Che cos’è l’arco trasformativo di un personaggio?
Ricordi? Nei giorni scorsi abbiamo già accennato qualcosa a proposito di quest’argomento.
In almeno un paio di occasioni, infatti, abbiamo descritto l’arco del personaggio come il “viaggio interiore” che il protagonista viene chiamato a compiere nel corso della trama.
Il suo processo di trasformazione; quel cambiamento graduale e irreversibile che gli permetterà, nella maggior parte delle occasioni, di diventare quell’unica versione “migliorata” di se stesso in grado di superare tutte le avversità “fisiche” previste dal plot.
«Nella narrativa, gli eventi principali e i punti di svolta portano al cambiamento di un personaggio, e questo percorso è chiamato arco di trasformazione. L’arco di trasformazione è un viaggio fitto di comprensione, epifanie e rivelazioni. Un personaggio che non cambia è un personaggio statico.»
(Jessica Page Morrell, Master di Scrittura Creativa).
Ma attraverso quali fasi avviene, esattamente, questa spettacolare metamorfosi?
E fra quanti diversi “tipi” di arco del personaggio è possibile scegliere?
I 3 archi trasformativi del personaggio
Anche se un personaggio è in grado di evolversi in direzioni imprevedibili e variegate, possiamo comunque restringere il novero dei suoi possibili percorsi di trasformazione.
I “modelli” fondamentali a cui fare riferimento sono tre, e si distinguono in base alla “rotta” scelta per il cambiamento del personaggio.
L’arco positivo
È il più diffuso tipo di arco del personaggio in cui ti capiterà mai di imbatterti, popolare tanto al cinema e in tv, quanto all’interno del mondo dei libri.
In effetti, se ci fai caso, è proprio all’arco positivo che abbiamo fatto riferimento fin qui e, in modo particolare, quando ci siamo soffermati a descrivere il popolare metodo “Save the Cat!” per strutturare la trama di un romanzo o di un film.
Un arco positivo inizia sempre con un protagonista più o meno “danneggiato”, tormentato da demoni interiori, difetti di personalità, vari livelli di negazione e insoddisfazione personale.
Nel corso della storia, si avvicenderanno tuttavia una serie di eventi che costringeranno l’eroe a sfidare i suoi limiti e a mettere in discussione ogni cosa che credeva di sapere a proposito di se stesso e del mondo.
Soltanto alla fine della storia, il personaggio riuscirà a superare i suoi precedenti preconcetti e a trasformarsi in una persona più consapevole e completa.
E, presumibilmente, anche a usare questa nuova forza per sgominare il suo antagonista!
Smantellando la Bugia
Nel suo prezioso manuale “Creating Character Arcs”, l’autrice di popolari romanzi storici e di speculative fiction K. M. Weiland ci spiega che, alla base di ogni buon arco positivo di trasformazione del personaggio, si pongono una manciata di elementi fondamentali:
- Prima di tutto, una grande Bugia a proposito di se stesso e/o del mondo, al quale il personaggio dimostra di credere ciecamente. In uno degli articoli precedenti, ci siamo riferiti a questa bugia nei termini di “harmful belief”; vale a dire, una convinzione dannosa per il benessere del personaggio, o comunque concretamente in grado di ostacolare la sua crescita interiore. Ad esempio, una giovane donna potrebbe pensare qualcosa sulla falsariga di: “Al mondo esistono solo persone superficiali, perciò l’unica virtù che conta è la bellezza fisica. Io non sono bella, perciò non conto niente. Non potrò mai essere amata.”
- Una Ferita Emotiva, contenuta nel background del personaggio, in grado di giustificare la suddetta Bugia. Weiland, nel suo libro, ricorre espressamente al termine “Ghost”: un “Fantasma” del passato che il personaggio si trascina dietro da chissà quanto tempo, in maniera più o meno consapevole. Il ricordo di quest’esperienza servirà per lo più a rafforzare la sua fede nella veridicità assoluta della grande Bugia, soprattutto nel corso del primo atto.
- Un Oggetto del Desiderio superficiale (quello di cui il personaggio crede di aver bisogno per guarire dalla sua ferita).
- Un Oggetto del Bisogno profondo (ciò di cui ha bisogno davvero).
- Una Verità in grado di ribaltare completamente la lezione “sbagliata” impartita da quel doloroso “Fantasma” del passato. Per tornare all’esempio di prima, la nostra giovane e insicura eroina potrebbe trascinarsi dietro lo “spettro” di una madre ex reginetta di bellezza, che magari la insultava per il suo aspetto e ignorava continuamente le sue necessità di bambina. Nel corso del suo arco trasformativo, la ragazza potrebbe imparare a sostituire la sua bugia con la consapevolezza che sì, al mondo esisterà pure molta gente superficiale e incapace di vedere al di là del proprio naso. Ma le uniche persone che vale davvero la pena avere intorno sono quelle capaci di vedere oltre l’apparenza…
Ora…
Va da sé che, per riuscire a scrivere un arco del personaggio positivo, dovrai “guidare” gradualmente i passi del tuo personaggio attraverso le varie fasi che gli permetteranno di passare dalla Bugia alla Verità.
Se ci fai caso, sono tutti elementi di cui abbiamo già discusso nel corso delle settimane passate. Per approfondire l’argomento e dare un’occhiata a un paio di esempi dettagliati, ti rimando anche alla lettura del mio articolo “Come Creare la Scheda di un Personaggio”.
L’arco “piatto” (o neutro)
L’arco piatto è invece quello che contraddistingue un protagonista che, nel corso della narrazione, non cambia neanche di una virgola!
Eppure, la sua è destinata a essere comunque una storia di trasformazione…
Com’è possibile una cosa del genere?
Bè, il fatto è che, in un arco piatto, all’inizio della storia il personaggio si ritrova già in possesso della grande perla di Verità cui accennavamo poco fa… Il suo compito, nel corso della trama, sarà quello di assicurarsi di diffondere quella Verità e usarla per trasformare, in meglio, il mondo difettoso e piagato dalla Bugia attorno a lui.
«Il protagonista di un arco piatto affronterà una tremenda opposizione. A volte, ne rimarrà scosso. La sua dedizione alla Verità verrà messa a dura prova, fino a spingerlo quasi al punto di rottura… eppure, lui non rinnegherà mai quella Verità.» .
(K. M. Weiland)
L’autrice prosegue spiegando che, in un arco piatto, il personaggio sperimenterà pochissimi conflitti interiori e non subirà nessun significativo cambiamento psicologico (anche se, in qualche caso, potrebbe comunque andare incontro a un qualche tipo di trasformazione fisica).
Un paio di esempi?
- La protagonista del film d’animazione di Hayao Miyazaki “Nausicaä nella Valle del Vento”.
- L’eroina del romanzo fantasy per ragazzi “Lightlark” di Alex Aster.
L’arco negativo
Non tutte le storie sono destinate ad avere un lieto fine.
E, in realtà, esistono almeno 3 modi diversi per strutturare un arco trasformativo negativo:
1. L’arco di disillusione
Come nel caso dell’arco positivo, il personaggio riesce a spostarsi dal regno della Bugia a quello della Verità… ma si ritrova anche a scoprire che la Verità è molto più cupa della Bugia. Si trasforma, quindi, in una versione più saggia e forte di se stesso… ma anche infinitamente più immorale e oscura.
Esempi:
- Il Joker nell’omonimo film di Todd Phillips.
- Il personaggio di Grace nel capolavoro di Lars von Trier “Dogville”.
- Il narratore Prendick nel classico di H. G. Wells “L’Isola del Dottor Moreau“.
2. La Caduta
È un tipo di arco particolarmente comune nel campo delle tragedie. E’ anche il viaggio in cui, solitamente, tendono a imbarcarsi (off-screen) i villain dei romanzi fantasy e sci-fi.
Anche in questo caso, il personaggio inizia dalla Bugia, pur non abbracciandola magari in ogni sua forma.
Precipita incontro alla sua Caduta nel momento in cui decide di rifiutare ogni singola opportunità di ripudiare quella Bugia e abbracciare la Verità.
La logica conseguenza?
Ben presto, arriverà a convincersi di una Bugia ancora peggiore, e sprofonderà sempre più nel vortice dei propri peccati, trascinando chiunque si stagli sul suo cammino in un vortice incontrollato di follia, immoralità e morte.
Esempi:
- Heathcliff nel romanzo “Cime Tempestose”.
- Rin nel military fantasy “La Guerra dei Papaveri di R. F. Kuang.
- Alyce nel fantasy LGBT “Malice” di Heather Walter.
3. L’arco di Corruzione
Il punto di partenza dell’arco di corruzione è un mondo che conosce e abbraccia la Verità.
In linea teorica, il personaggio avrebbe quindi ogni possibilità di fare lo stesso; per qualche motivo, decide invece di aderire alla Bugia e di continuare a ignorare deliberatamente il germoglio di bontà che si nasconde dentro di lui.
Per usare le parole di Weiland:
«Quello di Corruzione è probabilmente il più commovente fra tutti gli archi narrativi, dal momento che introduce un personaggio che è buono – o, almeno, che reca in sé un grande potenziale di bontà – ma che decide anche deliberatamente di gettare via quella chance, per abbracciare invece l’oscurità.»
Esempi:
- Anakin Skywalker nella trilogia “Star Wars: Episode I, II, III”.
- Saruman nella trilogia fantasy “Il Signore degli Anelli”.
- Jinx nella prima stagione della serie tv animata “Arcane”.
Molto bene. Quello degli archi trasformativi è un discorso molto complesso e stimolante. Ci sarebbe moltissimo altro da aggiungere… E, in effetti, torneremo sicuramente a discutere della questione.
Intanto, mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensi.
Ad esempio, ti vengono in mente altri esempi significativi? Personaggi che sono rinati o caduti, al cinema o fra le pagine del tuo libro preferito, e dei quali di piacerebbe descrivere l’arco trasformativo? 🙂