
Essere una ragazza cinese a New York, convivere con il DOC e trovarsi a vivere in piena pandemia… Chiunque capirebbe che questa è la premessa perfetta per una storia horror. E infatti, nel suo Bat Eater and Other Names For Cora Zeng, l’autrice Kylie Lee Baker riesce a sfruttare questo canovaccio per regalarci uno dei romanzi più inquietanti, cupi ed emozionanti del 2025!
La trama
Cora Zeng è una donna delle pulizie che si occupa di cancellare le tracce di brutali omicidi e suicidi a Chinatown. Ma nulla di tutto ciò sembra davvero spaventoso, dopo aver assistito all’evento più terribile: la morte di sua sorella Delilah, spinta sotto un treno da un uomo sconosciuto.
Prima di fuggire dalla scena del crimine, l’assassino ha urlato soltanto due parole inquietanti: “mangia-pipistrelli“.
I pasticci sanguinolenti non turbano Cora quanto i germi sulla ringhiera della metropolitana, le mani sconosciute che la sfiorano, i virus nascosti ovunque e i segni di morsi sul suo tavolino. Da quando Delilah è stata uccisa davanti ai suoi occhi, infatti, Cora fatica sempre di più a distinguere ciò che è reale da ciò che esiste solo nella sua mente.
Reprime le emozioni e ignora il consiglio della zia di prepararsi per il Festival dei Fantasmi Affamati, quando si apriranno le porte dell’inferno. Ma non può reprimere il terrore che le stringe lo stomaco ogni volta che trova carcasse di pipistrelli sulle scene del crimine, né il fatto inquietante che tutte le vittime recenti siano donne provenienti dall’Asia orientale.
Ma soprattutto, come Cora scoprirà presto, non si possono ignorare i fantasmi affamati.
La recensione di Bat Eater and Other Names for Cora Zeng
Quando la paura rivela più di quello che vorremmo sapere su noi stessi
Quello che molti spettatori — o lettori di horror “casual” — spesso non comprendono, è che questo genere non è nato per per bombardarti di jumpscare o farti ridere istericamente mentre sgranocchi una ciotola popcorn con gli amici. Che tu ci creda oppure no, non è mai stato quello il suo vero obiettivo.
Jordan Peele e i suoi impeccabili social horror non hanno inventato nulla di nuovo: fin dagli albori, la narrativa macabra è sempre stata una lente capace di ingigantire tutto ciò che di grottesco, mostruoso o semplicemente sgradevole si nasconde nelle zone d’ombra della nostra psiche — individuale o collettiva — per trascinarlo alla luce e mostrarcelo in tutto il suo discutibile splendore.
Non si tratta di “politically correct”, di “quote rosa” o di tutte quelle etichette odiose che certi simpatizzanti di destra usano per screditare il lavoro di chi appartiene a fasce demografiche diverse o marginalizzate. Si tratta, piuttosto, di restituire una voce a chi deve lottare con tutte le sue forze per non essere messo a tacere. E, soprattutto, per noi che stiamo dall’altra parte della “comunicazione”, si tratta di imparare ad ascoltare. Ascoltare e comprendere che la nostra versione del mondo non è — e non sarà mai — l’unica possibile.
Brividi e adrenalina
Detto questo, Kylie Lee Baker non è una di quelle autrici talmente ossessionate dal proprio messaggio da essere disposte a rinunciare al fattore intrattenimento.
Al contrario: in Bat Eater, attinge generosamente ad alcuni classici del terrore contemporaneo come The Ring e The Grudge, rievocando il tipico immaginario folklorico delle storie di fantasmi asiatiche per regalarci una valanga di scene mozzafiato che ti faranno ricordare esattamente fino a che punto avevi paura del buio da bambino e perché.













