“Il Villaggio Perduto”: la recensione dell’inquietante thriller di Camilla Sten


il villaggio perduto recensione - camilla sten

Dopo una breve parentesi estiva, lasciamo che sia la recensione de “Il Villaggio Perduto” a inaugurare la regolare ripresa dei nostri articoli…

Il libro di Camilla Sten, edito da Fazi, è stato sicuramente uno dei thriller più letti, apprezzati e chiacchierati in Italia nel corso dell’estate 2024. Un titolo che è riuscito a riscuotere un ottimo successo commerciale, soprattutto in virtù delle sue inquietanti atmosfere nordiche e dell’avvincente (e oscuro) mistero al cuore della narrazione.

Ora…

Per quanto mi riguarda, devo ammettere di essere riuscita ad apprezzare soltanto alcuni aspetti di questo romanzo. Nel complesso, infatti, la storia mi è parsa estremamente prevedibile. Inoltre, mi sono ritrovata a seguire gli eventi in preda a un certo senso di distacco, complici probabilmente le reazioni di un cast di personaggi con cui, secondo me, risulta abbastanza difficile entrare in sintonia.

Ma cerchiamo di procedere con ordine e, innanzitutto, ricordiamoci di dare un’occhiata alla sinossi riportata in quarta di copertina…


La trama

Alice Lindstedt è una giovane creatrice di documentari. Fin da quando era bambina, è sempre stata ossessionata dall’idea di risolvere il mistero del “villaggio perduto”, un’isolata e antica cittadina mineraria i cui abitanti sembrano essersi volatilizzati.

Nel 1959, infatti, l’intera famiglia della nonna materna di Alice è svanita nel nulla. Una tragedia inspiegabile che, ancora ai giorni nostri, continua a sollevare parecchie domande. Soprattutto perché nel villaggio sono state trovate soltanto due persone: una donna lapidata a morte nel centro della piazza e una neonata abbandonata nell’infermeria della scuola.

Cos’è successo al resto degli abitanti?

Alice riunisce attorno a sé una piccola crew di amici e professionisti e parte alla volta del villaggio, decisa a realizzare un documentario esplosivo… e, forse, perfino a scoprire cosa sia realmente accaduto quel fatidico giorno.

Ma non appena il gruppo si accampa fra le case decrepite, dei fatti sinistri e misteriosi iniziano a mandare a rotoli i loro programmi. Il loro equipaggiamento viene distrutto. Un membro della squadra svanisce.

E così, mentre dal dubbio nasce la paura e dalla sua stessa mente iniziano a manifestarsi le prime crepe, Alice è costretta a prendere atto di una certezza sconvolgente: lei e il resto del gruppo non sono più soli nel villaggio.

Sono venuti a cercare la verità… ma forse sarà lei a trovare loro per prima.


“Il Villaggio Perduto”: la recensione

La sinossi del thriller di Camilla Sten è davvero una bomba, non è vero?

Impossibile resistere alla tentazione di leggere un libro così. Soprattutto considerando che il pitch contiene le parole magiche “The Blair Witch Project incontra Midsommar“. Sono una ragazza semplice, dopotutto. Voi datemi un mistero, un tocco di survival e un pizzico di folk horror… et voilà: cos’altro potrei pretendere dalla mia prossima lettura?

E devo dire che le prime trenta, quaranta pagine del romanzo sono davvero riuscite a intrigarmi. Prima che iniziasse a subentrare il fattore noia, cioè. Prima che il profluvio di descrizioni asettiche e ripetitive dell’autrice uccidesse completamente la mia curiosità nei confronti del plot e dei protagonisti.

Ma, soprattutto, prima che la conclusione della doppia linea temporale de “Il Villaggio Perduto” iniziasse a sembrarmi una cosa non soltanto inevitabile, ma addirittura scontata.

Perché, a pensarci due secondi, la soluzione del mistero poteva essere una sola. E non serve aver letto un certo grande classico di Shirley Jackson per intuire quale…


Il villaggio dei dannati

C’è da dire che l‘atmosfera del romanzo di Camilla Sten risulta davvero super-inquietante. Il suo villaggio fantasma è cupo, desolato, infestato, spiazzante. C’è anche spazio per qualche solido jumpscares, e un paio di brani hanno avuto davvero il potere di farmi rabbrividire fin nel profondo delle ossa.

Le descrizioni sono “leggere” ma sempre vividissime, per cui, da questo punto di vista, la narrazione risulta deliziosamente immersiva: in diverse occasioni, chi legge ha l’impressione di percorrere le strette viuzze del paese insieme a Alice e compagni.

Attraverso le evocative parole di Camilla Sten, riesci a sentire l’ululato del vento e il calore del sole sulla pelle; a respirare l’odore stantio della lugubre canonica e il profumo verde dell’edera che lotta per riappropriarsi di ciò che le appartiene. A percepire la pressione della roccia che racchiude la miniera e la consistenza della vernice scrostata degli edifici.

Ciò che proprio non riesci a sentire, invece – o, almeno, io non ci sono riuscita – è l’autenticità delle emozioni dei personaggi. Le cui dinamiche risultano, a mio parere, (deliberatamente) claustrofobiche e (involontariamente) poco credibili.

A legare Alice e Emmi provvedono, quantomeno, un passato turbolento e una leggera tensione omoerotica. Tone svolge un ruolo preciso e fondamentale all’interno della trama. Ma gli altri?

Le figure maschili, all’interno di questo romanzo, risultano talmente insignificanti da rasentare il deprimente. Con l’eccezione di un unico personaggio nella linea temporale del passato, potresti eliminarle totalmente dal plot, e ti assicuro che te ne accorgeresti a malapena!


Il morso del Nord

Chiudo la mia recensione de “Il Villaggio Perduto” con un piccolo disclaimer: nonostante i difetti fin qui elencati, continuo a pensare che il thriller di Camilla Sten sia un titolo notevole. Purtroppo, non mi è piaciuto tanto quanto speravo, ma sospetto anche che i miei gusti personali giochino un ruolo importante all’interno di questo giudizio.

Perché la verità è che non sono ancora riuscita a trovare un thriller nordico in grado di ammaliarmi completamente. C’è qualcosa che mi indispone, nel loro tipico linguaggio pre-confezionato da Ikea e in quella sorta di “divorzio” fra mente e sensi che la particolare costruzione dei loro periodi sembra incline a evocare.

Pensi che non abbia ancora trovato il titolo giusto? Ho ancora una possibilità di ricredermi?

Probabilmente hai ragione.

La buona notizia è che ho tutte le intenzioni di continuare a cercare


Cosa leggere dopo “Il Villaggio Perduto”?

  • Il Peso dell’Acqua” di Anita Shreve
  • Nel Buio della Mente” di Paul Tremblay
  • Into the Drowning Deep” di Seanan McGuire
  • The Ritual” di Adam Neville

Ti ricordo che puoi acquistare la tua copia de “Il Villaggio Perduto” su Amazon, in edizione cartacea oppure direttamente in versione ebook.


E tu? Cosa ne pensi della mia recensione de “Il Villaggio Perduto”?

Hai già letto il thriller di Camilla Sten? 🙂


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