romantasy, lo spicy e il classico trope del maschio alpha pronto a trasformarsi in “sottone per amore“, sospetto che “Bride” ti piacerà da impazzire! È un libro molto divertente, dopotutto, che si lascia leggere alla velocità della luce malgrado la sua considerevole “mole” (chiamatemi bacchettona, ma resto convinta del fatto che nessun romance “puro” abbia bisogno di 400 pagine per chiudere il cerchio e consegnare al lettore un finale soddisfacente!).

La narrazione è scandita dalla voce narrante di Misery. Un personaggio che, a onor del vero, non brilla particolarmente per acume o capacità di iniziativa. In compenso, la nostra eroina può sicuramente aspirare a una candidatura per il premio “Maestra delle One-Liner” dell’anno!

Misery, infatti, si dimostra sempre pronta a fornire al lettore un irriverente commento sarcastico a proposito della situazione o degli altri personaggi.

Alcune di queste battute risultano genuinamente divertenti. Altre… virano un po’ più sul versante “adolescente nevrotica e immatura”, diciamo. Ma tant’è: nel complesso, ho apprezzato molto la leggerezza dei toni della narrazione e la grande intelligenza dell’autrice (testimoniata dalla sua cronica incapacità di prendersi troppo sul serio).


Storia di una “sassy girl” e del suo uomo-lupo

A livello di ambientazione, “Bride” forse ricorda più una romcom con Sydney Sweeney o Anne Heathway che il franchise di “Underworld”. Di fatto, l’elemento fantastico è solo un corollario: potresti eliminarlo dal quadro e non cambierebbe assolutamente nulla. A parte, forse, il contenuto di una o due scene di sesso dal taglio particolarmente bizzarro…

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“Clarion Call”: la recensione del sequel di “Ravensong” di Cayla Fay


clarion call recensione - libro kayla fay

Tempo di pubblicare la recensione di “Clarion Call”, secondo e ultimo volume della dilogia di Cayla Fay iniziata, nel 2023, con “Ravensong”.

Come forse ricorderai, avevo amato tantissimo il primo volume, apprezzando la sua gustosa scorrevolezza, i suoi personaggi eccentrici, suoi divertenti riferimenti alla mitologia celtica… ma, soprattutto, perdendo la testa per quelle sue particolari, palpabilissime vibes in stile “Buffy: The Vampire Slayer”!

In “Clarion Call”, ritroviamo quasi gli stessi ingredienti e la medesima atmosfera all’insegna di ironia, azione e angst adolescenziale. Parola d’ordine: quasi.

Perché questo sequel è un titolo interessante, sì, e sicuramente in grado di assicurare al lettore diverse ore di lettura spensierata. Tuttavia, bisogna ammettere l’evidenza: sotto tanti punti di vista, “Clarion Call” non si è affatto rivelato un sequel all’altezza del suo predecessore…


La trama

Neve e le sue sorelle hanno fallito. Non sono riuscite a proteggere il mondo dei mortali dalle legioni infernali che hanno attraversato il Velo. Adesso anche il loro malvagio cugino, Aodh, è scivolato dalla parte umana della barriera.

Aodh è amareggiato e pericoloso. Desidera liberare il resto della loro famiglia, intrappolato all’inferno; anche se sa che, non appena varcheranno il confine, questi parenti impazziti si trasformeranno in bestie sanguinarie e prive di ogni razionalità.

Neve, invece, non si è ancora ripresa dalle ferite riportate durante l’ultima battaglia. Non si sta soltanto dando da fare per rintracciare Aodh e fermarlo: deve anche cercare di navigare attraverso la dolorosa ondata di ricordi che continuano a riaffacciarsi in superficie. Ricordi di intere vite precedenti, tutte consacrate alla protezione del Cancello… e anche ricordi legati alla sua prima vita, quella che lei e le sue sorelle hanno cercato con ogni mezzo di spazzare via dalle loro menti.

Quando un nuovo membro della famiglia si presenta alla sua porta, nuove domande iniziano a tormentare Neve. Perché questa persona potrebbe essere in grado di salvare la sua gente, certo. Ma potrebbe anche nascondere altri segreti.

Più cose inizia a ricordare, più Neve comincia a sospettare che tutto ciò che credeva di sapere non fosse altro che il frutto di una menzogna. In questo clima tormentato, tutto quello per cui ha lottato così durante potrebbe svanire da un istante all’altro, messo a repentaglio dalle gravi ripercussioni del passato sul presente… inclusa la sua relazione con Alexandria.


“Clarion Call”: la recensione

L’arco trasformativo di Neve costituisce, probabilmente, la parte più problematica di questo secondo romanzo di Cayla Fay. In primo luogo, perché l’autrice non riesce a inserire nel plot le varie “tappe” del cambiamento dell’eroina in maniera fluida e convincente.

In secondo luogo, perché questo cambiamento non sembra comunque in grado di sciogliere il vero problema di Neve (vale a dire, il suo rapporto di ossessiva codipendenza dalle due sorelle).

Ma anche perché, per parecchi capitoli, la narrazione si limita ad arrancare senza concentrarsi su alcun filone in particolare, come se stentasse a decidere verso quale orizzonte spingersi. Nel dubbio, l’intreccio resta fermo: ingabbiando Neve in una bizzarra situazione di stasi per i due terzi del libro e compromettendo seriamente la nostra capacità di riconoscere in lei quella temeraria guerriera zuccona-ma-sempre-in-un-modo-molto-adorabile che avevamo avuto modo di incontrare in “Ravensong”.

Per farla breve: “Clarion Call” ha dei considerevoli problemi di ritmo e di sviluppo dei personaggi. L’azione, infatti, si concentra tutta nel terzo atto, sbilanciando pesantemente la trama. Neve, dal canto suo, compie una specie di involuzione: da formidabile dea della guerra-in-training ad angosciante Mary-Sue dalle mille recriminazioni.

Per fortuna, provvede la squinternata e dolcissima Alexandria a portare quel pizzico di romanticismo e di “sollievo comico” di cui il romanzo dimostra di avere così disperatamente bisogno. E in fondo, se non me la sento di “bocciare” questo romanzo, è proprio perché continuo a pensare che la ship fra Neve e Alexandria funzioni da Dio!


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“The Invocations”: la recensione del libro horror YA di Krystal Sutherland


the invocations recensione - Krystal Sutherland

Il sottotitolo della mia recensione di “The Invocations” sarà “ragazze che vendono l’anima al diavolo”. E che hanno una ragione dannatamente buona per farlo!

In questo nuovo libro di Krystal Sutherland – autrice della perla dark “Le Sorelle Hollow”, pubblicato in Italia da Rizzoli – tre giovani inglesi uniscono le forze per fermare uno dei più pericolosi predatori naturali che la storia delle donne abbia mai conosciuto: un uomo che crede di avere il diritto di rubare i loro poteri.

E le loro vite.


La trama

Inghilterra, al giorno d’oggi. Cinque donne sono morte. L’assassino non lascia traccia di impronte né DNA. La polizia è di fronte a un vicolo cieco.

La diciannovenne Jude Wolf, ricca come il peccato e affascinante quanto il diavolo, è stata maledetta. La sua anima immortale, adesso, è legata a un demone che la odia. Jude farebbe qualsiasi cosa per liberarsi di lui, per fermare il grottesco decadimento che sta consumando il suo corpo.

Ciò di cui Jude ha bisogno è una “cursewriter“, una strega in grado di scrivere le maledizioni – e ritiene che seguire la scia di donne morte, tutte sospettate di aver avuto a che fare con il mondo dell’occulto – possa rappresentare la sua migliore opportunità di trovarne una.

Anche Zara Jones sta tenendo d’occhio la catena di omicidi. Sua sorella maggiore, Savannah, è stata la prima vittima del serial killer. Zara, però, non sta covando vendetta: vuole semplicemente cercare un modo per riportare in vita Savannah.

Ciò di cui Zara ha bisogno è una maga, un’incantatrice, una necromante… A tutti gli effetti, ciò di cui ha bisogno è una strega in grado di scrivere le maledizioni.

Nell’appartamento della quinta vittima del killer, Zara e Jude si incontrano per caso. Lì, le due ragazze si imbattono in un indizio destinato a legare i loro sentieri: uno strano biglietto da visita, che porta inciso un singolo nome.

Emer Byrne. Cursewriter.


“The Invocations”: la recensione

Anche se potremmo definire il nuovo libro di Krystal Sutherland come un “character-driven”, dal momento che il focus della narrazione tende a concentrarsi sulle dinamiche fra le sue tre protagoniste e sul loro diverso modo di reagire al filo conduttore del trauma e dell’abuso, bisogna dire che “The Invocations” garantisce parecchia adrenalina, tanti brividi e qualche bel colpo di scena!

Durante il primo atto, l’autrice si prende il suo tempo per introdurre le eroine e assicurarsi che il pubblico arrivi a empatizzare con loro. Si rivela, senz’altro, una scelta vincente: dopotutto, Zara, Emer e Jude sono personaggi sfaccettati e complessi, in grado di far impallidire di vergogna il 90% delle anonime eroine da “romantasy” che, nel corso degli ultimi anni, hanno cominciato ad andare tanto per la maggiore.

Lo stile della Sutherland, in questa occasione, mi ha ricordato un po’ quello di Victoria Schwab in alcuni dei suoi romanzi per adulti (e chi mi conosce bene, sa che intendo questo paragone come un grandissimo complimento). L’atmosfera del romanzo, deliziosamente oscura, ammalia fin dalle primissime pagine e si sposa benissimo con le tematiche cupe e attuali della narrazione.

Una Donna Promettente incontra “Le Terrificanti Avventure di Sabrina”: non so se sia questo il modo perfetto per descrivere “The Invocations” (bisognerebbe, forse, aggiungere al mix anche “Ragazze Elettriche”)…

Eppure mi basta sapere che, in questo caso, l’irriverente Jude sarebbe al 100% d’accordo con me!


Tre streghe contro il patriarcato

Se c’è un fatto che l’uscita de “Le Sorelle Hollow”, bellissima e conturbante fiaba oscura, è riuscita a mettere in luce, è che il dark fantasy per ragazzi è un genere ancora troppo sottovalutato. Soprattutto qui da noi in Italia.

In “The Invocations”, Krystal Sutherland ci dimostra che la stessa cosa vale per l’horror in salsa YA.

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“Belladonna”: la recensione del libro di Adalyn Grace


belladonna recensione - adalyn grace

La recensione di “Belladonna” di Adalyn Grace renderà felici gli appassionati di narrativa gotico-fantastica a sfondo romantico.

Dopotutto, stiamo parlando di uno YA che, malgrado le invadenti parentesi “ormonali” e la sua imbarazzante eroina obnubilata dai desideri della carne, riesce a giocare (bene) con le regole del mistery e a tingere di pathos il suo nucleo tematico principale: l’inevitabile scontro fra natura (umana) e società.

La trama, certo, annaspa un po’ in alcuni punti. Ma la solida ambientazione e i personaggi secondari, con i loro drammi, le loro ossessioni e le loro intime vicissitudini, rendono la lettura coinvolgente e accattivante sotto più di un punto di vista.


La trama

Signa è l’unica erede di una considerevole fortuna. Poco tempo dopo la sua nascita, la sua famiglia è rimasta vittima di un avvelenamento inspiegabile: da quel momento, la piccola è stata sballottolata da un tutore legale all’altro, nell’attesa di diventare abbastanza grande da poter rivendicare il proprio patrimonio e vivere per conto suo.

Nessuno dei suoi guardiani – a parte la prima: la sua amorevole nonna – ha mai avuto a cuore gli interessi di Signa. Nessuno di loro è rimasto nei paraggi abbastanza a lungo da sviluppare un autentico legame con lei.

In effetti, le persone che hanno a che fare con Signa sembrano manifestare la disturbante inclinazione a crepare come mosche. Un fatto che turba profondamente la ragazza, e che fra l’altro ha incoraggiato la nascita di una serie di allarmanti pettegolezzi sul suo conto.

I suoi ultimi parenti rimasti, adesso, sono gli Hawthorne: un’eccentrica famiglia che vive nel maniero di Thorn Grove, una dimora grandiosa quanto tetra.

Il patriarca, Elijah, non riesce a riprendersi dalla morte della moglie. Ne piange la scomparsa dando party scandalosi e sfrenati, mentre il figlio Percy lotta per riprendere il controllo della reputazione di famiglia e la figlia, Blythe, si consuma in un letto al piano di sopra, preda di una misteriosa malattia.

Ma quando lo spirito irrequieto della loro madre confessa a Signa il suo segreto – la sua morte non è stata accidentale: si è trattato di omicidio! – Signa capisce che anche il resto della nuova, strana famiglia che le è toccata in sorte potrebbe essere in pericolo.

Per svelare l’arcano, Signa recluta quindi due aiutanti d’eccezione: il vivace e robusto Sylas, un garzone di stalla, e… il Tristo Mietitore in persona!

A poco a poco, infatti, Signa, scopre di condividere con Morte un legame singolare. Un potere sconosciuto le scorre nel sangue, qualcosa che la tiene avvinta al suo affascinante “stalker” sovrannaturale e che costringe i due a rientrare continuamente l’uno nell’orbita dell’altra.

Un’attrazione pericolosa e letale, che rischia di mandare all’aria quel futuro di cui Signa era sempre stata così sicura…


“Belladonna”: la recensione del libro di Adalyn Grace

Tanto per cominciare, ammetto che lo stile di Adalyn Grace mi ha piacevolmente colpito. L’autrice riesce a dosare magia e realismo, sense of wonder e soffocanti imposizioni sociali, praticamente alla perfezione. La sua padronanza delle principali tecniche di scrittura è ottima, e l’atmosfera di “Belladonna” risulta così viva e ammaliante, così ricca di sfumature e di dettagli, da insinuarsi praticamente sotto la tua pelle.

Sono abbastanza sicura che, da qui a qualche mese, quando i dettagli del plot avranno già cominciato a perdere di consistenza dentro la mia mente, i ricordi più vividi che riuscirò a conservare di “Belladonna” avranno a che fare con la festa ecclettica e multisensoriale di profumi, bagliori, suggestioni, fumi, spettri e scintilli che l’affascinante prosa dell’autrice riesce a evocare.

La scena più riuscita è indubbiamente quella, preparata con cura, del ballo con Morte in un landa al di fuori del tempo e dello spazio. È in quest’occasione che l’elemento fiabesco riesce a emergere in tutto il suo splendore, trasportando chi legge in un mondo archetipicamente “altro” e spingendolo disperatamente a desiderare, insieme a Signa, di potervi rimanere a tempo indeterminato.

Dell’intreccio del libro, di per sé, ho apprezzato soprattutto la quantità di false piste (nella migliore tradizione di Agatha Christie, ogni personaggio è un potenziale indiziato…), un paio di colpi di scena e la grande onestà del finale.

Devo dire che non nutro una grande passione nei confronti della personalità di Signa; in compenso, però, posso quantomeno affermare di aver condiviso i suoi obiettivi e gran parte delle sue scelte.

Un fatto che mi spinge a coltivare una certa curiosità nei confronti del resto della serie. E dico questo, nonostante il leggero senso di stizza provocato da un odioso cliffahanger finale…  un twist che mi è sembrato soltanto un tentativo un po’ rozzo e, tutto sommato, poco necessario, di imbeccare il lettore e “costringerlo” ad acquistare il volume due.

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“The Dragons of Deepwood Fen”: la recensione del libro fantasy di Bradley P. Beaulieu


the dragons of deepwood fen recensione - bradley p beaulieu

Nel corso della recensione di “The Dragons of Deepwood Fen”, libro fantasy di Bradley P. Beaulieu, ci imbatteremo in un mucchio di intrighi, tanti draghi, innumerevoli PoV, e… persino qualche simpatico riferimento alla più recente trilogia di “Jurassic Park”!


La trama

Lorelei Aurelius è la più sveglia fra gli Inquisitori di Ancris. Quando una misteriosa soffiata la conduce ad assistere all’incontro clandestino fra alcuni esponenti della Chiesa e gli odiati Red Knives, una banda di ribelli/combattenti per l’indipendenza, la giovane scopre un complotto che minaccia non soltanto la sua patria, ma l’Impero nella sua interezza.

La sua pista la spinge a incrociare la strada di Rylan Holbrooke, un famigerato ladro camuffato da “addomesticatore” di draghi. Rylan, infatti, è giunto ad Ancris proprio per risolvere il mistero in cui si è imbattuta lei. Sapendo che l’incarcerazione di Rylan potrebbe aiutare i Red Knives a ottenere i loro loschi scopi, Lorelei prende una decisione pericolosa: gli offre la libertà.

Mentre l’Impero si lancia all’inseguimento, considerandoli due traditori, la coppia fugge dalla città e si reca nella massiccia foresta conosciuta con il nome di “The Holt”. Qui, però, Lorelei e Rylan scoprono qualcosa di terribile.

I Red Knives stanno preparando la resurrezione di una potente semidivinità, prigioniera in uno dei santuari più sacri di Ancris. E, per qualche insondabile ragione, la Chiesa sembra ansiosa di aiutarli a ottenere il loro obiettivo…


“The Dragons of Deepwood Fen”: la recensione

“The Dragons of Deepwood” è quel genere di romanzo fantasy, corposo e denso di sottotrame, che impiega un po’ a scaldare i motori. I primi cinque, dieci capitoli sono quelli che mettono maggiormente alla prova le capacità d’attenzione del lettore.

La frenetica successione di PoV (punti di vista) sembra la principale responsabile di questa “confusione”: in un mondo letterario nuovo di zecca, Bradley P. Beaulieu introduce semplicemente troppi personaggi, troppo velocemente.

Ciò potrebbe facilmente dimostrarsi un deterrente per il lettore dalle inclinazioni più “casual”. Inutile negare l’ovvio: soprattutto perché almeno la metà di queste voci narranti appartiene ai vari villain della storia, numerosi come mosche e altrettanto determinati a rendere impossibile la vita dei protagonisti.

Il problema principale? Tutti questi loschi figuri iniziano a cospirare e a tessere le loro trame prima ancora che il lettore capisca chi diamine siano gli eroi, o per quale ragione dovremmo curarci di loro.

Superato lo scoglio delle cento pagine, le cose iniziano a farsi interessanti. A poco a poco, infatti, l’intreccio si dipana e l’ambientazione prende ad assumere una forma più intrigante. Il conflitto principale ricorda, alla lontana, quello avvenuto fra l’impero romano e i popoli celtici; mentre, a livello di trama e di respiro, ” The Dragons of Deepwood Fen” fa pensare a una sorta di “A Game of Thrones” epurato della maggior parte delle sue complessità psicologiche.

Con l’aggiunta, in compenso, di parecchie scene d’azione e combattimento. Spiccano, ovviamente, quelle dedicate alle battaglie fra i draghi: sicuramente il “piatto forte” della narrazione, insieme alle originali sfumature noir che arricchiscono l’atmosfera…

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