Per scrivere la recensione di “Bride”, paranormal romance di Ali Hazelwood, dovrò fare del mio meglio per calarmi al di fuori del (mio) personaggio e indossare le lenti dell’Obiettività (ebbene sì: con la maiuscola!).
«Per quale motivo?», ti starai forse chiedendo. Bè, innanzitutto, lascia che ti dica che questa è una domanda più che lecita da parte tua. Soprattutto se hai cominciato a bazzicare da queste parti da poco, o se questa è, addirittura, la tua prima visita sul blog.
Perché chi mi conosce, sa già che il paranormal romance non è esattamente il mio sottogenere del cuore. Ho scelto di leggere “Bride” soprattutto perché il libro di Ali Hazelwood ha rappresentato una delle novità di febbraio 2024 più chiacchierate e amate dal pubblico.
Ero curiosa di scoprire a cosa fosse dovuto tutto il trantran. Anche perché l’autrice è molto famosa, ma nessuno dei suoi titoli precedenti era riuscito a instillare in me la benché minima scintilla d’interesse.
Mi sono detta che la lettura di “Bride”, con i suoi ammiccamenti al mondo dell’urban fantasy e la sua travolge dose di ironia, aveva tutte le carte in regola per rientrare un po’ più nelle mie corde. E devo ammettere che, in parte, avevo ragione…
La trama
Misery Lark è l’unica figlia del vampiro più potente del Consiglio del Sudest. Misery è cresciuta come un’emarginata, costretta a fare da garante per la sua gente per tutta l’infanzia e a vivere in mezzo agli umani.
Quando è tornata a casa, ha scoperto che questa parola aveva perso completamente di significato per lei. Perfino fra i vampiri, ormai, non sembra più esserci alcun posto per lei. Per questo, Misery ha scelto di trascorrere in suoi anni successivi mimetizzandosi fra gli umani, avvolgendosi in una confortevole cappa di anonimato.
Un giorno, però, suo padre la convoca nel suo ufficio. Il vampiro vuole che Misery lo aiuti a forgiare un’alleanza con i licantropi, acerrimi nemici della loro gente da tempo immemore. Per riuscirci, la ragazza dovrà sposare Lowe Morland, l’alpha del branco più vicino, e sforzarsi di inaugurare una nuova era di pace fra i due popoli.
Si dice che i lupi siano violenti e imprevedibili, ma Misery ha i suoi motivi per accettare la proposta. Lowe, però, sa che non può fidarsi di lei. Sorveglia ogni movimento della sua nuova sposa, soppesa ogni sua parola, cerca di alzare fra di loro un muro incrollabile.
Invano: a poco a poco, infatti, l’impenetrabile facciata d’arroganza e brutalità di Lowe inizia a crollare, rivelando a Misery le vulnerabilità di un giovane uomo disposto a tutto, pur di proteggere il suo branco.
“Bride” di Ali Hazelwood: la recensione
Se ami il genere romantasy, lo spicy e il classico trope del maschio alpha pronto a trasformarsi in “sottone per amore“, sospetto che “Bride” ti piacerà da impazzire! È un libro molto divertente, dopotutto, che si lascia leggere alla velocità della luce malgrado la sua considerevole “mole” (chiamatemi bacchettona, ma resto convinta del fatto che nessun romance “puro” abbia bisogno di 400 pagine per chiudere il cerchio e consegnare al lettore un finale soddisfacente!).
La narrazione è scandita dalla voce narrante di Misery. Un personaggio che, a onor del vero, non brilla particolarmente per acume o capacità di iniziativa. In compenso, la nostra eroina può sicuramente aspirare a una candidatura per il premio “Maestra delle One-Liner” dell’anno!
Misery, infatti, si dimostra sempre pronta a fornire al lettore un irriverente commento sarcastico a proposito della situazione o degli altri personaggi.
Alcune di queste battute risultano genuinamente divertenti. Altre… virano un po’ più sul versante “adolescente nevrotica e immatura”, diciamo. Ma tant’è: nel complesso, ho apprezzato molto la leggerezza dei toni della narrazione e la grande intelligenza dell’autrice (testimoniata dalla sua cronica incapacità di prendersi troppo sul serio).
Storia di una “sassy girl” e del suo uomo-lupo
A livello di ambientazione, “Bride” forse ricorda più una romcom con Sydney Sweeney o Anne Heathway che il franchise di “Underworld”. Di fatto, l’elemento fantastico è solo un corollario: potresti eliminarlo dal quadro e non cambierebbe assolutamente nulla. A parte, forse, il contenuto di una o due scene di sesso dal taglio particolarmente bizzarro…
Il primo atto del libro di Ali Hazelwood è anche il migliore. Se dovessi valutare solo le prime 100 pagine, questa recensione di “Bride” avrebbe dei toni inesauribilmente entusiasti: la premessa del libro cattura, lo stile scorrevole ti spinge a proseguire a oltranza nella lettura, l’umorismo ti strappa un sorriso…
Eppure, a mio avviso, la struttura della trama comincia a scricchiolare già a metà del secondo atto. Probabilmente perché l’autrice ha fatto un po’ di fatica a bilanciare la necessità di confezionare una storia dotata di una sua certa coerenza interna, con quello che è ormai divenuto l’obbligo/imperativo morale di ogni singola autrice di romance esistente sotto al sole: vale a dire, l’inserimento di ottocentomila parentesi sexy, collocate strategicamente nei punti più inverosimili e demenziali.
C’è anche da dire che la relazione fra Misery e Lowe, ai miei occhi, ha smesso di avere una grande rilevanza nel momento preciso in cui ho realizzato che Lowe riesce a incarnare ogni singolo stereotipo da maschio dominante mentre, al tempo stesso, il suo unico obiettivo nella vita sembra essere quello di “trovare l’amore e immolarsi continuamente sull’altare della di lei letizia” (??).
Fosse stata a ruoli invertiti, questa caratterizzazione qui, ci saremmo ritrovati alle prese con duecentomila accuse di sessismo. E non credo che avrei potuto fare a meno di unirmi al coro.
Misery, in effetti, è l’unico personaggio del libro a essere dotato di un arco trasformativo. La Hazelwood ne confeziona uno brioso e leggero per la sua eroina; semplice e collaudato, certo… ma anche d’impatto, riuscendo ad enfatizzare la crescita di Misery esattamente nei punti giusti.
Lo scivolone del Vampiro
Bisogna dire che i vampiri, escludendo Misery, in questo romanzo sono… estremamente deludenti? Ma probabilmente questo ha a che fare più con la scarsa familiarità della Hazelwood con queste figure mitologiche che con qualsiasi altra cosa.
Dopotutto, volendo semplificare, si potrebbe dire che i vampiri potrebbero essere considerati come il simbolo della relazione tossica per antonomasia. Basta leggere libri come “Una Dote di Sangue” o “The Wicked and the Willing” per capire che genere di grandiosi villain i vampiri possano essere all’interno di una storia!
Vederli ridotti al rango di semplici edonisti e goons da mafia movie incapaci di provare qualsiasi emozione mi ha un po’… causato una stretta al cuore, a essere del tutto sinceri.
Ma, probabilmente, non faccio testo: dopotutto, non sono mai stata “team licantropo” in vita mia. Ho odiato i vampiri di “Bride” con tutto il cuore, certo. Ma non è che i lupi di Lowe mi abbiano conquistato più di tanto…
D’altro canto, la Hazelwood scrive dei dialoghi assurdamente spontanei, freschi e divertenti. Sa giocare benissimo con i suoi trope (“found family” e “fake marriage” inclusi) e padroneggia perfettamente la tecnica dello “show, don’t tell”, rendendo ogni scena del suo libro piacevole, avvincente e dotata di un convincente retrogusto “cinematografico”.
Leggerò altro di suo? Forse. Se continuerà a “pasticciare” con gli ingredienti del fantasy, sicuramente potrei farci un pensierino. Solo in quel caso, però. E a patto che non si tratti di un eventuale sequel di “Bride”: il romanzo, infatti, offre un finale perfettamente compiuto e soddisfacente.
E, sinceramente, non sono del tutto sicura che mi importi un granché della “nuova coppia” che vediamo emergere nel corso dell’epilogo di “Bride”…
Cosa leggere dopo “Bride” di Ali Hazelwood?
Concludo la recensione di “Bride” con qualche ulteriore consiglio di lettura.
Primo titolo della mia lista è “The Fake Mate” di Lana Ferguson. E come potrebbe essere altrimenti? Il libro racconta la storia di due licantropi che stringono un accordo per fingere di essere l’uno il “compagno” dell’altra. Questa commedia romantica a sfondo sovrannaturale ha debuttato negli USA a fine 2023. Ha già conquistato intere legioni di fan fra gli amanti del paranormal romance!
E cosa dire della leggendaria Laurell K. Hamilton? La saga di Anita Blake, cacciatrice di vampiri e nota seduttrice di creature magiche di ogni specie, forma e dimensione, è diventata praticamente una pietra miliare all’interno della storia del paranormal romance a tinte erotiche.
Riflettori puntati anche su “Sweet Paprika”, la “commedia sexy” a fumetti frutto dell’ingegno della bravissima Mirka Andolfo. Ho appena cominciato a leggerla, ma devo dire che fornisce al lettore esattamente quello che promette: “Il Diario di Bridget Hones” incontra “Sex and the City”, con un pizzico de “Il Diavolo Veste Prada”. In salsa urban fantasy, ovviamente!
Nel frattempo, ti ricordo che puoi acquistare su Amazon la tua copia di “Bride” di Ali Hazelwood. In italiano, nel formato che preferisci: ebook o cartaceo.
E tu? Cosa pensi della mia recensione di “Bride”?
Hai già letto questo libro, o altri di Ali Hazelwood? 🙂
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