“Pinocchio”: la recensione del film di Robert Zemeckis


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La critica sta distruggendo il “Pinocchio” di Robert Zemeckis, e devo ammettere che la cosa un po’ mi dispiace.

Scommetto che sarò la classica voce fuori dal coro, ma la verità è che ho trovato il film di Disney+ abbastanza simpatico e piacevole.

Certo, sotto certi aspetti, questo nuovo “Pinocchio” riesce tranquillamente a qualificarsi per il titolo di “bizzarro”.

Lo stanno ripetendo tutti e, sotto sotto, sento di poterlo confermare: c’è sicuramente qualcosa di vero in questa affermazione.

Il punto è che alla Disney, ultimamente, piace sperimentare. Soprattutto quando si tratta di reinventare qualcuno dei suoi franchise (o classici) più famosi.

È successo con “Lightyear” (altro clamoroso flop risalente a una manciata di mesi fa…), è capitato di nuovo in questo caso. Probabilmente perché non è facile creare qualcosa di nuovo, quando una vecchia favola di Collodi è la tua unica risorsa e non esiste alcuna ricetta collaudata.

A confermare i timori (e le perplessità) del regista, basterebbero forse già i primi venti minuti di “Pinocchio”, un bizzarro “prologo” interamente affidato alle doti recitative di Hanks. Una piccola (e incomprensibile) deviazione dalla linea narrativa principale, che confonde lo spettatore e gli impedisce di riconoscere immediatamente la “forma” della storia a cui sta per assistere.

La buona notizia?

Il risultato delle fatiche di Zemeckis, secondo me, potrà anche essere un film che non funziona dalla prima all’ultima scena, ma riesce comunque a intrattenere e a intenerire il lettore, proponendosi come una gradevole alternativa alla storia originale.

Probabilmente non si tratta di un adattamento all’altezza del capolavoro d’animazione targato 1940.

Tuttavia, per come la vedo io, un film andrebbe giudicato per quello che è. Non in elazione a questo o quell’altro grande mostro sacro del passato, o di quanto a lungo si presuppone che possa durare il suo lascito.

E ti confermo che “Pinocchio” (anno 2022) è un film che qualsiasi ragazzino dei giorni nostri guarderà con entusiasmo.


La trama

L’abile artigiano Geppetto (Tom Hanks) trascorre i suoi giorni nella pacifica solitudine della sua bottega. I suoi unici compagni sono un vispo gattino nero, Figaro, e un pesce rosso dalle ciglia lunghe di nome Cleo.

Geppetto, non più giovanissimo, avverte acutamente la mancanza del bambino che ha perso in tenera età. Per questo, un bel giorno, l’uomo decide di costruire un burattino di legno dalle sembianze vagamente simili a quelle di suo figlio.

Quella notte, prima di coricarsi, Geppetto avvista una stella cadente nel cielo ed esprime un desiderio.

La Fata Turchina (Cynthia Erivo), commossa dal buon cuore del vecchio, decide quindi di infondere nel burattino di nome Pinocchio (doppiato, in lingua originale, dal piccolo Benjamin Evan Ainsworth della miniserie tv “The Hunting of Bly Manor”) una preziosa scintilla di vita…


“Pinocchio”: la recensione

Fra le cose che ho apprezzato del film di Zemeckis, la principale ha probabilmente a che fare con la caratterizzazione del protagonista: malgrado i suoi errori e difetti, infatti, questo Pinocchio è un personaggio infinitamente meno ingenuo e irritante della sua controparte animata.

So che molti spettatori hanno disapprovato i vistosi cambiamenti di “personalità” relativi al burattino e agli altri comprimari.

Ma, se devo essere sincera, mi è piaciuto il discorso della Fatina al Grillo Parlante, mi è piaciuto vederlo passare da pigro lavativo a Coscienza pronta a tutto pur di compiere la sua missione e, soprattutto, mi è piaciuto poter finalmente seguire le disavventure di Pinocchio senza ritrovarmi costantemente a schioccare la lingua esclamando: «Che razza di cretino! Ho capito che ha la zucca di legno, ma si può essere più scemi?!».

Come avrete probabilmente intuito, da bambina “Pinocchio” non era esattamente il mio cartone animato preferito.

Il nuovo Pinocchio, dicevo, è un tipico ragazzino dei giorni nostri. Immaturo e incline a lasciarsi distrarre come tutti i bambini, ovviamente; ma anche capace di aguzzare l’ingegno e imparare dai propri errori.

Le sue tentazioni e i suoi problemi hanno poco a che fare con archetipi e morali da fiaba (“devia dalla retta via e sarai perduto, ubbidisci e verrai premiato“) e tanto con le difficoltà che un vero bambino di questo mondo potrebbe ritrovarsi ad affrontare, a scuola o in compagnia degli amici.

In effetti, a mettere Pinocchio nei guai non è tanto il fatto di fidarsi della gente sbagliata, o di finire per ignorare i consigli del babbo. La sua odissea comincia nel momento in cui burbero maestro di scuola decide che Pinocchio non è reale abbastanza da rimanere in compagnia degli altri bambini, e lo caccia via in malo modo.

E il Paese dei Balocchi?

In realtà, l’idea di una gita prolungata nell’isola della cuccagna riempie Pinocchio di disagio. Eppure il nostro eroe, come qualsiasi altro giovane essere umano, non intende essere lasciato indietro.

E così, alla fine, si unisce al carico di ragazzini in fuga, perché non sopporta l’idea di deludere le aspettative dei suoi pari.

Perché il pensiero di ostentare la sua individualità e rischiare di “uscire dal branco” lo terrorizza più di qualsiasi altra cosa.


Non più inutile degli altri…

Il film di Zemeckis concede al pubblico anche un paio di deliziose (per quanto brevi) incursioni nel mondo delle fiabe dark.

Per dirne una, la scena della trasformazione di Lucignolo in asinello risulta scioccante almeno tanto quella del film originale. E la sceneggiatura prevede l’entrata in campo di parecchie altre creature mostruose

Del resto, bisogna ammettere che il Mangiafuoco/Stromoboli di Giuseppe Battiston non si rivela neanche remotamente inquietante quanto il corpulento carceriere che ricordavamo della nostra infanzia.

E la Fata Turchina? Ovviamente, bastano un paio di note di “When You Wish Upon a Star” per scatenare un germoglio d’emozione, ma non riesco a capire perché la parte di Erivo sia stata ridotta a un paio di battute, peraltro limitate al primo atto del film!

Ora…

Se ci fai caso, la maggior parte delle mie affermazioni positive fa riferimento alla costruzione dei personaggi, allo sviluppo della trama, alla recitazione.

La critica ha messo abbondantemente in luce i difetti che riguardano la messa in scena cinematografica, arrivando a descrivere “Pinocchio” come “un retelling senza vita” o, addirittura, “il peggiore remake disneyano mai girato“.

Ed è proprio vero che il film ha tantissimi difetti!

Ad esempio:

  • la qualità della CGI, che mette a durissima prova la capacità di sospensione dell’incredulità dello spettatore;
  • il design di Pinocchio, antiquato e niente affatto aggiornato;
  • una serie di dialoghi dal taglio particolarmente cringe, che hanno il poter di far rabbrividire lo spettatore adulto fin nel midollo delle ossa.

Come se non bastasse, le scene in cui Fabiana (Kyanne Lamaya) si dedica al ventriloquismo sono un po’ ridicole. E le parti musicali del film… ehm, stendiamo un velo pietoso, che forse è meglio!

Ma siamo davvero sicuri che tutta questa ostilità nei confronti del film abbia a che fare con “Pinocchio”, e non con il senso di stanchezza infinita che qualsiasi appassionato di cinema ormai si ritrova a sperimentare, nel momento in cui sente pronunciare la parola “Disney” in abbinamento a termini come “remake”, “reboot” e via discorrendo?


E tu cosa ne pensi?

Credi che l’animosità dimostrata dal pubblico e dai critici nei confronti di “Pinocchio” sia giustificata?

O sei riuscito a vedere anche qualcosa di buono nel film di Zemeckis? 🙂


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