Non si sta parlando neanche remotamente abbastanza di “Daughter Of The Bone Forest” di Jasmine Skye, e nulla mi toglierà mai dalla mente questa semplice verità.
Eppure, nonostante si tratti di un romanzo d’esordio, ti assicuro che il primo volume della dilogia “Witch Hall” si è rivelato davvero buono: avvincente, scorrevole, ravvivato da tematiche interessanti e corredato da un sistema magico che rispetta ogni singola Regola della Magia di Brandon Sanderson.
Come potrebbe – e, soprattutto, perché mai dovrebbe – un affezionato lettore di YA commettere l’errore di non aggiungere questo titolo in wish-list?
Certo, a patto di amare gli animali. E il trope dell’accademia magica. E l’estetica della “dark forest“. Ma siamo onesti… chi è che non stravede per queste cose? ;D
La trama
Rosy è un famiglio delle ossa, dotata del potere di trasformarsi in animale. Trascorre la maggior parte dei suoi giorni all’interno della Foresta delle Ossa, prendendosi cura di sua nonna, una veterana dell’esercito che tende a sprofondare spesso in uno stato aggressivo e ferale.
La nonna ha insegnato a Rosy che nascondere l’entità dei suoi poteri è l’unico modo per restare al sicuro e assicurarsi di evitare la coscrizione nell’esercito del Re delle Streghe. E Rosy è fin troppo felice di compiacere la nonna… almeno fino a quando la Principessa Shaw, unica figlia ed erede del Re, non si reca in visita nella Foresta.
Non appena Rosy salva la vita di Shaw, la principessa – una potente necromante – le offre la possibilità di frequentare la prestigiosa Witch Hall, una scuola di magia riservata all’istruzione delle streghe e dei loro famigli.
Nonostante si trovi a diffidare delle reali intenzioni di Shaw, Rosy non riesce a resistere alla tentazione offerta da un’opportunità del genere: dopotutto, a Witch Hall potrebbe essere disponibile l’unica cura esistente contro gli episodi maniacali di sua nonna…
Tuttavia, una volta giunta all’accademia, Rosy si ritrova invischiata in giochi politici che non è in grado di comprendere. Shaw vorrebbe che la ragazza entrasse a far parte del suo entourage, o addirittura che si legasse a lei, diventando il suo famiglio e accettando di vivere e combattere al suo fianco per il resto delle loro vite.
Ma, con la minaccia di una guerra sanguinaria all’orizzonte, Rosy desidera soltanto tenersi fuori dai guai fino al giorno del diploma e trovare un modo per salvare sua nonna. Tuttavia, neppure lei può negare la crescente attrazione che prova per Shaw, o la rassicurante sensazione di calore che la magia della necromante riesce a risvegliare in lei…
“Daughter Of The Bone Forest”: la recensione
Il romanzo di Jasmine Skye va a collocarsi felicemente all’interno di molti dei nuovi trend dominanti in materia di romantasy. La sovrapposizione fra i due generi (fantasy e romance) si dimostra pienamente efficace e più che palese, dal momento che la relazione fra Rosy e Shaw (che sarà, a quanto pare, la protagonista assoluta del secondo tomo della dilogia, “Daughter of the Cursed Kingdom“…) rappresenta il cuore pulsante della narrazione.
Tuttavia, non si può negare che il “retroterra” di “Daughter Of The Bone Forest” affondi le sue radici in alcuni elementi strettamente legati al genere del fantasy classico. Tanto per cominciare, fra le sue pagine non è possibile rinvenire traccia di tutti quei contenuti sessuali espliciti che, nell’era del BookTook post-Cinquanta Sfumature di Grigio, sembrano andare tanto per la maggiore.
L’autrice predilige, semmai, giocarsi la carta dell’affinità e della compatibilità caratteriale, offrendo ai lettori il ritratto di una relazione tormentata da mille sfumature emotive e contrastata da ostacoli esterni e interni di ogni tipo.
Nel procedere su questa strada, calca la mano sulla componente avventurosa e lavora tantissimo sul worldbuilding e sul sistema magico, attualizzando la maggior parte dei tropes legati alla narrativa fantastica di stampo “tradizionale” (non per niente, Jasmine Sky cita Tamora Pierce e Robin McKinley fra le sue autrici del cuore…) ed evocando un mondo che, pur rifiutando con forza di aderire a qualsiasi forma di razzismo, misoginia o eteronormatività, le permette comunque di esplorare le universali tematiche del pregiudizio, del classismo, dell’attivismo e dell’eterna lotta del Bene contro il Male.
Una variante intrigante sul tema dei “soulmates”…
Bisognerebbe assolutamente inventare un nome per l’alternativa saffica al trope dell’“he fells first“…
Ad ogni modo, sappi che, in “Daughter Of The Bone Forest”, è Shaw, la principessa necromante, a innamorarsi per prima di Rosy, questa simpatica e rubizza “horse girl” cresciuta in un ranch e capace di trasformarsi nel più protettivo e feroce dei lupo stregati.
L’arco trasformativo di Rosy non mi ha convinto proprio al 100%, perché… Bè, senti, sono la prima a sostenere la necessità di lasciar commettere una carovana di errori a un personaggio, prima di permettergli di imparare la lezione. Ma esiste un limite oltre al quale a qualsiasi lettore viene spontaneo farsi domande circa le facoltà cognitive dell’eroe/eroina in questione… potrebbe essere meglio, per un autore, non arrischiarsi a superare quel confine.
Ho apprezzato molto, in ogni caso, la caratterizzazione di Rosy, estremamente vivida e dotata di una concretezza rarissima da trovare all’interno di un romanzo fantasy. Ancora di più mi è piaciuta l’idea di creare un mondo tutto organizzato attorno a questi simbiotici (e viscerali) legami fra strega e famiglio, che vanno un po’ a sostituire/integrarsi con il classico trope dei “soulmates” predestinati.
In “Daughter Of The Bone Forest”, troviamo anche spazio per un po’ di sano fake dating, dal momento che Shaw cerca di conquistare Rosy facendo finta di far finta di volerla come famiglio (un po’ tortuoso, lo so, ma abbi pazienza!). E la narrazione in dual PoV funziona abbastanza da rendere tutta questa girandola di equivoci e malintesi veramente gustosa… ma proprio del tipo che il cliffhanger di fine primo volume, adesso, minaccia di straziarmi l’anima!
Tanto più che la data d’uscita del sequel non è ancora stata resa nota…
Fra “Harry Potter”, “Fourth Wing” e “Gideon La Nona”…
Le scene di “Daughter Of the Bone Forest” hanno un taglio cinematografico e improntato all’immersione sensoriale, per cui l’esperienza di lettura si rivela veloce, fresca e divertente.
Difficile dimenticare che si tratta di un’opera d’esordio, comunque; soprattutto al cospetto di alcuni dialoghi, inutilmente appesantiti da una serie di elucubrazioni e infodump inerenti al worldbuilng e alle varie tecniche di combattimento.
Inoltre, il vero villain della storia, a quanto pare, emergerà soltanto nel corso del secondo libro, e anche questo comporta qualche piccolo problema di “focus” narrativo: per evolvere e maturare, infatti, Rosy ha disperatamente bisogno di una nemesi che non sia Charles (il Draco Malfoy della situazione), mentre Shaw… Bè, in realtà, è fin troppo semplice intuire quale sarà l’identità della sua!
A prescindere dalle imperfezioni di questo primo libro, ti confesso una cosa: non vedo l’ora di leggere il resto e scoprire quale sarà l’esito di questi scontri. Le vibes dark di questo romanzo mi hanno pienamente conquistato, dopotutto, e leggerlo si è rivelato uno spasso impareggiabile!
A questo proposito ti ricordo che, se vuoi saltare sulla giostra insieme a me, l’ammaliante e adrenalico “Daughter of the Bone Forest” è disponibile su Amazon, nella sua edizione in lingua originale inglese.
Ti farò sapere se e quando si muoverà qualcosa anche dal punto di vista del mercato italiano…
Cosa leggere dopo “Daughter Of The Bone Forest”?
- “Malice” e “Misrule” di Heather Walter
- “So Let Them Burn” di Kamilah Cole
- “We Shall be Monsters” di Tara Sim
- “The Raven and The Reindeer” di T. Kingfisher
- “Crier’s War” di Nina Varela
- “Cinderella Is Dead” di Kalynn Bayron
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