Il 95% degli aspiranti scrittori e dei giovani autori esordienti non è in grado di scrivere una scena.
Boom!
Cosa dico?
La tragica verità è che la stragrande maggioranza di costoro non sarebbe neanche in grado di spiegarti la differenza che passa fra un mucchio di parole a caso e una scena.
Figuriamoci se possiede gli strumenti necessari a capire che questa mancanza, con ogni probabilità, rappresenta il principale motivo per cui niente di quello che scrive ha la benché minima speranza di funzionare!
Ma tu non sei come loro, dico bene, amico mio? Tu VUOI migliorare.
E il tuo cuore è finalmente pronto a imboccare la strada che ti permetterà di sbloccare il tuo potenziale…
Che cos’è una «scena»?
Partiamo dalle nozioni basilari.
Per usare una metafora semplicissima, le scene non sono nient’altro che i mattoncini su cui posa l’intera architettura della tua trama.
Imparare a scrivere una scena significa sviluppare l’abilità necessaria a catturare l’attenzione del tuo lettore e “risucchiarlo” voracemente all’interno della storia. Una capacità che, per uno scrittore di romanzi e racconti, deve avere necessariamente la precedenza su qualsiasi velleità di ordine stilistico o letterario.
Sei d’accordo? 😀
Bene.
Ho ragione di credere che tu abbia già sentito parlare della tecnica dello show, don’t tell.
Si tratta, in estrema sintesi, di una pratica di scrittura che raccomanda a chi scrive di coltivare una sana predilezione per le parti “mostrate” (attraverso azioni, parole, pensieri, sensi ed emozioni dei personaggi), a scapito delle parti “raccontate” (esposizioni, sommari e descrizioni).
Ovviamente, non è possibile escogitare una formula matematica universalmente valida in grado di riassumere la corretta “proporzione” da applicare fra le parti da mostrare e quelle raccontare.
Ogni storia è diversa. Anche perché le variabili che entrano in gioco sono davvero tantissime!
Ad esempio, considerazioni legate al genere letterario di appartenenza, o alla fascia di età del pubblico ideale…
Eppure, a prescindere da qualsiasi obiezione, la verità è che all’interno della tua trama si verificheranno certamente alcuni snodi fondamentali che sarai OBBLIGATO a mostrare.
Per esempio, durante l’incipit di una storia (vedremo, in uno dei prossimi post, che cosa si intende esattamente con l’espressione «scena di apertura»). Ma anche in corrispondenza del midpoint, del climax e dei principali colpi di scena.
Sia come sia, in nove casi (e mezzo) su dieci, credo che scoprirai che il modo più efficace, saggio e interessante per “mostrare” al tuo lettore i sentimenti, le azioni, le parole e i pensieri del tuo protagonista passerà per… indovina un po’?
Ebbene sì: la costruzione di una SCENA! 😉
Il disegno di una scena
Ma che cosa contraddistingue una scena da un semplice rigurgito di parole, paragrafi e pagine?
Vediamo un po’…
Ogni manuale di scrittura creativa sotto il cielo sembra concordare su un punto in particolare: una scena, per essere considerata tale, deve implicare prima di tutto un cambiamento, una trasformazione di stato in grado di alterare l’ordinario equilibrio di vita del personaggio.
Sembra piuttosto ovvio, vero?
Eppure, credo che ti sorprenderebbe scoprire quanti autori alle prime armi tendano a fare scempio di questa regola.
Adesso, cerchiamo di approcciare l’argomento da un punto di vista ancora più rigoroso.
Prova a pensare a quelli che sono i principali valori umani. Sto parlando della roba veramente importante, i grandi temi universali che ci riguardano tutti: amore/odio, giustizia/ingiustizia, vita/morte, ricerca di significato/disperazione eccetera eccetera.
La scena, vedi, è l’unità della storia che permette al tuo personaggio di rimbalzare da un estremo all’altro della scala emotiva che separa i due poli opposti di una (o più) di queste coppie di valori.
Un po’ tortuoso?
In realtà, è più facile di quello che sembra. Lascia che ti proponga un esempio pratico…
Immaginiamo di scrivere una scena in cui un uomo e una donna, romanticamente coinvolti, decidono di uscire a cena.
I due entrano nel ristorante tenendosi per mano. Non appena arriva il momento di sedersi, il tizio balza a spostare la sedia della compagna e poi torna rapidamente al proprio posto. Lei intanto lo fissa, sorridendo e sfiorandosi la clavicola con la punta delle dita.
In quale stato emotivo si trovano i due personaggi? A quale valore universale potremmo fare riferimento per questa scena?
In realtà, avremmo un’ampia gamma di possibilità a disposizione. Ma teniamoci sul prevedibile, e scegliamo quella che ruota attorno al valore dell‘AMORE.
A un certo punto, il nostro personaggio maschile comincia a sfiorare una scatolina di velluto nascosta fra le pieghe del cappotto. Il cuore gli batte forte. I suoi palmi sono sudati.
Lei batte le ciglia e giunge le mani sul tavolo. «Che cosa c’è?», gli domanda, incoraggiante. «Volevi dirmi qualcosa?».
L’uomo si schiarisce la gola, finalmente pronto a mostrarle l’anello…
Ma, a quel punto, la porta del locale alle sue spalle si spalanca.
Un secondo tizio entra nel ristorante.
La donna sobbalza. La linea delle sue spalle si irrigidisce; le sue pupille diventano un paio di stretti puntolini verticali. Dapprima comincia a inclinare il busto, come se cercasse di nascondersi dietro un pilastro; poi, tenta addirittura di rannicchiarsi contro lo schienale della sedia. Neanche potesse confondersi con la tappezzeria!
In preda all’ansia, il nostro personaggio maschile prende a interrogarla. La donna si schernisce, prova a negare, ma, a furia di insistere, lui riesce a strapparle una confessione: in realtà, quello che è appena entrato è il legittimo marito della donna, un brutto ceffo di cui lei, finora, non si era mai lasciata sfuggire il minimo accenno.
Lo spasimante ha un mezzo attacco apoplettico. «Mi hai mentito?! Pensavo di essere l’unico! Chi sei tu, in realtà?»
Più lui diventa collerico, aggressivo, geloso, più lei si allarma, si agita, si tira indietro.
A poco a poco, il litigio degenera. Alla fine, lui si lascia sfuggire un epiteto poco carino; lei gli rovescia il bicchiere sulla camicia e balza in piedi, le guance arrossate e il petto ansante. Volta le spalle al tavolo ed esce, senza più degnarlo di un’occhiata.
Lui scaraventa il fazzoletto sul tavolo e si alza. Prima di andarsene, paga il conto e lascia scivolare l’anello nel barattolo delle mance accanto al registratore.
E… sipario.
Fine della scena.
Che tipo di cambiamento pensi abbiano affrontato i nostri (improbabili) eroi?
E’ facile: sono passati dall’AMORE all’ODIO, attraversando un CONFLITTO (scatenato dall’entrata in scena del brutto ceffo).
Mi segui?
Se mi fossi limitata a proporti un dialogo fra due persone sedute a cena, che si scambiano commenti sull’ultimo evento sportivo, tubano fra di loro o si lamentano del caldo, senza generare un confronto, senza attraversare un cambio emotivo, con che razza di coraggio avrei potuto cercare di spacciarla per una scena?
Oppure la descrizione di un tizio seduto in macchina, intento a guidare per le strade di Roma rimuginando su un antico amore della sua giovinezza…
Perfino se avessi deciso di prolungare (in un palese attacco di squilibrio mentale) il suo flusso di coscienza per 35 pagine filate, ti assicuro che il risultato finale non si sarebbe nemmeno avvicinato alla definizione di una scena.
In una scena, infatti, devono necessariamente avvenire due cose:
- Bisogna, innanzitutto, che nel tuo personaggio si verifichi un cambiamento di “stato”, qualcosa che lo riguarda direttamente e che il tuo lettore sia chiaramente in grado di percepire
- Inoltre, deve sempre essere un CONFLITTO a innescare (e giustificare) la suddetta trasformazione!
Un esempio di scena in narrativa
Da questo momento in poi, quasi tutto quello che dirò farò riferimento al preziosissimo manuale di scrittura creativa “The Story Grid” di Shawn Coyne; un testo che si basa soprattutto sulle teorie esposte da Robert McKee nel suo capolavoro “Story: Contenuti, Struttura, Stile, Principi per la Sceneggiatura e per l’Arte di Scrivere Storie”.
A titolo esemplificativo, userò invece una bellissima scena tratta dal recente bestseller “The Iron Widow” di Xiran Jay Zhao.
Questa è la sinossi del romanzo:
“A Huaxia ogni ragazzo sogna di pilotare le Crisalidi, giganteschi robot da guerra mutanti derivati dalle spoglie degli Hundun, alieni animati dal metallo-spirito che da tempo hanno invaso la Terra insediandosi oltre la Grande Muraglia.
La massima aspirazione concessa a una ragazza, invece, è quella di diventare la pilota-concubina di qualche famoso combattente, ottenendo una lauta ricompensa per la propria famiglia in cambio quasi sempre della vita, consumata nello sforzo mentale richiesto per supportare il pilota in battaglia.
Quando la diciottenne Zetian si offre per il ruolo, ha in mente tutt’altro: il suo scopo è assassinare il celebre pilota responsabile della morte della sorella.
Ciò che non ha pianificato, però, è di sopravvivere alla sua vendetta sul campo dimostrando una forza mentale inaudita per una donna, venendo quindi etichettata come Vedova di Ferro, leggendaria figura di pilota donna molto temuta e – non per caso – sconosciuta al popolo che segue ogni combattimento sul proprio tablet.
Per domare la sua scomoda ma inestimabile forza mentale, Zetian viene messa in coppia con Li Shimin, il più forte e controverso pilota di Huaxia, che porta sulle spalle l’assassinio della propria famiglia.
Ma una volta assaggiato il potere, Zetian non si piegherà tanto facilmente.”
Rizzoli, 2022
Le 5 parti di una scena
La scena di un romanzo si compone di 5 parti fondamentali:
- Incidente Scatenante
Un episodio in grado di sconvolgere l’equilibrio di vita di partenza del tuo personaggio.
Può essere di due tipi:
- Intenzionale, cioè frutto della deliberata volontà di qualcuno (che si tratti del tuo eroe, del villain, del love interest o di qualsiasi altro personaggio…);
- Accidentale, cioè casuale (una vincita alla lotteria, un fulmine che colpisce un palo del telefono, un tamponamento a catena in tangenziale eccetera).
L’unica cosa che conta è che questo Incidente Scatenante si riveli in grado di suscitare una REAZIONE da parte del tuo protagonista.
Esempio:
La scena che voglio sottoporre alla tua attenzione si svolge attorno al 30, 31% di “Iron Widow”. Il valore che entra in gioco in questa scena è legato al tema della sopravvivenza (Vita/Morte).
Dopo aver sterminato uno sciame di mostri invasori, la protagonista Zetian e l’infame pilota Li Shimin rientrano nel palazzo degli Strateghi.
Zetian è al settimo cielo, ma, all’euforia per la vittoria, si sostituisce presto un’ondata di cupa disperazione: gli Strateghi, infatti, hanno sempre covato la segreta speranza che Zetian morisse in battaglia.
Il loro obiettivo prevedeva che il potere spirituale di Li Shimin sopraffacesse quello della ragazza e la uccidesse, permettendo alla loro cricca di sbarazzarsi di quella che, evidentemente, hanno sempre considerato soltanto alla stregua di un’altra “femmina pericolosa”.
Sopravvivendo, Zetian ha mandato all’aria i loro progetti. Una situazione potenzialmente esplosiva.
Perciò, all’inizio della scena, i soldati circondano Zetian e si fanno avanti con atteggiamento minaccioso. Anche gli Strateghi fissano la giovane in preda alla rabbia, senza sforzarsi di dissimulare la loro ostilità. Perfino Li Shimin, il pilota che ha combattuto al suo fianco, si ritrova improvvisamente incapace di spiccicare parola.
Per la nostra eroina, insomma, le cose promettono di mettersi davvero male!
Incidente scatenante (Intenzionale) → Sennonché, dopo un breve dialogo, il Capo Stratega propone a Zetian un accordo diabolico: se la ragazza acconsentirà a formare un’alleanza strategica con Li Shimin e a diventare la sua fedele compagna di vita (e di battaglia), il governo provvederà a risparmiarle la vita. Almeno, per il momento. Il problema è che Zetian disprezza Li Shimin dal profondo del cuore…
- Turning Point
Il «punto di svolta» di una scena si verifica nel momento in cui il protagonista entra in contatto con delle nuove informazioni, e realizza di non poter fare a meno di reagire al cospetto delle loro implicazioni.
Esempio:
Turning Point→ La proposta del Capo Stratega innesca un punto di svolta.
Che cosa farà Zetian? Combatterà per il suo Paese, legandosi per sempre a un uomo che odia, oppure declinerà definitivamente l’offerta, fornendo ai soldati un ottimo pretesto per crivellare il suo corpo di proiettili?
In un primo momento, Zetian reagisce al dilemma fissando il Capo Inquisitore negli occhi. «E che cosa mi concederete, se ci provo?», ribatte soltanto.
Si tratta di una battuta inaspettata ed entusiasmante, soprattutto perché si rivela in grado di sbaragliare ogni nostra aspettativa!
Niente piagnistei, da parte di Zetian. Nessun “Sì, certo, farò come hai detto.” Nessun cedimento. Un semplice: «Che cosa ci guadagno?», ed ecco che l’atmosfera nella stanza si trasforma, cominciando a farsi incandescente.
Gli Strateghi rimangono a bocca aperta. Stentano a farsi una ragione dell’esistenza di questa ragazza, esile e indomabile, che si rifiuta di prostrarsi al cospetto del loro immenso potere.
La tensione aumenta, fino a quando uno degli Strateghi si ritrova a sbuffare, disgustato: «Tesoro, non sei nella posizione di poter chiedere niente. Dovresti solo ringraziare i tuoi antenati che ti stiamo lasciando vivere!»
- Crisi
Dal turning point, deriva sempre una serie di spinose complicazioni progressive.
Complicazioni che confluiscono, inevitabilmente, nella cosiddetta «crisi» del protagonista, vale a dire il momento in cui lui o lei verrà chiamato a prendere una decisione definitiva.
Dopotutto, sono proprio le scelte che compiamo nel momento di massima pressione a definire chi siamo, non è così? Questo precetto vale nella vita di ogni giorno, figuriamoci se non riveste un’importanza vitale nel campo della narrativa!
Esempio:
Crisi→ Per un lungo momento, Zetian si limita a fissare lo Stratega che l’ha minacciata. Poi, la ragazza comincia ad avvicinarsi con passo pesante al soldato più vicino.
- Climax
La risposta pratica, ATTIVA, del personaggio al suo momento di crisi. Il tempo dell’azione!
Esempio:
Climax→ Anziché cedere alle pressioni degli Strateghi, o rassegnarsi semplicemente all’uccisione, Zetian spinge il cranio contro la canna della pistola del soldato. «Forza», dice. Come per intendere: «So che state bluffando. Nel corso di quella battaglia l’ avete capito: ormai avete bisogno di me. Non sarò la vostra schiava!»
Cosa ci rivela quest’azione? Una serie di informazioni fondamentali a proposito della vera natura di Zetian. La protagonista di “Iron Widow”, infatti, non è solo una donna da “chiacchiere e distintivo”. Non si tirerà mai indietro, ed è chiaramente in grado di supportare le sue dichiarazioni con i fatti.
- Risoluzione
Le conseguenze del climax, mostrate con chiarezza e in tutte le loro implicazioni naturali.
Esempio:
Risoluzione → Il Capo Stratega richiama il soldato e gli ordina di abbassare l’arma. Zetian spicca un balzo e prova a strappargli la pistola dalle mani. «Credete che questo mi spaventi? Pensate che mi sia mai piaciuto essere viva? Forza. Fatemi questo favore!», esclama.
Poi, continua: «Se volete qualcosa da me, fareste meglio a pagarmi per ciò che mi spetta!»
Dopo questo exploit, i soldati si tirano definitivamente indietro, turbati e innervositi.
Perciò, vedi come si è trasformato, il nostro valore di partenza?
All’inizio della scena, Zetian temeva per la propria incolumità.
Cinque “step” più tardi, e il cambiamento scaturito dal conflitto con gli Strateghi si rivela sufficiente a ribaltare le carte in tavola: alla fine della scena, infatti, sono i soldati stessi a strappare l’arma delle mani di Zetian, terrorizzati all’idea che la ragazza possa farsi del male!
Come costruire la scena di un romanzo: tirando le somme…
Hai capito il segreto?
Per riuscire a scrivere una buona scena, devi prima di tutto piazzare al cospetto del tuo personaggio un ostacolo, e creare per lui un conflitto di ordine personale.
Scegliere un valore universale (sopravvivenza, autoaffermazione, amore, onore e via discorrendo) e far sì che, attraverso i 5 passaggi della scena, la “carica” del valore in questione subisca una mutazione.
Gli step fondamentali sono:
- Incidente Scatenante
- Turning Point
- Crisi
- Climax
- Risoluzione
Nota bene: dall’inizio alla fine della scena, il tuo eroe potrebbe benissimo finire dalla padella alla brace, e scivolare da una situazione di “pericolo” a una di “praticamente spacciato” (doppia carica negativa). In alternativa, l’eroe potrebbe guizzare da uno stato di semplice serenità a uno di pura beatitudine (doppia carica positiva).
L’importante è che il tuo lettore sia in grado di avvertire il cambiamento, e che riesca a farlo in maniera chiara, precisa e inequivocabile.
Non provare a barare su questo aspetto, e vedrai che riuscirai a scrivere tutte le scene elettrizzanti, magiche e coinvolgenti di cui il tuo romanzo avrà bisogno! 🙂