
Per chi non avesse avuto occasione di guardarlo, “The Gorge: Misteri dal Profondo” è un film romantico/sci-fi diretto da Scott Derrickson. In Italia (così come, presumo, in buona parte del resto del mondo…), il lungometraggio è stato caricato direttamente sulla piattaforma streaming Apple+.
La data prescelta per il lancio di questo rocambolesco blockbuster si è rivelata tutt’altro che casuale: dopotutto, non credi anche tu che il 14 febbraio sia un giorno migliore di tanti altri, quando si tratta di proporre ai propri abbonati un titolo che sembra “Passengers” incontra “Monster Hunter“?
Devo ammettere, però, che non è stato il genere di “The Gorge” ad attirare la mia attenzione. Devi sapere, infatti, che la sottoscritta ha sempre profondamente ammirato il lavoro di Anya Taylor-Joy. Finora, non ho mai corso il rischio di perdermi una delle sue grintose, brillanti interpretazioni! Inoltre Derrickson, nel 2021, ha pur sempre diretto quel gioiellino della suspense chiamato “The Black Phone“…
Insomma, nutrivo delle moderate aspettative nei confronti di “The Gorge“…
Invece, mi sono ritrovata a seguire le vicende dei due protagonisti in preda a una sorta di stuporosa sonnolenza; una sensazione di imbambolamento relativamente piacevole che, sospetto, non ha tantissimo a che spartire con le romantiche emozioni che la sceneggiatura si aspettava, forse, di riuscire a suscitare…
Di cosa parla “The Gorge: Misteri dal Profondo“?
Levi (Miles Teller) e Drasa (Anya Taylor-Joy) hanno ricevuto dai rispettivi Paesi l’incarico di sorvegliare i due versanti opposti di una misteriosa gola avvolta dalle nebbie.
Le loro postazioni sono munite di un arsenale di armi ed esplosivi di ogni tipo: fa parte dei loro doveri, infatti, assicurarsi che niente e nessuno riesca a emergere dal fondo del baratro. Su questo punto, il boss di Levi (Sigourney Weaver) è stato particolarmente chiaro: bisogna assolutamente assicurarsi che le pareti della gola restino indisturbate. A qualsiasi costo.
Si prevede che Levi e Drasa trascorrano il loro anno in servizio nel più totale isolamento, ciascuno arroccato sul proprio versante della gola.
Invece, non appena riescono a escogitare un modo per comunicare a distanza, i due iniziano ad avvicinarsi sempre di più, fino a innamorarsi…
“The Gorge: Misteri dal Profondo“: la recensione
In realtà, “The Gorge” ha il grande merito di riuscire a coniugare (moderatamente) bene la sua doppia anima: film romantico e monster movie. Due generi che, a prima vista e malgrado l’esistenza di alcuni illustri precedenti, potrebbero anche non risultare così immediatamente compatibili.
Il difetto principale, invece, consiste forse nella totale incapacità di eccellere nell’uno o nell’altro campo: perché Levi e Drasa rimangono, molto semplicemente, due personaggi troppo abbozzati per riuscire a instillare nello spettatore un grande senso di entusiasmo nei confronti della loro love story, mentre le numerose scene d’azione distribuite nel corso nella seconda parte si limitano a rifarsi ai capisaldi del genere e a riciclare un paio di tropes familiari al grande pubblico (senza riuscire a dare prova, però, di un’esecuzione particolarmente creativa).
Gli attori, dal canto loro, ce la mettono davvero tutta, per riuscire a conferire un po’ di anima ai loro personaggi. Ma, purtroppo, non basta guardare una scena in cui Teller suona la batteria (come faceva in “Whiplash“…), o un’altra in cui la nostra Regina degli Scacchi si concede una partita, per evocare una caratterizzazione degna di questo nome.
Dello spreco di potenziale insito nel personaggio interpretato dall’immensa Sigourney Weaver, poi, preferisco non prendermi neanche la briga di parlare…
Vi bastan… poche briciole, lo stretto indispensabile…
Ma non è questo, naturalmente, l’unico aspetto del film sul quale sento di nutrire alcune riserve. Per come la vedo io, infatti, “The Gorge” è un film leggero, simpatico, che si propone/riesce a compiere il minimo indispensabile su quasi tutti i fronti (regia, scenografia, effetti speciali ecc. )… ma pochissimo più di questo.
Una pigrizia di fondo che faccio fatica a tollerare, considerando l’indiscutibile appeal del concept e il piccolo elenco di grandi nomi coinvolti.
La fotografia, forse, ha effettivamente una marcia in più, dal momento che alcune scene, esteticamente intriganti, riescono a colpire in maniera significativa l’attenzione dello spettatore. Ma la sceneggiatura, per quanto dotata di beat veloci e dialoghi frizzanti, risente di crepe logiche grosse quanto un camion, mentre il terzo atto offre una vagonata di cliché in rapida successione.
Una valanga di scene action, senza arte né parte, che non riuscirebbero a mettere in cattiva luce un film di Paul W. S. Anderson e che non servono neanche a mettere in evidenza le doti atletiche dei loro interpreti (e delle loro controfigure).
Per citare una recensione di “The Gorge“ pubblicata su Collider:
«In molti modi, “The Gorge” assomiglia spesso a un videogioco. Ma questo non vuole certo essere un complimento! Alcune scene sembrano quasi seguire la sequenza formulare di quelle tipiche sequenze di gameplay in cui i personaggi passano da una scena tagliata a una di action mode. Ferite di ogni genere vengono superate rapidamente, imprese impossibili diventano improvvisamente possibili, e non esistono vie di fuga… fino a quando, all’improvviso, non ti sposti in una nuova location e non ne trovi una che fa giusto al caso tuo!»
Misteri (e uomini-albero) dal profondo
Cosa mi è piaciuto di “The Gorge“, allora?
Bè, l’atmosfera del film è sicuramente molto suggestiva! Senza spoilerare troppo, ci sono sicuramente aspetti della pellicola che fanno pensare al film di Alex Garland “Annihilation“. E, secondo me, un riferimento (per quanto en passant) all’opera di Jeff Vandermeer andrebbe sempre sempre apprezzato per quello che è.
Inoltre, non si può negare che l’archetipo della Gola avvolta dalle nebbie come Bocca dell’Inferno surrogata sia sempre in grado di esercitare una certa attrattiva.
Il look delle creature, in alcuni casi, fa un pochino sorridere (qualcuno ha detto Groot, per caso?). D’altra parte, sospetto che l’effetto sia del tutto deliberato e, comunque, sempre frutto di una scelta pienamente compatibile con la vena di ostentata leggerezza che il film si prefigge di perseguire per la sua intera durata.
Non commette mai l’errore di prendersi troppo sul serio, “The Gorge“. Infatti, lunghezza esagerata a parte (127 minuti), pare che non tralasci mai di concedersi delle piccole parentesi di umorismo (infinitamente gradite), limitandosi a usare gli “elementi” del gore e dell’oscurità semplicemente come escamotage per imbastire un bello spettacolo dal punto di vista visivo.
Che non è proprio il massimo, se quello che ti aspetti di guardare è un film horror. O se speri di assistere a qualche altro ruolo iconico della Taylor-Joy, dopo averla vista interpretare, in maniera magistrale, l’eponima eroina nel kolossal “Furiosa“, oppure la strega Olga in “The Northman“, o la mitica Illyana Rasputin in “New Mutants“.
Ma se hai un paio di ore libere, una passione smodata per il romanticismo di stampo hollywoodiano e un abbonamento già attivo ad Apple+, sappi che “The Gorge” potrebbe essere esattamente il titolo di cui non sapevi di avere bisogno…
Cosa vedere dopo “The Gorge: Misteri dal Profondo“?
- Passengers di Morten Tyldum (film)
- Back in Action di Seth Gordon (film)
- Jupiter Ascending di Lana e Lilly Wachowski (film)
- Awake di Mark Raso (film)
- Black Doves (serie tv)
- The Creator di Gareth Edwards
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