“Bright Falls”: la recensione della trilogia romcom di Ashley Herring Blake


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La recensione della trilogia “Bright Falls” di Ashley Herring Blake non può che iniziare dalla mia romcom preferita di sempre, alias “Delilah Green Doesn’t Care”.

In realtà, ho amato profondamente tutti e tre i libri della serie. Ma il primo resta, a mio avviso, quello che ritrae i personaggi migliori e le dinamiche più coinvolgenti, oltre ai momenti più divertenti in assoluto.

Sullo sfondo dei tre romanzi, troviamo la pittoresca cittadina di Bright Falls, con le sue atmosfere da cartolina e i suoi ecclettici personaggi inclini al banter in stile “Gilmore Girls“. Per non parlare di alcuni fra i tropes più popolari tra i lettori di romanzi rosa: grumpy×sunshine, fake dating, enemies-to-lovers, found family ecc…


“Bright Falls” – la recensione: “Delilah Green Doesn’t Care”

Tutto ha inizio quando Delilah Green, cinica e mondana fotografa newyorchese, è costretta a tornare nella sua minuscola cittadina natale. Un posto che detesta e in cui ha trascorso un’infanzia infelice e un’adolescenza tormentata, al fianco dell’algida matrigna Isabelle e dell’istrionica sorellastra Astrid.

Delilah aveva fatto un giuramento a se stessa: non rimettere mai più piede nell’odiata Bright Falls. Ma l’imminente matrimonio di Astrid (peraltro, con quello che l’irriverente Delilah considera un gran pezzo d’asino…) alla fine le forza la mano.

Per “vendicarsi” di questo imprevisto contrattempo, Delilah decide di provare a sedurre Claire Sutherland, una delle amiche del cuore di Astrid. Una notte di passione e via, verso la prossima avventura… con il bonus aggiuntivo di annoiare profondamente Astrid!

Dopotutto, se esiste un’arte in cui la ribelle Delilah è sempre riuscita a eccellere… Non ha forse a che fare con la sua straordinaria abilità di recitare la parte della costante spina nel fianco? L’incorregibile pecora nera di famiglia, o qualcosa del genere?

Il piano, certo, è di una stupidità inaudita. Delilah, forse, sarebbe la prima ad ammetterlo. Eppure, chi potrebbe immaginare fino a che punto il suo stesso progetto stia per ritorcersi contro di lei? Soltanto nel momento in cui comincerà a perdere seriamente la testa per Claire, dolcissima bibliotecaria alle prese con una figlia pre-adolescente, Delilah inizierà a sospettare di essere infilata in un guaio molto, molto più grande di lei…

“Delilah Green Doesn’t Care” è un libro rosa leggero, divertente e incentrato su una coppia di protagoniste dotate di un’alchimia sorprendente. I dialoghi sono irresistibili e pieni di verve, una caratteristica che contribuisce ad allontanare la storia dal regno dell’angst gratuito e a spingerla più verso il perimetro della tua classica romcom in stile Reese Whiterspoon o Sandra Bullock. Il romanzo affronta, peraltro, alcune tematiche collaterali quali il rapporto con la famiglia d’origine e l’antagonismo fra sorelle. E lo fa in un modo molto simpatico e brioso, senza mai rischiare di scivolare nella superficialità o nel buonismo a buon mercato.

Ah, peraltro “Delilah Green Doesn’t Care” vanta il merito aggiuntivo di introdurre le altre due grandi protagoniste della serie “Bright Falls”: la nevrotica ice queen Astrid Parker e l’esuberante party girl Iris Kelly…



“Astrid Parker Doesn’t Fail”: la recensione

Continuiamo la nostra recensione della serie “Bright Falls” introducendo Astrid, sorellastra di Delilah e implacabile stacanovista del lavoro. Una giovane donna che vive assecondando un unico, incontrovertibile comandamento: il fallimento, in tutte le sue forme, è da considerarsi anatema inaccettabile!

Peccato che la rottura definitiva con un fidanzato ricco, ma odioso, e un paio di grossi problemi dal punto di vista professionale stiano per mettere a dura prova il suo stile di vita. Quel poco che resta del suo tradizionale aplomb? Verrà messo a dura prova da due ulteriori “elementi di disturbo”: da una parte, le continue interferenze nella sua vita privata da parte di sua madre, la tirannica Isabelle Parker-Green; dall’altra, la profonda confusione che Astrid (dopo una vita trascorsa all’insegna della più totale eterosessualità) inizia a provare nel momento in cui si scopre attratta dalla solare compagna di lavoro Jordan Everwood.

In “Astrid Parker Doesn’t Fail”, Ashley Herring Blake introduce la “variabile” del reality show e lo fa moooolto bene, preparando la scena per una serie di siparietti comici e momenti romantici dal taglio assolutamente delizioso. Peraltro, il libro torna a indagare le complesse dinamiche madre/figlia e a esplorare il concetto di bisessualità, seguendo il graduale-ma-tenero percorso di accettazione di Astrid della propria identità.

Se fossi costretta a citare un difetto, dovrei confessare che il personaggio di Jordan (esattamente come accadrà, nel corso del volume successivo, con quello di Stevie…) non è riuscito a entusiasmarmi tanto quanto i membri del quartetto originale (Delilah-Claire-Astrid-Iris).

Eppure, devo ammettere che, nel complesso la storia d’amore fra Astrid e Jordan mi ha emozionato e mi ha regalato tanti piccoli momenti di gioia. L’incarnazione stessa del concetto di “feel-good-story“, special romance edition…



“Iris Kelly Doesn’t Date”: la recensione

Insieme a Delilah, Iris è sempre stata la mia beniamina. Fin da quando Ashley Herring Blake ha annunciato la pubblicazione di “Astrid Parker Doesn’t Fail”, ho iniziato a sperare nella possibilità di un terzo libro dedicato a lei.

All’inizio, la cosa sembrava improbabile (la relazione con Grant sembrava una cosa abbastanza seria, dopotutto). Ma poi è arrivata la storia con Jill a complicare le cose, con tanto di crisi esistenziale e dolori a non finire per la povera Iris, e… Bè, diciamo che, di colpo, la possibilità di veder esaudito il mio desiderio ha cominciato a farsi parecchio più concreta!

All’inizio di questo terzo capitolo della serie “Bright Fall”, troviamo una Iris che ha promesso a se stessa di non commettere mai più lo stesso errore: dopo quello che ha passato, non uscirà più con nessuno, e si limiterà a godersi le gioie della vita notturna da single nei migliori club della città.

Una sera, però, Iris rimorchia la timida, insicura attrice di teatro Stefania, detta Stevie. Durante il loro momento di intimità, Stevie ha un violento attacco di panico. Il loro incontro si conclude così su una nota abbastanza tragicomica. Iris è un po’ dispiaciuta, ma anche rassegnata: per quanto riguarda, la cosa si è conclusa lì.

Invece, pochi giorni dopo, la nostra rossa preferita si presenta a un’audizione teatrale e scopre che Stevie – per Dio sa quale ragione – ha sparso in giro una certa voce sul loro conto…

A quanto pare, Iris Kelly ha ufficialmente ricominciato ad avere appuntamenti galanti. La notizia lascia tutti a bocca aperta… specialmente Iris!

A lettura ultimata, posso confermare che “Iris Kelly Doesn’t Date” è il mio secondo libro preferito della trilogia. C’è da dire che l’autrice, talvolta, sacrifica un po’ la componente dell’umorismo, a beneficio dell’approfondimento dei personaggi. Rispetto agli altri due titoli, mi è sembrato di riscontrare in questo terzo un pizzico di “dramma” in più… ma, a conti fatti, non posso neanche dire che la cosa mi sia dispiaciuta.

Anche perché ho apprezzato moltissimo la rappresentazione dei disturbi d’ansia (di cui mi considero una vera esperta), e in particolare il livello di attenzione che Ashley Herring Blake dedica all’esplorazione delle infinite, infide modalità attraverso le quali questi lievi (ma significativi) problemi di salute mentale possono contribuire a sabotare la possibilità di una persona di intrecciare con qualcuno una relazione degna di questo nome.

Inoltre, perfino in modalità “Grinch-dell’amore”, Iris è sempre la personificazione della Dea scesa in terra. Ah, e l’elemento dell’amicizia gioca sicuramente un ruolo centrale all’interno della narrazione: anzi, in realtà, tutte le scene in cui il quartetto originale è presente in scena (in particolare le interazioni fra Iris e Delilah, o Iris e Claire…) rappresentano una vera e propria manna dal cielo!

Un impeccabile capitolo conclusivo, insomma, per la trilogia ambientata a Bright Falls. Il sequel che nessun fan di “Delilah Green Doesn’t Care” dovrebbe rischiare di perdersi…



Dopo “Bright Falls”: altri consigli di lettura

Ti è piaciuta la serie ambientata a Bright Falls? Sei alla ricerca di altri libri romance wlw? Allora leggi anche il delizioso “Written in the Stars: Scritto nelle Stelle” di Alexandria Bellefleur (edito in Italia da Leggereditore) e “Ancora una Fermata” di Casey McQuiston (Mondadori).

Ti consiglio anche “She Gets the Girl“, di Alyson Derrick e Rachael Lippincott, e la trilogia “Soho Loft” di Melissa Brayden. Ma anche “The Fiancee Farce“, sempre di Alexandria Bellefleur!


E tu? Cosa ne pensi della mia recensione della trilogia “Bright Falls”?

Avevi mai sentito parlare di “Delilah Green Doesn’t Care” e dei sue due sequel? 🙂


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2 pensieri su ““Bright Falls”: la recensione della trilogia romcom di Ashley Herring Blake

    1. Simona di Virgilio Autore articolo

      Ciao, Virgi!

      Purtroppo non so ancora niente a proposito dell’uscita italiana dei due libri successivi. Scriverò un post sul blog non appena sarà disponibile qualche novità (sono una grande fan dell’autrice, quindi spero anch’io di vedere arrivare al più presto il resto della serie qui da noi).

      Rispondi

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