Ti sei mai chiesto come creare il perfetto villain per la tua storia?
Non sto parlando di un semplice antagonista, bada.
Mi sto riferendo proprio a un puro, perfido, interessante, irresistibile “cattivo”; uno di quelli in grado di rendere la vita del tuo protagonista un inferno… e di trasformare il tuo romanzo in un successo!
Perché, come abbiamo visto, una trama che funziona è spesso in grado di tirare in ballo tutti e tre i livelli di conflitto.
Ma non sarà un mistero per nessuno scoprire che, nell’ambito della maggior parte dei generi commerciali, è il CONFLITTO PERSONALE a svolgere la parte del leone: in tutti questi casi, infatti, sarà proprio la battaglia senza quartiere fra l’eroe della storia e il suo turpe nemico a trainare la trama!
Nell’articolo che seguirà, ti proporrò una serie di consigli per creare il tuo villain ideale.
È importante ricordare che il metodo “S.E.R.P.E.” (da me coniato) si basa su un compendio di informazioni tratte da due preziosissimi manuali di scrittura creativa: “Writing About Villains”, di Rayne Hall, e “The Emotional Wound Thesaurus” di Angela Ackerman e Becca Puglisi.
Come creare il villain della tua storia in 5 passi: Archetipi VS Stereotipi
Prima di iniziare, dovremo soffermarci un momento a considerare la differenza che passa fra un ARCHETIPO e uno STEREOTIPO.
Purtroppo, frequentando una serie di forum e gruppi di aspiranti autori online, ho realizzato che molte persone tendono ad adoperare questi due termini come se si trattasse di sinonimi. Li considerano intercambiabili, addirittura, spingendosi al punto di attribuire un’accezione profondamente negativa a entrambi.
Ascoltami bene…
Non può esserci. Nulla. Di. Più. Sbagliato!
«Certi tipi di personaggi hanno giocato un ruolo importante nell’arte di raccontare storie sin da quando l’umanità ha scoperto il linguaggio. Compaiono di continuo, sempre riconoscibili, eppure sempre differenti. Perché sono in grado di risuonare con il subconscio del lettore su un livello profondo.
L’archetipo è una parte importante della caratterizzazione di ogni cattivo – ma NON costituisce un valido sostituto per un appropriato processo di costruzione di un personaggio. Infatti, se non viene concessa loro la possibilità di trasformarsi in individui, gli archetipi rimangano senza vita.»
“Writing About Villains”, Rayne Hall
Capisci?
Da questo momento in poi, useremo la parola “archetipo” per descrivere un “tipo” di personaggio in grado di risuonare profondamente nell’inconscio del lettore, sguinzagliando su di lui il massimo impatto emotivo possibile.
Mentre uno “stereotipo”, come vedremo a breve, è soltanto il frutto di un atto di pigrizia creativa; un modo come un altro per riciclare personaggi già visti e idee abusate, e creare eroi e villain privi di qualsiasi attrattiva.
1. “S” come “Scegli un archetipo per il tuo villain”
Secondo Rayne Hall, uno scrittore ha a disposizione almeno 10 diversi archetipi fra cui scegliere.
- Il Signore Oscuro
Esempi:
Sauron ne “Il Signore degli Anelli”;
L’Imperatore Palpatine nella saga di “Star Wars”;
Hela in “Thor: Ragnarok”.
- L’Astuto Cospiratore
Esempi:
Petyr Baelish ne “Il Trono di Spade”;
Randall Flagg nel ciclo della “Torre Nera”;
La fuggitiva Mae nella miniserie Netflix “Il Diavolo in Ohio”.
- Lo Scienziato Ossessionato
Esempi:
Il Dottor Moreau ne “L’Isola del Dottor Moreau”;
James Reed in “Middlegame” di Seanan McGuire.
- La Madre/Il Padre Soffocante
Esempi:
Mother Gothel in “Rapunzel”;
Marshall Eamons nel film “Boys Erased”;
Diane Sherman in “Run”.
- Il Fanatico
Esempi:
Padre Konstantin nel libro fantasy “L’orso e l’usignolo”;
Helena nell’urban fantasy “Her Majesty’s Royal Covenant“;
Beverly Keane nella miniserie horror “Midnight Mass”.
- La Seduttrice/Il Seduttore
Esempi:
L’Oscuro nella trilogia “Shadow and Bones”;
Dracula di Bram Stoker;
Carmilla di Sheridan LeFanu.
- Il Sadico
Esempi:
Ramsay Bolton ne “Il Trono di Spade”;
Ogni singolo serial killer del franchise “Saw”.
- Il Trickster
Esempi:
Loki nel Marvel Cinematic Universe;
Beetlejuice, Spiritello Porcello.
I gemelli Elinor e Oliver nella serie tv “First Kill“.
- Il Reietto Sociale
Joker nell’omonimo film di Todd Phillips;
Harper Curtis nella serie tv “Shining Girls“;
Alyce nella duologia “Malice” + “Misrule” di Heather Walter.
- Il Bullo
Il nobile De Guiche nel film di John Wright “Cyrano”;
Regina George nel film cult “Mean Girls”;
John “Ace” Merrill nel racconto di Stephen King “Il Corpo” (“Stand by Me”).
Ribadisco che ciascuno di questi archetipi dovrà essere usato come semplice BASE per la costruzione del tuo cattivo. Nel senso che, dopo averne scelto uno, spetterà a te il compito di “riempire” i vuoti e le zone grigie lasciati da questi modelli generici, per costruire quello che diventerà il TUO villain: un personaggio originale, unico e “personalizzato”!
2. “E” come “Evita i maledetti stereotipi!”
Ricorda: un cliché è in grado di uccidere l’interesse del pubblico come poche altre cose!
Fra i più letali stereotipi a cui potresti essere tentato di ricorrere, durante il processo di creazione del tuo villain, ecco alcune cose di cui dovresti imparare a fare a meno:
- Risate Malefiche (con sogghigni e torcimenti di baffi annessi e connessi)
- Un aspetto mostruoso, o comunque una bruttezza esteriore tale da rispecchiare l’anima nera del tuo villain
- Una stupidità sconfinata
- Una malvagità a 360 gradi, come se il villain non fosse in grado di manifestare accenni di bontà in nessun campo della sua vita
- La tipica tendenza a sfogare la sua ira accanendosi sui propri “minions” impotenti
- Il verboso “spiegone” finale all’eroe legato su una sedia, mentre intanto la cavalleria si prepara ad arrivare
3. “R” come “Riconosci la Motivazione e l’Oggetto del Desiderio che si nascondono dietro le azioni del tuo villain”
Un villain è senz’altro un personaggio speciale, nell’ottica della tua storia.
Eppure, le regole che sottintendono alla sua creazione non sono diverse da quelle che abbiamo già elencato in passato, in relazione ad altri tipi di personaggi.
Che cosa significa?
Molto semplice:
il tuo villain, esattamente come il tuo eroe, avrà bisogno di una Motivazione che lo spinga ad agire e di un Oggetto del desiderio.
Non dovrei essere io a spiegarti che “Voglio distruggere il protagonista perché sono un tipo oh, così malvagio!” non è una buona soluzione narrativa.
Dedicare la propria vita alla distruzione della vita del protagonista perché quest’ultimo, da ragazzino, è andato in giro a spiattellare un pettegolezzo che, a lungo andare, ha condotto al suicidio l’amata sorella del “cattivo”… bè, questa SI’ che è una motivazione come si deve! (Non per niente, deriva da un grandissimo film: “Oldboy” di Park Chan-wook).
4. “P” come “Pondera il TIPO di arco trasformativo che si nasconde nel background del tuo villain”
Come abbiamo già stabilito, esistono tre diversi tipi di archi negativi del personaggio:
- L’arco di Disillusione
- La Caduta
- L’arco di Corruzione
In nove casi su dieci, un tipico villain da storia fantasy, horror, action o sci-fi, avrà alle spalle un arco di Corruzione o di Caduta.
Ma perché insisto tanto a usare l’espressione “alle spalle”?
Perché, in realtà, quello che Angela Ackerman e Becca Puglisi definiscono, molto saggiamente, “Il Viaggio del Villain”, avviene quasi sempre off-screen, vale a dire molto tempo prima che la storia vera e propria abbia inizio!
«È importante notare il modo in cui, anche qualora non fosse visibile, l’arco trasformativo del villain andrà a seguire lo stesso schema di quello del protagonista: un evento traumatizzante scatena in lui una ferita che porta alla nascita di una paura irrazionale; questa, a sua volta, conduce alla formazione di un’armatura emotiva che risulta in un’esigenza priva di risposta, qualcosa che lascia il villain profondamente insoddisfatto.»
“The Emotional Wound Thesaurus”, Angela Ackerman e Becca Puglisi.
L’eroe della storia incontra il villain soltanto DOPO che il viaggio di trasformazione di quest’ultimo si è concluso.
Perciò, non devi (per forza) mostrare quel viaggio all’interno del tuo libro.
Ma, se vuoi che il tuo villain risulti autentico e convincente, dovresti comunque cercare di mostrare le conseguenze di quell’arco, nonché accennare alla presenza di quell’episodio traumatico nel suo background che l’ha portato a diventare il temibile avversario che è oggi.
5. “E” come “Evidenzia le qualità interessanti del tuo villain, esattamente come faresti per quelle del tuo eroe”
A chi interessa leggere una storia che parla di un eroe che si batte contro un villain sciocco, debole e incapace?
Voglio dire, qualsiasi idiota sarebbe in grado di sconfiggere una mezza calzetta!
(Anche se abbiamo già parlato di una possibile eccezione a questa regola).
Perciò, se vuoi che il tuo protagonista sia in grado di fare “bella figura” agli occhi del lettore, la verità è che dovrai corredarlo di un avversario all’altezza della situazione.
In realtà, se ci fai caso, capita spesso che il villain di una storia sia una sorta di “riflesso distorto” dell’eroe positivo. E questo rappresenta sicuramente uno dei mezzi più efficaci per creare un villain come si deve, soprattutto nel contesto di racconti YA o a sfondo supereroistico!
Cosa intendo?
Bè, tu prova solo a pensare a Voldemort, e alla quantità spropositata di cose che Colui che non Può Essere Nominato ha in comune con il giovane Harry!
O a Pippa Fitz-Amobi e Andie Bell nel thriller per adolescenti “Come Uccidono le Brave Ragazze” di Holly Jackson.
Stiamo parlando di due giovani donne spregiudicate, benestanti, manipolatorie, combattive e pronte a tutto, che in più di un’occasione finiranno per trovarsi di fronte alle medesime scelte.
Certo: un personaggio è buono, l’altro è cattivo; e saranno le loro decisioni, alla fine, a rivelare la loro natura.
Ma il fatto che siano intrinsecamente simili – a livello di trascorsi, di personalità, di motivazioni e obiettivi – è anche ciò che permette al lettore di arrivare a conoscere più intimamente entrambe.
Bene.
Che cosa ne pensi del mio metodo “S.E.R.P.E.” per creare il villain perfetto?
Quali sono i tuoi “cattivi” o archetipi del Male preferiti? 🙂