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7 nuovi gialli storici da leggere durante l’autunno (2022)


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Se leggi in inglese, e ami i romanzi gialli storici, l’autunno 2022 potrebbe rivelarsi pieno di belle sorprese!

Dalle indagini di una risoluta Emily Dickinson alle prese con i misteri di Amherst, alle adrenaliniche avventure di un sorvegliante egizio nell’antica Alessandria, ci si prospetta un ventaglio di scelte davvero ampio, oltre che pronto a coinvolgere le più disparate epoche storiche.

Peraltro, ho deciso di aggiungere in lista soltanto quei libri che andranno a inaugurare una serie nuova di zecca, introducendo una pittoresca galleria di astuti poliziotti del passato e dilettanti detective in costume mai apparsi finora.


“Murder in Westminster” di Vanessa Riley

Primo volume della serie “Lady Worthing Mysteries”, ambientato durante la scintillante età della Reggenza inglese.

Dopo aver scoperto il cadavere di una donna sulla sua proprietà, Lady Abigail Worthing si ritrova con più di un problema per le mani. La vittima si chiama Juliet, ed è la moglie del suo vicino, Stapleton Henderson. Sebbene Abigail abbia pochissime connessioni con la vittima, la giovane si aspetta comunque di rientrare nel novero dei sospettati. Per quale motivo? Oh, semplicemente a causa del colore della sua pelle e dello scandaloso passato di sua madre; tutte cose che sono riuscite a procurarle una certa reputazione, negli ambienti benestanti. E che nessun quantitativo di denaro, per quanto esorbitante, sarà mai in grado di dissipare. Abigail non può assolutamente rivelare alle autorità che, al momento dell’omicidio, stava partecipando a un incontro segreto pro-abolizionismo. Per fortuna, in sua difesa interviene, quasi per miracolo, lo stesso Stapleton, disposto a procurarle un falso alibi. A quanto pare, l’uomo era parecchio affezionato alla moglie, malgrado la lunga stringa di amanti segreti di Juliette. Perciò, adesso, Stapleton vuole l’aiuto di Abigail: insieme, forse, i due riusciranno a scoprire l’assassino di Juliette e a trascinarlo al cospetto della giustizia…


“Death of a Poet” di Keith Moray

Primo libro della serie “Ancient Egypt Murder Mysteries”.

Alessandria, 275 a.C. Hanufer di Crocodilopolis, appena nominato Supervisore della Polizia di Alessandria, non vede l’ora di provare il suo valore ai cittadini e al Faraone, Tolomeo il Filadelfo. Quando un altare viene dissacrato, attraverso la scrittura di un poema che intende insultare il Faraone e sua moglie, la Regina Arsinoe, Hanufer e il suo fidato sergente Sabu ricevono l’incarico di scoprire il colpevole. Dal momento che l’autore del poema, Sotades l’Osceno, è stato giustiziato, Hanufer decide di mettersi alla ricerca di chiunque altro abbia avuto modo di acquisire familiarità con la sua poesia. Ma, presto, un altro poeta viene trovato assassinato; accanto al corpo, giace un altro poema di Sotades. Possibile che ci sia un serial killer a piede libero nell’antica Alessandria? L’unico in grado di trovare le risposte è, ovviamente, Hanufer!


“Death at the Savoy” di Ron Base e Prudence Emery

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Primo libro del ciclo “Priscilla Tempest Mystery”. La trama si presenta come una briosa via di mezzo fra un tipico giallo alla Agatha Christie e la serie tv “The Flight Attendant”.

Londra, 1968. La vita metropolitana è al suo massimo e l’Hotel Savoy ha raggiunto il picco del suo glamour leggendario, dando il benvenuto ai ricchi, ai famosi e agli aristocratici, e donando loro un mondo di assoluta perfezione. Bè, almeno fino a quando nella Stanza 705 non si materializza un dannato cadavere! Sembra impossibile che un assassino si aggiri per i corridoi del Savoy…ma non c’è altra spiegazione. E così, ben presto, i sospetti ricadono su Priscilla Tempest, responsabile dell’ufficio stampa al Savoy; una ragazza dall’intelligenza vivace, con una spiccata predilezione per champagne, uomini sbagliati, e guai in quantità industriale. Per scagionarsi da ogni sospetto (e conservare il lavoro), Priscilla sarà quindi costretta a eludere la polizia, schivare la avance di un attore ubriaco, indagare per conto suo, e scoprire se è davvero possibile che la famiglia reale, come certi indizi sembrerebbero suggerire, sia davvero coinvolta in questa brutta faccenda…


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“My Best Friend’s Exorcism”: la recensione del libro horror di Grady Hendrix


my best friend's exorcism recensione - grady hendrix

In America, i lettori appassionati di horror sanno che “My Best Friend’s Exorcism” di Grady Hendrix è un imperdibile classico moderno del genere.

La più divertente, folle, epica, commovente commedia dark sugli esorcismi che sia mai stata scritta!

Ne avevo sentito parlare spesso, ma, per un motivo o per un altro, mi ero sempre ritrovata a rimandare il momento della lettura. Almeno fino a quando non saputo del suo omonimo adattamento cinematografico, e dell’ imminente sbarco della pellicola sul servizio streaming Amazon Prime Video.

È stato allora che ho capito: era finalmente arrivato il momento di recuperare il romanzo.

E alla buon’ora, ragazzi!

La verità?

Non sapevo cosa mi stavo perdendo…


La trama

È il 1988.

Abby e Gretchen hanno appena cominciato il secondo anno di liceo. Sono migliori amiche sin dai tempi delle elementari, abituate a fare insieme qualsiasi cosa e ad essere l’una il punto di riferimento dell’altra.

Ma una sera, durante un festino finito male, Gretchen si perde nella foresta e rimane dispersa per una notte intera.

Quando torna indietro, l’amica di Abby sembra… diversa. Strana. Irritabile. Imprevedibile.

E, presto, una serie di sinistri incidenti comincia a verificarsi ovunque Gretchen si avvicini.

Abby comincia a indagare, ma l’unica risposta sensata ai suoi tormenti sembra essere quella più inverosimile.

Gretchen non è più se stessa. Gretchen vuole fare del male alla gente. Gretchen è un’altra persona.

Gretchen è… posseduta dal diavolo?!


“My Best Friend’s Exorcism”: la recensione

Chi è convinto che l’amore romantico sia l’unico degno di essere celebrato, l’unico in grado di dare un senso a questa nostra tetra, strana e grigia vita…

Bè, diciamoci la verità: non ha davvero capito una cippa di come funzionano le cose, dico bene?

“My Best Friend’s Exorcism” racconta una delle più belle storie d’amore di cui abbia mai letto.

Solo che:

a) il libro di Grady Hendrix è un horror e, come tale, in grado di farti accapponare la pelle nei momenti più impensati;

b) le protagoniste, Abby e Gretchen, non sono innamorate, nel senso romantico e “fisico” del termine. Sono amiche del cuore. Anime gemelle. Semplicemente la persona più importante, l’una nella vita dell’altra.

Almeno fino a quando non arriva Satana a metterci lo zampino.

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“The Daughter of Doctor Moreau”: la recensione del libro gotico di Silvia Moreno-Garcia


the daughter of doctor moreau recensione - silvia moreno garcia

Sul blog non poteva mancare la recensione di “The Daughter of Doctor Moreau”, il retelling firmato Silvia Moreno-Garcia di uno dei più intramontabili classici della fantascienza di H. G Wells.

Un libro a cui i fan di “Mexican Gothic” non hanno alcuna possibilità di resistere, dal momento che ripropone le stesse atmosfere “calde” e passionali, le medesime tematiche, gli stessi personaggi ambigui e tormentati del popolare bestseller edito in Italia dalla Oscar Vault.

Fra parentesi, non è necessario leggere il romanzo originale di Wells per riuscire ad apprezzare l’opera “collaterale” di Silvia Moreno-Garcia… ma, un paio di giorni fa, vi ho fornito 5 ottime ragioni per leggere “L’Isola del Dottor Moreau“: per cui, mi auguro di avervi convinto a prendere almeno in considerazione l’idea di recuperare questo grande libro! 🙂


La trama

Carlota Moreau: una giovane donna cresciuta in una magione isolata e circondata da vegetazione lussureggiante, al riparo dai conflitti e dalle dilanianti lotte interne che lacerano la penisola dello Yucatán. L’unica figlia di un ricercatore che potrebbe anche essere un genio… ma che molti considerano semplicemente pazzo.

Montgomery Laughton: un malinconico sorvegliante al servizio del famigerato dottor Moreau. Sulle sue spalle grava il peso di un passato tragico, che il giovane si sforza caparbiamente di affogare nell’alcol. Un emarginato, molto lontano dalla natia Inghilterra, assunto per assistere il dottore nei suoi esprimenti, finanziati dalla ricca e potente famiglia Lizaldes.

Gli ibridi: il frutto del lavoro di Moreau. Creature deformi, o comunque affette da gravi patologie, destinate a ubbidire ciecamente al loro padrone. E a rimanere nell’ombra. Perché sono umani soltanto a metà, e sanno benissimo che il mondo non sarebbe mai disposto a perdonare la loro diversità.

Tutti questi personaggi vivono in un mondo perfettamente bilanciato, fatto di stasi, verità sepolte e obiezioni ingoiate. Almeno fino a quando Eduardo Lizalde, l’affascinante e incosciente figlio del mecenate del dottore, non fa il suo trionfale ingresso in scena.

Eduardo, senza saperlo, innesca una reazione a catena dalle conseguenze molto pericolose.

Perché il dottor Moreau ha dei segreti, Carlota ha delle domande e, nel soffocante calore della giungla, passioni letali potrebbero essere sul punto di sbocciare.


“The Daughter of Doctor Moreau”: la recensione

“L’Isola del Dottor Moreau” raccontava una strepitosa storia d’avventura e d’azione, in grado di introdurre una tematica scottante per l’età moderna, quanto per quella contemporanea: il complesso rapporto fra etica e scienza.

C’è da dire che l’argomento ricorre anche fra le pagine di “The Daughter of Doctor Moreau”. Tuttavia, come i fan dell’autrice probabilmente si aspetteranno, in questo caso Silvia Moreno-Garcia preferisce concentrare l’attenzione soprattutto sui conflitti interiori dei personaggi e sulle morbose dinamiche che regolano le interazioni fra i singoli abitanti della penisola.

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“Fiore di Cadavere”: la recensione del libro thriller di Anne Mette Hancock


fiore di cadavere recensione - anne mette hancock

La mia recensione di “Fiore di Cadavere” si apre su una nota di lieve sconcerto: in effetti, il mio livello di gradimento nei confronti dell’atteso thriller di Anne Mette Hancock è stato così basso, da trasformarmi immediatamente nella riluttante portatrice di una “very impopular opinion”!

A livello di intreccio e di personaggi, l’ho trovato un romanzo asettico, banale e deliberatamente manipolatorio.

Peraltro, secondo me, il livello di qualità si aggira, più o meno, intorno a quello di un qualsiasi episodio dello show “Law&Order: Special Victims Unit”.

Con una notevole differenza…

In termini di umanità, credibilità ed empatia, il personaggio di Heloise Kaldan – giovane giornalista investigativa nata dalla penna di Anne Mette Hancock – non ha nessuna speranza di reggere il confronto con la mitica detective Olivia Benson della serie tv!

Urge una piccola precisazione, però: amo il genere crime, ma non sono mai stata una grandissima fan del thriller nordico.

E “Fiore di Cadavere” è un libro che tende sicuramente a seguire il copione di autori come Stieg Larsson o Jo Nesbø


La trama

La giornalista danese Heloise Kaldan ha l’impressione di vivere in un incubo.

Una delle sue fonti è stata beccata a mentire e, da un momento all’altro, lei potrebbe perdere il lavoro.

Come se non bastasse, Heloise riceve la prima di una lunga serie di missive dal contenuto piuttosto criptico… e quanto mai disturbante!

L’autrice delle lettere è una latitante in fuga, una certa Anna Kiel, sul cui capo grava un’accusa di omicidio.

Dal giorno in cui una videocamera di sicurezza ha registrato la sua immagine, inquietante e grondante sangue, sul sito del brutale assassinio di un giovane avvocato, Anna non si è più fatta vedere né sentire.

Le autorità ritengono che abbia lasciato il Paese, almeno fino a quando il detective Erik Scháfer non riesce a individuare una pista che potrebbero collegare Anna al reporter che, ai tempi dell’omicidio, seguì il suo caso per conto dello stesso giornale per cui lavora adesso Heloise.

Pochi giorni dopo, il cronista in questione viene trovato morto nel suo appartamento.

Possibile che Anna Kiel abbia colpito di nuovo? O a piede libero c’è più di un assassino?

Mentre indaga sulla nuova catena di eventi, Scháfer non può fare a meno di chiedersi… perché tutti gli indizi sembrano puntare in direzione di Heloise Kaldan?

E che cosa vuole Anna da lei?


“Fiore di Cadavere”: la recensione

A mio avviso, la sinossi del thriller di Anne Mette Hancock promette un livello di tensione che il plot non si rivela assolutamente in grado di sostenere.

Certo, il mistero che ruota attorno alla figura di Anna è piuttosto intrigante…

Ma siamo seri: alla resa dei conti, non è difficile risolvere l’enigma che circonda la sua vita!

Anche perché, dal punto di vista del lettore, nessuna delle “false piste” predisposte dall’autrice si dimostra credibile, e la caratterizzazione dei personaggi secondari non sembra mai inoltrarsi oltre il mero livello superficiale.

In realtà, “Fiore di Cadavere” è un libro piuttosto “diretto”, che rifiuta ogni forma di sottigliezza e cerca piuttosto di assestare a chi legge un paio di vigorosi colpi sotto la cintura, al diavolo i sottotesti e qualsiasi forma di ambiguità morale!

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“L’Isola del Dottor Moreau”: 5 cose che uno scrittore può imparare leggendo il libro di Wells


isola del dottor moreau - analisi libro h g wells

Non esagero quando dico che l’edizione Fanucci de “L’Isola del Dottor Moreau” ha fatto parte della mia TBR per anni.

Dopotutto, dello stesso autore avevo già letto “La Macchina del Tempo”, libro di cui avevo senz’altro apprezzato la visionarietà e la sottile ironia di fondo.

Ma, allora, perché mi sono ritrovata a esitare così tanto?

Bè…

Il problema è che ho una mente iperattiva e facilmente incline alle distrazioni; per cui, forse non ti sorprenderà sapere che sono le nuove uscite, per la maggior parte del tempo, a monopolizzare il mio tempo!

Eppure, paradossalmente, stavolta si dà il caso che sia stata proprio questa mia (comprensibilissima) fascinazione per i titoli appena sbarcati in libreria a spingermi a recuperare il libro di H. G. Wells, pubblicato per la prima volta nel 1896.

Dopotutto, a fine luglio è uscita l’edizione in lingua originale del retelling “The Daughter Of Doctor Moreau di Silvia Moreno-Garcia; l’affermata autrice di “Mexican Gothic” e “Gods of Jade and Shadow”, due romanzi affascinanti e ricchi di seducenti suggestioni morbose.

Per “prepararmi” alla lettura di questo nuovo lavoro, cos’altro avrei potuto fare, se non decidermi a a iniziare la mia bella copia de “L’Isola del Dottor Moreau”?

Ti confermo subito che si è trattato della scelta giusta. In primo luogo, perché “L’Isola del Dottor Moreau” mi ha garantito un’esperienza di lettura insolita, incisiva e ricca di spunti di riflessione.

Ma anche perché il classico di Wells mi ha permesso di assimilare cinque preziose lezioni di scrittura creativa; le stesse che ho intenzione di condividere con te, nel corso di questo articolo…


Spoiler alert!

1.Come usare il “body horror” per richiamare nel lettore un sacrosanto terrore della propria mortalità

Fra le righe della trama de “L’Isola del Dottor Moreau”, si nascondono parecchie metafore, di ordine tanto sociale, quanto metafisico, religioso e perfino esistenziale.

Eppure, su un livello profondo – un livello istintivo –  la prima reazione che la cronaca degli atroci esperimenti compiuti dal protagonista del libro è in grado di suscitare, non ha nulla a che vedere con i cosiddetti sentimenti “elevati” del genere umano.

Compassione, sdegno, etica, raziocinio…

È come se gli eloquenti plot twist del libro di H. G. Wells costringessero tutte queste cose ad “arretrare” nella mente del lettore, per lasciare campo libero a emozioni di natura assai più prosaica e ancestrale: paura. Rabbia. Sgomento. Orrore.

Per scagliarlo, insomma, in una condizione psicologia non troppo dissimile da quella sperimentata dalle tormentate creature del dottor Moreau.

Tieni presente che il body horror è il sottogenere che si propone di raccontare il senso di orrore, assoluto e incontrovertibile, che si prova al cospetto di una violazione del corpo.

Un terrore universale, intriso di sofferenza e non privo di certe particolari connotazioni grottesche, che riesce a estendere la sua fosca influenza sugli abitanti di ogni epoca, ceto e cultura.

La paura del dolore fisico, in fondo, è una delle pochissime cose in grado di accomunarci tutti.

Ed ecco perché NESSUNO sarà mai in grado di restare indifferente di fronte alla raccapricciante storia dello scienziato pazzo Moreau…

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“Lightlark”: la recensione del libro fantasy di Alex Aster


lightlark recensione - alex aster - libro fantasy

La mia recensione di “Lightlark” non può che iniziare con un piccolo disclaimer: ho deciso di leggere il chiacchieratissimo romanzo YA fantasy di Alex Aster soltanto dopo l’esplosione di polemiche e gli episodi di review bombing avvenuti ai danni dell’autrice nel corso delle ultime settimane.

Se devo essere sincera, all’inizio la trama di “Lightlark” mi ispirava soltanto fino a un certo punto. Ma sono una persona curiosa per natura e, alla fine, le millemila proteste scandalizzate da parte del piccolo esercito di fan internazionali della Aster sono riuscite ad accendere in me una scintilla di interesse.

Bè, suppongo che, alla resa dei conti, tutto questo polverone sia riuscito a giocare a vantaggio della mia esperienza di lettura! All’inizio, infatti, le mie aspettative nei confronti di questo titolo si attestavano intorno a livelli oscenamente bassi.

Eppure, vuoi sapere un segreto?

“Lightlark” non è affatto il libro fantasy per ragazzi più detestabile, pompato e illeggibile dell’anno.

È soltanto il più anacronistico, tradizionale e superato modello di romanzo YA che un appassionato del genere potrebbe ritrovarsi a leggere nel 2022….


La trama

Ogni 100 anni, le nebbie che avvolgono Lightlark si diradano e l’isola si prepara a ospitare il Centennale, un gioco mortale che prevede la partecipazione dei sovrani dei sei regni.

L’invito è una convocazione – una chiamata ad abbracciare vittoria e rovina, coppe di champagne e litri di sangue.

Il Centennale è anche l’evento che offre ai monarchi un’ultima possibilità di spezzare le terribili maledizioni che continuano a piagare i loro regni da secoli.

Il problema è che ciascuno di questi governanti ha qualcosa da nascondere. E che ogni maledizione si rivela maligna e insidiosa nei modi più insospettati.

Nel regno di Isla Crown, ad esempio, le persone sono obbligate a consumare cuori umani per sopravvivere. Inoltre, chiunque riceva l’amore di uno Wilding può aspettarsi di finire assassinato nel giro di poco tempo.

Per questo motivo, il popolo di Isla viene temuto e disprezzato dal resto del mondo.

Adesso, la loro unica speranza risiede nella loro giovane sovrana, considerata da molti forestieri alla stregua di una tentatrice, una seduttrice, e una villain in attesa di sbocciare.

Soltanto se Isla vincerà il Centennale, la maledizione verrà infranta, e gli Wilding saranno finalmente liberi di tornare a una parvenza di normalità.

Ma, affinché la profezia di salvezza si avveri, uno degli altri sovrani dovrà morire.

E, per sopravvivere, Isla dovrà imparare a mentire, barare e tradire… anche quando interverrà l’amore, nella maniera più inaspettata, a complicare tutto.



“Lightlark”: la recensione

Il libro di Alex Aster è un mix fra la trilogia di “Hunger Games” di Suzanne Collins e il bestseller “Tenebre e Ossa” di Leigh Bardugo.

Individuare le fonti di ispirazione per questo romanzo si rivela un gioco da ragazzi; soprattutto dal punto di vista della struttura, dei personaggi e del romance, se non da quello delle tematiche e dell’ambientazione.

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7 libri romantici sui viaggi nel tempo da leggere dopo “Outlander”


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Celebriamo l’uscita di “Quando Accadrà Dillo Alle Api” con una piccola rassegna dedicata ad alcuni fra i più intriganti libri fantasy romantici sui viaggi nel tempo disponibili in lingua italiana.

Ovviamente, se ami il romance, potresti già conoscere e/o aver letto alcuni di questi titoli. Eppure, qualcosa che mi dice che perfino le estimatrici più incontenibili del genere riusciranno a trovare qualcosina da aggiungere in wish-list.

Perciò, preparati…

Se hai trascorso gli ultimi anni scorrazzando fra le Highland scozzesi in compagnia di Claire e Jamie, e sei alla disperata ricerca di nuovi personaggi con cui viaggiare attraverso i secoli… sappi che l’articolo di oggi è qui per te! 😉


7 libri romantici sui viaggi nel tempo da leggere dopo “Outlander”



“Highlander: Amori nel tempo” di Karen Marie Moning

Hawk è un guerriero conosciuto in tutto il regno, un predatore famoso tanto per le sue sortite sul campo di battaglia, quanto per quelle in camera da letto. Eppure, Hawk non ha mai permesso a nessuna donna di rubargli il cuore.

Almeno fino a quando un mago a caccia di vendetta non decide di spedire Adrienne de Simone dalla Seattle contemporanea alla Scozia medievale.

Prigioniera di un secolo che non è il suo, Adrienne è audace, diretta, diversa da qualsiasi altra dama Hawk abbia mai conosciuto… Per farla breve: una sfida degna di un grande conquistatore!

Ma Adrienne ha giurato a se stessa che non si lascerà mai sedurre dall’uomo che si ritrova improvvisamente costretta a sposare…

Fra tutti i libri fantasy dedicati ai viaggi nel tempo che ho deciso di elencare qui, questo è senz’altro uno dei più titoli popolari e conosciuti dalle fan di “Outlander!

Leggere Editore ha pubblicato anche i successivi romanzi della serie.

La saga “Highlander”:

  • Amori nel Tempo
  • Torna da Me
  • L’Ultimo dei Templari
  • Il Bacio dell’Highlander



“A Discovery of Witches” di Deborah Harkness

A volte, anche le streghe si dedicano al time-traveling…

Certo, la trama del primo volume non lascia intendere nulla di specifico al riguardo… eppure, la Trilogia delle Anime sembra racchiudere in sé parecchi elementi che mi hanno incoraggiato a inserirla in questa lista.

Diana Bishop è una studiosa presso la Bodleian Library di Oxford. Senza volerlo, la giovane donna, discendente di una celebre dinastia di streghe, si ritrova a risvegliare il potere di un misterioso manoscritto.

A nulla valgono le sue proteste e i suoi tentativi di ripudiare il mondo della magia: da quel giorno, Diana si ritrova ad avere a che fare con un mondo segreto di streghe, demoni e vampiri, tutti decisi a mettere le mani sul manoscritto incantato.

Dalle serie di romanzi di Deborah Harkness è stata tratta l’omonima serie televisiva andata in onda su Sky Atlantic.

Gli altri volumi della saga sono:

  • L’Ombra della Notte
  • Il Bacio delle Tenebre
  • Il Figlio del Tempo

libri fantasy romantici sui viaggi nel tempo - ancora una fermata

“Ancora una fermata” di Casey McQuiston

Chi mi conosce, sa che questo è stato uno dei miei romanzi fantasy preferiti del 2021

La storia d’amore fra la riservata August e la “punk” ribelle Jane inizia per caso, nel momento in cui le due ragazze si incontrano su un affollato vagone della metropolitana newyorkese.

La loro connessione è immediata, talmente potente da innescare il più classico (e stordente) dei colpi di fulmine. C’è solo un piccolo problema: August appartiene ai giorni nostri, mentre Jane viene dagli anni Settanta.

La poveretta, infatti, è rimasta bloccata in una sorta di loop temporale, una condizione che la tiene prigioniera di uno specifico binario, impedendole di abbandonare la stazione e/o cercare di tornare nel suo tempo.

Toccherà a August trovare un modo per rispedirla a casa e fare in modo che Jane abbia la possibilità di riabbracciare la sua famiglia… Anche se, per riuscirci, la nostra eroina potrebbe essere costretta a sacrificare una delle cose più belle e importanti che le siano mai capitate.

Un romanzo incredibilmente romantico, ma anche divertente, colorato, commovente, buffo ed elettrizzante. Il tutto sullo sfondo di una New York magicamente queer, incredibilmente umana, che ti farà provare il desiderio spasmodico di correre a rivedere tutte le tue romcom preferite ambientate nella Grande Mela…

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Scrivere l’arco trasformativo di un personaggio: guida per principianti


scrivere arco trasformativo personaggio - joker

Che cos’è l’arco trasformativo di un personaggio?

Ricordi? Nei giorni scorsi abbiamo già accennato qualcosa a proposito di quest’argomento.

In almeno un paio di occasioni, infatti, abbiamo descritto l’arco del personaggio come il “viaggio interiore” che il protagonista viene chiamato a compiere nel corso della trama.

Il suo processo di trasformazione; quel cambiamento graduale e irreversibile che gli permetterà, nella maggior parte delle occasioni, di diventare quell’unica versione “migliorata” di se stesso in grado di superare tutte le avversità “fisiche” previste dal plot.

«Nella narrativa, gli eventi principali e i punti di svolta portano al cambiamento di un personaggio, e questo percorso è chiamato arco di trasformazione. L’arco di trasformazione è un viaggio fitto di comprensione, epifanie e rivelazioni. Un personaggio che non cambia è un personaggio statico.»

(Jessica Page Morrell, Master di Scrittura Creativa).

Ma attraverso quali fasi avviene, esattamente, questa spettacolare metamorfosi?

E fra quanti diversi “tipi” di arco del personaggio è possibile scegliere?


I 3 archi trasformativi del personaggio

Anche se un personaggio è in grado di evolversi in direzioni imprevedibili e variegate, possiamo comunque restringere il novero dei suoi possibili percorsi di trasformazione.

I “modelli” fondamentali a cui fare riferimento sono tre, e si distinguono in base alla “rotta” scelta per il cambiamento del personaggio.

L’arco positivo

È il più diffuso tipo di arco del personaggio in cui ti capiterà mai di imbatterti, popolare tanto al cinema e in tv, quanto all’interno del mondo dei libri.

In effetti, se ci fai caso, è proprio all’arco positivo che abbiamo fatto riferimento fin qui e, in modo particolare, quando ci siamo soffermati a descrivere il popolare metodo “Save the Cat!” per strutturare la trama di un romanzo o di un film.

Un arco positivo inizia sempre con un protagonista più o meno “danneggiato”, tormentato da demoni interiori, difetti di personalità, vari livelli di negazione e insoddisfazione personale.

Nel corso della storia, si avvicenderanno tuttavia una serie di eventi che costringeranno l’eroe a sfidare i suoi limiti e a mettere in discussione ogni cosa che credeva di sapere a proposito di se stesso e del mondo.

Soltanto alla fine della storia, il personaggio riuscirà a superare i suoi precedenti preconcetti e a trasformarsi in una persona più consapevole e completa.

E, presumibilmente, anche a usare questa nuova forza per sgominare il suo antagonista!


Smantellando la Bugia

Nel suo prezioso manuale “Creating Character Arcs”, l’autrice di popolari romanzi storici e di speculative fiction K. M. Weiland ci spiega che, alla base di ogni buon arco positivo di trasformazione del personaggio, si pongono una manciata di elementi fondamentali:

  • Prima di tutto, una grande Bugia a proposito di se stesso e/o del mondo, al quale il personaggio dimostra di credere ciecamente. In uno degli articoli precedenti, ci siamo riferiti a questa bugia nei termini di “harmful belief”; vale a dire, una convinzione dannosa per il benessere del personaggio, o comunque concretamente in grado di ostacolare la sua crescita interiore. Ad esempio, una giovane donna potrebbe pensare qualcosa sulla falsariga di: “Al mondo esistono solo persone superficiali, perciò l’unica virtù che conta è la bellezza fisica. Io non sono bella, perciò non conto niente. Non potrò mai essere amata.”
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“Locklands”: la recensione del libro fantasy di Robert Jackson Bennett


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Prima di iniziare a scrivere la recensione di “Locklands”, ho avuto bisogno di un po’ di tempo per riprendere fiato. Credimi quando ti dico che il finale di questa trilogia è assolutamente pazzesco… Al pari di tutta la saga di Robert Jackson Bennett, ovviamente.

Un puro concentrato di azioni rocambolesche, heist al cardiopalma e personaggi pronti a ottenere un bel certificato di residenza all’interno del tuo cuore.

La Mondadori sta per portare a compimento la pubblicazione della serie. Per scoprire quando uscirà “Locklands”, non ti resta che scrollare l’articolo e sbirciare qualche paragrafo più in basso.


La trama

In passato, Sancia, Berenice e Clef hanno già fronteggiato molte crisi. Ogni singola volta, le probabilità sembravano completamente contro di loro. Ogni singola volta, sono riusciti a trionfare.

Stavolta, però, i nostri eroi stanno per imbarcarsi in una guerra che sanno di non poter vincere.

Perché, ormai, non si tratta più di derubare baroni corrotti o sconfiggere uno ierofante immortale.

L’entità che sta cercando di schiacciarli è dotata di un’intelligenza che si è già diffusa attraverso il globo. Una creatura a metà strada fra scienza e magia, in grado di usare il potere della scrittura non soltanto per controllare gli oggetti – come hanno sempre fatto Sancia, Ber, Orso e gli altri – ma anche le menti umane.

Per combatterla, i nostri eroi hanno utilizzato la tecnologia sviluppata a Foundryside e accettato di trasformare se stessi e i propri alleati in un’armata – una vera e propria società utopica – diversa da qualsiasi altra cosa l’umanità abbia visto sinora.

Con questa potenza di fuoco alle spalle, San e gli altri sono riusciti a liberare una manciata di “ospiti” dell’intelligenza semi-artificiale contro cui si stanno battendo e perfino a sconfiggere alcuni dei suoi più temibili artefatti, indescrivibili strumenti di pura distruzione.

Eppure, malgrado i loro sforzi, il nemico continua ad avanzare. Implacabile. Inarrestabile.

E così, mentre l’entità si avvicina sempre più al suo vero obiettivo – un’antica porta, da tempo sepolta, in grado di condurre chiunque osi varcare le sue soglie all’interno delle camere nascoste al centro della creazione stessa – Sancia e i suoi compagni intravedono un’ultima opportunità per fermare il loro avversario.

Per coglierla, dovranno prima svelare il segreto che circonda le origini dell’arte della scrittura magica, imbarcarsi in una disperata missione nella roccaforte del potere del loro nemico, e mettere su il più azzardato e pericoloso “colpo” della loro carriera.


“Locklands”: la recensione

Una piccola premessa: ho amato i personaggi, i dialoghi, le ambientazioni e il finale di “Locklands” con tutta la fedeltà di un mastino e il disperato struggimento di una fangirl con la metà dei miei anni!

Ribadirò adesso una cosa che non mi stancherò mai e poi mai di ripetere: se ami autori come Brandon Sanderson, Nicholas Eames e John Gwynne, questa è la saga ideata su misura per te.

Il worldbuilding è esplosivo e il sistema magico a prova di bomba. I dialoghi sono memorabili e la caratterizzazione dei protagonisti riesce a rendere ciascuno di loro un beniamino, soprattutto grazie all’inserzione di tanti piccoli quirk e difetti in grado di enfatizzare la profonda umanità che si nasconde tanto nei personaggi buoni, quanto in quelli “cattivi”.

Con questo terzo volume, ti garantisco che Robert Bennett Jackson è riuscito a superare se stesso. I colpi da scena sono da infarto e il finale chiude il cerchio in maniera (quasi) perfetta.

Malgrado questo, devo confessarti che i primi capitoli del libro sono riusciti a cogliermi alla sprovvista. A… disorientarmi un pochino, per così dire.

Probabilmente perché mi ci è voluto un po’ per accettare la realtà e ammettere che i tempi scanzonati e felici in cui Sancia e gli altri scorrazzavano per le strade di Foundryside, imbrogliando mercanti e ingiuriando nobili, ormai erano definitivamente alle nostre spalle.

Tantissimi cambiamenti da assimilare, insomma, più un inizio in medias res che concede davvero pochissima tregua al lettore.

Soltanto per citare le novità più vistose:

  • In “Locklands”, ritroviamo Sancia, Berenice e Cleff otto anni dopo la fine degli eventi narrati in “Shorefall”. Le nostre eroine risultano considerevolmente invecchiate da allora, e perfino nella vita di Clef hanno iniziato a emergere una serie di sorprendenti cambiamenti …
  • Sancia è ancora la protagonista assoluta della saga. Ma “Locklands” è il libro indiscusso di Berenice e di Cleff. E’ il loro PoV a guidarci attraverso la maggior parte delle scene… E a loro appartengono, difatti, gli archi trasformativi più coinvolgenti e ricchi di dettagli commoventi.
  • L’altissima posta in gioco giustifica un repentino cambio di registro: dai motivetti allegri e faceti del primo e (in parte) anche del secondo volume, ai rintocchi apocalittici e tetri del terzo…
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“Tutti gli uccelli nel cielo”: la recensione del libro di Charlie Jane Anders


tutti gli uccelli nel cielo recensione - charlie jane anders

È arrivato il momento di pubblicare la recensione di “Tutti Gli Uccelli Nel Cielo”, il fenomenale ed eccentrico libro d’esordio di Charlie Jane Anders in uscita il 30 agosto 2022.

La struttura del romanzo è quella di un’atipica love story. La trama, a metà strada fra sci-fi, arcanepunk e realismo magico, riesce ad abbracciare molte tematiche importanti: sviluppo tecnologico, etica, disuguaglianza, impatto ambientale…

Ma se dovessi ricevere l’incarico impossibile di ricapitolare i punti salienti di “Tutti Gli Uccelli Nel Cielo”, credo che mi sentireste rispondere: «Quello di Charlie Jane Anders è un libro che parla di solitudine, e del dolore che si prova quando si è costretti a crescere come estranei in un mondo in fiamme


La trama

Patricia e Laurence sono due ragazzini sensibili e solitari.

Lei è una giovane strega, in grado di comunicare con gli animali e ricevere consigli dal saggio Albero che dimora nei segreti recessi del bosco.

Lui è un promettente ammiratore delle scienze e della tecnologia, capace di costruire una macchina del tempo amatoriale ancora all’età delle scuole medie.

Il loro incontro segna l’inizio di un legame intenso e viscerale, la storia di un’amicizia talmente profonda da riuscire a sfidare ogni sorta di incognita.

Parenti serpenti, inquinamento globale, mistici assassini, società segrete, fanatiche congreghe di stregoni…

Patricia e Laurence diventano adulti in un mondo che sembra caparbiamente determinato a separarli per sempre… e a lanciarsi di volata in fondo all’abisso dell’odio e dell’autodistruzione!

Trovare un seme di speranza, in queste circostanze, sembra quasi una chimera.

Eppure, forse c’è ancora della bellezza da scoprire, là fuori, da qualche parte…

Con l’Apocalisse che, di giorno in giorno, sembra farsi sempre più incombente, i due ragazzi saranno costretti a fare i conti con due domande fondamentali.

La prima: riusciranno mai magia e scienza – l’equilibrio naturale del cosmo, e la capacità dell’uomo di plasmare il mondo a propria immagine – a trovare un modo per convivere e prosperare?

La seconda: è mai possibile che un albero sia rosso?! 😆

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